▷ venticinque

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Non ero mai stata una ragazza che si faceva coinvolgere più di tanto dagli altri.

Avevo sempre cercato di fare solo di testa mia, ma quel pomeriggio, per non so quale ragione, mi ero lasciata coinvolgere totalmente e mi ero scatenata come una pazza, giocando a basket con Morgan.

Ora eravamo pronti a giocare a Strip Basket, ovvero una versione alternativa di Strip Poker che stavo iniziando a pensare se lo fosse inventato Morgan sul momento perché non ne avevo mai sentito parlare, ma avevo troppa voglia di divertirmi per contestarlo.

Il gioco consisteva nel fare canestro sennò ci si doveva togliere un indumento e ovviamente vinceva chi aveva più vestiti addosso. Un po' come strip poker, ma senza le carte.

Lo vidi leccarsi le labbra, scrutandomi con uno sguardo così penetrante da farmi sentire nuda sotto ai suoi occhi poi gli angoli della sua bocca si incurvarono verso l'alto, in un sorriso di sfida e infine tirò la palla verso il canestro, centrandolo in modo perfetto.

«Niente indumenti da togliere, che peccato», mi sbeffeggiò lui, convinto del fatto che fossi interessato a vederlo senza maglietta.

Un po' aveva ragione; volevo vederlo senza maglia, ma allo stesso tempo stavo cercando di reprimere quella stupida voglia da ragazzina con gli ormoni impazziti.

Feci spallucce, lanciandogli uno sguardo di sfida che lui ricambiò all'istante, ghignando compiaciuto.

Poi mi posizionai davanti al canestro; ero diventata un po' più brava rispetto all'inizio quindi ero quasi certa di riuscire a centrarlo al primo colpo e infatti fu così. La palla entrò nel canestro dopo aver girato su se stessa per alcuni secondi ed io esultai felicemente.

Nessun vestito avrebbe scoperto il mio corpo, ah!

«Mi dispiace per te, ma non mi vedrai svestita tanto facilmente», lo sbeffeggiai a mia volta, facendogli la linguaccia.

Pochi secondi dopo sentimmo la porta che dava sul retro, ovvero dov'eravamo noi, aprirsi e un adorabile Alexander con un ghiacciolo in bocca e una birra stretta in una mano, uscì fuori.

«Fratellone, ti ho portato una birra. Posso giocare qui fuori?», domandò a suo fratello, dopo essersi levato dalla bocca il ghiacciolo alla menta.

Morgan si voltò verso di lui, con la palla sotto al braccio destro ― che aveva appena raccolto da terra ― e gli afferrò la birra, bevendone subito un sorso poi annuì alla sua domanda.

«Sì, ma stai dove posso vederti e non andare verso la piscina, capito?»

Alexander annuì, sorridendogli affettuosamente poi corse verso la casa sull'albero, appena dopo il campo da basket e si arrampicò velocemente sulle scale in legno, entrando nella casetta ed emettendo una graziosa risata.

«Fai il bravo!», gridò Morgan a suo fratello, poi mi fece l'occhiolino che ricambiai con una pernacchia e infine tirò la palla verso il tabellone posto sopra il canestro, facendo un altro punto ancora.

Con una mossa del capo mi indicò il canestro mentre sul suo volto nacque un sorriso furbo che mi fece alzare gli occhi al cielo, spazientita.

«Prova a fare questo ora, Mavs», lo sentii ridacchiare e la sua risata era così bella che percepii le guance incominciare a bruciare per l'imbarazzo.

Se voleva la guerra, io di certo non mi sarei tirata indietro, anche se ero sicura al novanta percento che avrei sbagliato quasi tutti i futuri tiri.

Lanciai la palla verso il tabellone, ma al posto di colpirlo come avevo pensato, lo oltrepassò da sopra e finì in mezzo ad una siepe.

Morgan scoppiò in una fragorosa risata mentre io piagnucolai all'interno di me; avevo appena sbagliato il primo tiro di una serie.

Falling for a ChallangeWhere stories live. Discover now