▷ undici

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Non riuscivo a capire che problemi affliggessero il mio povero e demente cervello.

Come diavolo mi ero ritrovata a sognare un cadavere che mi rincorreva con una pala, minacciandomi di seppellirmi viva se non gli dicevo dove avevo nascosto il suo tesoro?

Forse il fatto di aver dormito appena due ore e mezza e di aver visto mio fratello e Morgan scavare delle buche, aveva fatto andare in tilt il mio cervello e quel sogno insensato si era manifestato nella mia mente.

Stava di fatto che avevo un aspetto orribile e che se avessi fatto il provino per un film d'orrore, mi avrebbero accettato subito perché facevo veramente schifo in quel momento.

Stavo fissando i pancakes killer di mia madre da circa dieci minuti mentre quest'ultima e mio padre stavano discutendo di qualcosa che non mi interessava.

Jeremy era seduto al mio fianco e stava mangiando con tranquillità la sua tazza di latte e cereali. Di tanto intanto mi lanciava delle occhiate che ricambiavo col mio sguardo killer che stava a a significare "non ho dormito niente quindi non osare rompermi le scatole".

«Anche oggi vai a scuola con Jeremy?», mi rivolse la parola mia madre, facendomi scattare lo sguardo verso l'alto e sforzare fin troppo un sorriso.

«In realtà viene a prendermi Cassidy quindi vado a scuola con lei.»

Cassidy mi aveva scritto quella mattina presto, chiedendomi se volessi un passaggio e io avevo subito accettato. Non avevo alcuna intenzione di stare ad ascoltare altre storie piene di sesso di Jeremy.

«Cassidy Coleman? Da quando siete diventate amiche?», mia madre mi rivolse un'espressione sorpresa, ma contenta, dato che la mia famiglia era amica con quella di Cassidy.

Alzai le spalle. «Da tre giorni??»

Jeremy soffocò una risata mentre mio padre mi fissò visibilmente confuso e con le labbra socchiuse, segno che voleva dirmi qualcosa, ma sembrava non trovare le parole giuste.

«I Coleman sono delle brave persone, ma quella ragazza è diversa, è complicata, tanto che i suoi genitori ormai si sono arresi con lei», disse mio padre con voce grossa, ripiegando il giornale e scambiandosi un'occhiata strana con mia madre.

Che cosa mi stavano nascondendo? Cosa sapevano di Cassidy, tanto da averla definita "diversa" e "complicata"?

Ma perché avevano tutti questi segreti con me? Ero l'unica a non sapere le cose?

Mio fratello grugnì infastidito, non sapevo da cosa, ma bastò quello per farlo alzare da tavola e senza salutare i nostri genitori, uscì di casa, sbattendo con forza la porta.

Pensai che nostra madre lo avrebbe rincorso fino alla sua auto per sgridarlo come faceva ogni volta con me, ma non accadde, anzi sospirò e basta, tornando a mangiare la sua colazione.

Ma che problemi aveva anche lui ora? Santo Cielo, che palle.

«Scusate, vado anche io», raccolsi lo zaino da terra poi finii il mio succo di frutto alla pesca e dopo avere appoggiato il bicchiere vuoto nel lavandino, uscii di casa, cercando di non pensare a quanto mi aveva detto mio padre.

Cassidy era fuori dalla sua macchina che mi aspettava con un grande sorriso stampato sulle labbra carnose e rosse, grazie al rossetto con cui le aveva dipinte.

«Ehilà Cassie!», sventolai una mano per aria, sentendo i miei braccialetti tintinnare fra loro.

Lei ricambiò il saluto, ampliando il sorriso e raddrizzandosi per poi entrare velocemente in auto, annunciando che aveva visto Jeremy sfrecciare come una furia verso la scuola.

Falling for a ChallangeWhere stories live. Discover now