▷ quindici

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La mattina seguente mi svegliai con le grida di mio fratello e quella, che solamente dopo averla sentita strillare come una gallina a cui stavano tirando il collo, capii essere Brittany.

Perché quale cazzo di motivo stavano urlando alle sei e mezza del mattino?!

Sbattendo con violenza la testa contro il materasso, mi appiattii il cuscino sul viso e soffocai un urlo di collera.

Volevo solamente dormire ancora qualche altro minuto e non svegliarmi con l'urlo di una banshee nella camera di fronte alla mia.

Erano molto rare le volte in cui mio fratello e la sua ragazza litigavano, anche perché non parlavano quasi mai, ma passavano quasi tutto il loro tempo tra le coperte.

Purtroppo ero a conoscenza di quelle cose perché una volta ero entrata in camera di Jeremy per chiedergli di prestarmi una penna, dato che le mie erano magicamente scomparse e li avevo trovati intenti, be', a raggiungere l'apice del piacere.

Per poco non svenivo dallo shock, davanti alla porta della sua camera.

Avevo fatto in tempo ad uscire ed entrare nella mia stanza per poi lanciarmi sul letto e soffocare la testa sotto al cuscino, provando in ogni modo a cancellare dalla mia mente quell'immagine.

Quindi il fatto che ora stessero litigando, mi stava facendo pensare che o mio fratello l'aveva fatta grossa oppure Jeremy aveva scoperto che la sua cara Brittany lo aveva tradito con qualcuno di vicino a lui. Oppure entrambe le cose. Con loro due non si poteva mai sapere.

Di una cosa però ero certa: non si poteva gridare in quel modo alle sei e mezza del mattino; era una cosa da pazzi.

C'era gente, come me, che voleva riposarsi per almeno un'altra mezz'ora, prima di doversi alzare per andare in quell'inferno conosciuto come scuola e non sentirsi le orecchie venir trapanate da grida acute e strilli striduli, simili alle unghie strisciate sulla lavagna. Dannazione.

Quando sentii il mio nome venir gridato da quella pazza isterica di Brittany, feci scattare la testa da sotto al cuscino poi puntai lo sguardo, assottigliando gli occhi, verso la porta e notai che ora quei due si trovavano proprio in corridoio e stavano litigando davanti alla mia stanza.

Ma che voleva esattamente quella da me? Voleva che la uccidessi? Prima urlava come una banshee e ora nominava il mio nome con tale rabbia che aveva reso anche me furiosa.

Scalciai le coperte in fondo ai piedi del letto poi, tirando due pugni al materasso che mi ero immaginata fosse Brittany, mi alzai e con passi da elefante ubriaco, spalancai la porta della mia camera, fissando in cagnesco i due cretini che mi avevano strappata al mondo dei sogni.

«Che cazzo urlate alle sei del mattino?», sbraitai con voce rauca e simile a quella di un cavernicolo.

Brittany sussultò per lo spavento poi mi fissò con i suoi occhi azzurri, arricciando quasi schifata le labbra. Ma ti schifavo io, brutta stronza.

«Tu!», mi puntò un dito contro e in quell'istante, notai mio fratello spalmarsi una mano sulla fronte. Che c'entravo io ora?

«Io», replicai, schiarendomi poi la gola, dato che non volevo continuare a sembrare un cavernicolo appena sveglio, anche se teoricamente era così. Be', tranne la parte del cavernicolo.

Io ero un bellissimo zombie e pure sexy.

«Brittany, te l'ho già spiegato; Mavs non c'entra niente con quello scherzo», si intromise Jeremy e nello stesso istante in cui lo sentii pronunciare quella frase, i miei occhi si spalancarono per l'incredulità poi mi voltai verso di lui per chiedergli spiegazioni con lo sguardo.

Falling for a ChallangeWhere stories live. Discover now