▷ diciotto

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Il vento fresco di quella mattina mi accarezzò il viso e fece svolazzare i miei capelli all'aria.

Proprio per quello, Cassidy imprecò più volte poiché era da circa dieci minuti che stava provando ad acconciarmi la criniera che a me pareva paglia.

Era ora di pranzo e noi ― io, Maryse, Megan, Cassidy e Amy ― ci trovavamo sul tetto della scuola a pranzare.

Avevamo optato per mangiare qualche schifezza che Maryse e Amy erano riuscite a raccattare dalle macchinette del primo piano, piuttosto che quello schifo che davano in mensa.

Si stava bene lì, dove non c'era casino e non si sentiva il solito putiferio che ogni volta si creava in mensa.

Maryse era ancora abbastanza riluttante nei confronti di Cassidy, ma le avevo detto di darle una possibilità, proprio come avevo fatto io e per quello si era trattenuta dal risponderle in malo modo, ogni volta che quest'ultima le aveva rivolto la parola.

«Sto incominciando a non sopportare più questo vento», borbottò Maryse di fronte a me mentre con rabbia si legava i capelli lisci in una coda alta e disordinata.

Il messaggio della sfida di quel giorno era arrivata puntale come un orologio, appena entrati nell'edificio scolastico.

La sfida consisteva nel uscire per il paese ― ovviamente a coppie ― e cercare o sui muri oppure su qualsiasi altro posto e luogo, un numero di cellulare e scrivergli un messaggio per vedere se fosse o meno ancora attivo.

Io dubitavo che qualcuno adoperasse ancora quello numero di cellulare, soprattutto se poi era stato scritto su qualche muro squallido.

Quello era tutto. Una stupidissima sfida che mi avrebbe solamente fatto perdere tempo.

Gli organizzatori erano davvero così tanto convinti che quei numeri fossero ancora attivi, soprattutto se poi si trovavano lì già da tempo?

Bo', non capivo... Per me avevano deciso di ideare quella stupida sfida per far uscire di testa i partecipanti perché davvero, quale cretino userebbe ancora un numero scritto su qualche muro?

«Perché dobbiamo fare sfide sempre più stupide? Non capisco perché dovremmo usare i nostri numeri di cellulare per contattarne sicuramente molti altri, ormai disabilitati», borbottai, seccata poi andai a toccarmi i capelli intrecciati in una treccia a spiga.

Almeno quelli ora erano in ordine grazie a Cassidy. Le sorrisi per ringraziarla.

«Io invece mi sto divertendo con queste sfide», commentò Amy ridacchiando per poi sorridere a Cassidy che annuì.

«È centomila volte meglio Amy che la mia vecchia partner», replicò con entusiasmo la cheerleader, facendomi desiderare di non essere mai entrata a scuola, quel primo giorno di inizio tortura, senza le mie migliori amiche.

Se l'avessi aspettate, forse ora sarei in coppia con Maryse o Megan oppure se la sfiga mi odiava così tanto, con Priscilla, il grano saraceno, ma almeno non avrei passato il mio tempo con Morgan.

«Avete rifatto tutte le altre sfide? Vi siete anche baciate?», domandai curiosamente.

Chissà come sarebbe stato baciare Cassidy al posto di Morgan... Forse lo avrei preferito, però perché ricordavo ancora la morbidezza delle labbra di quel cretino? Perché quel stupido bacio non voleva lasciare la mia mente? Non ci bastava quello cretino del mio cuore impazzito che incominciava a battere fin troppo velocemente quando ero con lui, no, ora ci si metteva anche la mia mente.

Notai che le guance di Amy avevano preso colore mentre annuiva alla mia domanda; quindi le piaceva Cassidy? Be', potevo capirla, Cassidy era una ragazza bellissima e non solo esteriormente, ma anche di carattere.

Falling for a ChallangeWhere stories live. Discover now