Capitolo 49

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Dormire non era mai stato tanto difficile come da quando il sangue di Astarte mi era schizzato negli occhi, ma dopo che Max mi aveva cullato tra le braccia per tutta la notte, tenendomi stretta e mormorandomi parole di conforto in un orecchio, ero finalmente riuscita ad appisolarmi.

Non mi sembrava che fosse passato molto tempo, di sicuro solo tre o quattro ore, quando qualcuno mi scosse con foga per un braccio, facendomi spalancare di nuovo gli occhi con il cuore in gola per l'ansia.

Mi ritrovai stesa nel letto, con il lampadario acceso e Kurt, stravolto, che mi scrollava una spalla per costringermi a svegliarmi. «Livia» guaì, con un'angoscia nella voce che mi terrorizzò.

Era evidente che qualcosa non andava. Lo capii dal fatto che Max non era più accanto a me, e un'animosità febbrile si torceva negli occhi di Kurt e nella sua aura.

«Dov'è Max? strillai.

Kurt si morsicò un labbro con tanta forza da farne sprizzare una goccia di sangue. Non mi curai del suo aspetto miserevole; balzai in piedi e lo scrollai perfino con più forza di come aveva fatto lui. «Dov'è Max?!» ripetei, in un grido che rimbalzò lungo le pareti della stanza.

Il vampiro mi rivolse uno sguardo affranto. «È andato via» bisbigliò con una voce in cui ardeva un'incredulità bruciante.

All'improvviso, mi sembrava che un gong mi risuonasse nelle orecchie, da tanto ero stordita. «Andato via? Dove?» farfugliai, così scossa da non avere abbastanza fiato per parlare.

Kurt cercò di esalare un sospiro, mentre la sua aura si tingeva di una sfumatura sanguigna per l'agitazione.

«Credo che sia andato a cercare Alaric» disse.

***

Credevo che le parole di Kurt mi avrebbero svuotato di ogni energia e fatto accasciare sul letto, costringendomi a rannicchiarmi in posizione fetale. Invece mi animarono di un'energia benedetta, che non mi aspettavo.

Mi precipitai all'armadio e mi vestii in tutta fretta, indossando un paio di jeans e la prima maglietta che trovai, incurante del fatto che Kurt era ancora nella stanza.

Fui pronta in un lampo. Per cosa? Non ne avevo idea, ma avevo la consapevolezza impressa a fuoco nella mente che pur di salvare Max sarei stata disposta a farmi cavare anche tutto il sangue che avevo nelle vene.

«Cos'è successo?» interrogai Kurt quando mi sentii lucida e pronta ad affrontare qualsiasi avversità.

«Non lo so. Io non...»

Pareva così scioccato da non riuscire a spiccicare parola, per cui gli diedi un'altra scrollata. «Dimmi cos'è successo!» sbraitai, senza fermarmi a pensare che stavo malmenando un vampiro che, se solo l'avesse voluto, avrebbe potuto aprirmi la giugulare in due con uno scatto degli artigli.

L'angoscia che vidi nel suo volto mi lacerò l'anima.

«È andato da sua madre!» reagì Kurt. «Non so cosa gli abbia detto quella Hexe, ma dev'essere qualcosa di importante, perché subito dopo lui si è precipitato alla porta di casa. Ho cercato di fermarlo, ma mi ha detto che dovevo rimanere qui insieme a te e non potevo seguirlo.»

«E l'hai lasciato andare come se niente fosse?» strillai, in preda al panico più che alla furia. Se davvero Max fosse finito nelle mani del suo peggior nemico, non avrebbe rischiato la vita. Ma di vivere una sofferenza eterna, sì.

Kurt si irrigidì, con un lampo d'orgoglio negli occhi. «Ho cercato di fermarlo» ribatté, aspro. «Ma lui mi ha impedito di farlo con... questo.» Mi mostrò l'oggetto che teneva in un pugno, e fino a quel momento non avevo notato: una siringa, con ancora qualche goccia di un liquido verdastro all'interno.

Il ragazzo con l'aura d'argentoWhere stories live. Discover now