La soffitta.

125 5 0
                                    

Passò un mese, era tutto tranquillo.
Mia mamma mi scriveva tutti i giorni, e mi ero fatta nuovi amici alla nuova scuola, a Detroit.
Vivevo in un quartiere apparentemente tranquillo dove il silenzio regnava; non c'erano né vicini fastidiosi nelle vicinanze né macchine o camion che sulla tarda mattinata riempissero le strade;era un posto silenzioso ma al contempo accogliente.
Mi trovavo bene e in pace con me stessa, non avevo avuto problemi economici grazie a Oliver, che aveva trovato un lavoro non distante da casa.
Quanto al nostro rapporto, era insolito.
Oliver mi aveva preso in adozione, non chiedetemi come, ma c'era riuscito.
Ero passata per sua figlia, cosa che all'inizio non avevo accettato, ma che col tempo, ho capito sarebbe stato l'unico modo per restare al suo fianco.
Un bruciore alla testa mi fece risvegliare dai miei pensieri.
'Devi stargli lontana, é pericoloso'
Disse una voce femminile, dal tono sembrava aver paura.
Ormai succedeva sempre più spesso di sentire queste voci nella testa, dicevano sempre la stessa cosa 'scappa' 'ti ucciderà' 'non fidarti' e eccetera eccetera.
Ma io mi fidavo di lui, mi aveva salvata.
Come potrebbe mai farmi del male?
Sentii la porta d'ingresso aprirsi e chiudersi e in pochi secondi scesi le scale dirigendomi in soggiorno dove speravo di trovarlo.
Mi fermai, e senza dire nulla rimasi a fissarlo, mi piaceva.
Lo vidi svuotare le buste della spesa e poi sedersi sulla sedia, esausto.
Si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi, sbuffando.
Decisi di intervenire e mi feci avanti.
'Oliver?'alzò il capo, squadrandomi dalla testa ai piedi e sorrise.
Non capivo perché, poi ricordai di non essermi cambiata e di avere addosso solo una felpa, la sua.
Era blu e mi arrivava un po' più in alto rispetto alle ginocchia.
Diventai rossa dall'imbarazzo e feci finta di nulla, sistemando i libri sul tavolo.
"Hai finito tardi oggi.."dissi con fare sospetto.
"Già, sto lavorando qualche ora in più" disse con naturalezza.
Mi voltai.
"Ma non prendermi per il culo"dissi tutto d'un fiato."Ho chiamato l'azienda, e dicono che oggi non ti sei presentato, dov' eri?"chiesi sbattendo un libro sul tavolo.
Non disse nulla, cercava una scusa?
"Dimmelo"dissi più volte.
I miei occhi si fecero lucidi.
"Dimmelo ti prego"dissi mentre una lacrima mi solcava in viso.
Lui rimase a guardare la copertina del libro, senza alzare mai lo sguardo..
A quel punto presi a correre, salendo le scale e chiudendomi nella soffitta, come una bambina.
Sembrava un posto sicuro, dopotutto era un rifugio per me.
Mi distesi a terra e iniziai a piangere.
Perché non si fidava di me?Che aveva fatto?
Alzai lo sguardo e notai il macello che c'era attorno.
C'erano stracci di giornale, foto e videocassette buttate lì come se non avessero valore.
Presi un foglio in mezzo ai giornali e lessi attentamente.
"Cara famiglia,
starò in viaggio per un po', non allarmatevi sarà solo per qualche mese, lo prometto."
Firmato 'Damon'
Damon?Questo nome non mi diceva nulla.
Lessi altre lettere, tutte rivolte alla famiglia di questo Damon.
"Il viaggio é ancora lungo
Lauren non si fida di me
Eppure io ci provo ma é davvero testarda"
"Oggi l'ho portata in laboratorio, sembrava tranquilla"
"Il 22 Lauren sarà rilasciata se tutto andrà bene, ma non credo che sopravviverà"
Un nodo si formò in gola.
"21 Marzo 98, Lauren Morrison é deceduta, non ce l'ha fatta.
Si pensa sia dovuto all'elettroshock.
Domani la toglierò di mezzo."
"tornerò presto
Questione di qualche mese"
Presi l'ultima e la aprì delicatamente.
"Non posso tornare, abbiamo trovato una ragazza, ottima per l'esperimento che avevamo in mente.
Sembra fidarsi del mio collega ed é per questo che la esaminerò da lontano, per ora"
Questo Damon sembrava proprio uno psicopatico, cosa aveva fatto a Lauren?
Presi un videocassetta impolverata e lessi l'etichetta.
"Sesto giorno"
--
Una ragazzina venne legata con delle cinghie, continuava a urlare mentre tre uomini cercavano di farla stare ferma.
"Lauren, calmati!'disse uno di loro, aveva una voce calda.
La ragazza ubbidì e si distese sul lettino, restando tesa.
La telecamera inquadrava perfettamente quello che prendevano i 'dottori'.
Aggeggi strani che facevano rumori strani.
Ebbi paura per quella ragazza, non lo nego.
Piangeva in silenzio e guardava il soffitto bianco, sperando che tutto questo fosse solo un incubo.
'Mi lasci!' Protestò quando uno dei tre le ruotò il braccio.
'Facciamo solo il nostro lavoro' disse l'uomo.
La ragazzina non parlò più e si preparò.
Inserirono qualcosa nel suo braccio, non so di preciso cosa..non volevo guardare..le perforarono il braccio con quel coso.
La ragazza svenne di colpo.
'Darren, prendila..portiamola nella stanza Cinque.'
'Vuoi buttarla via, Damon?'
Finalmente mi concentrai su Damon, sull'uomo delle lettere misteriose.
Prima di rispondere guardò la telecamera ed ebbi i brividi, mi sentivo un'intrusa.
'Non ancora'e la prese, portandola fuori, seguito dai due uomini.
La telecamera inquadrava ancora il letto, non stava succedendo nulla.
Sospirai e fermai il video.
'Meglio starne fuori da tutto questo'pensai.
Chi era stato qui prima di noi aveva lasciato un bel casino e restare in quella soffitta mi fece venire i brividi.

Diario senza titolo.[in revisione]Where stories live. Discover now