◇ Jeremy 👊

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Mi sentivo come un toro che vedeva rosso. Peccato che io, davanti a me, vedevo solamente la faccia da schiaffi di Travis.

Non riuscivo a credere al fatto che mia sorella e il mio migliore amico mi avessero tenuta nascosta una cosa così importante.

Mavis era stata molestata da quello che consideravo un buon amico, cazzo!

Dovevo assolutamente trovarlo e riempirlo di botte. Non gliel'avrei fatta passare liscia.

Aveva osato toccare mia sorella senza il suo consenso e aveva persino continuato a far finta di niente, come se non l'avesse molestata. Mi faceva schifo.

Avevo mentito a Mavis. Non era vero che sarei andato da Morgan. La verità era che avrei incontrato Travis dove di solito si allenava a basket e lo avrei ammazzato di pugni.

Volevo bene a mia sorella e proprio per quello odiavo chi la faceva soffrire, anche se a volte ero io stesso a farlo e per quello mi detestavo perché vederla triste mi feriva.

Entrai velocemente nella mia auto e sgommando sull'asfalto con furore, mi diressi verso la casa di Maryse.

Avevo bisogno di vederla prima di ritrovarmi, quasi sicuramente, con qualche ematoma e sangue sparso sul viso.

Non ci misi molto ad arrivare da lei, anche perché avevo guidato come un folle e con le mani così strette intorno al volante da sentire le dita indolenzite. Poi scesi dall'auto e andai verso casa sua, tanto sapevo fosse sola a quell'ora.

Bussai alcune volte e quando sentii la sua dolcissima voce gridare che stava arrivando, sorrisi leggermente più tranquillo.

«Jeremy?», la sua voce era sorpresa e la sua bocca si schiuse appena, quando aprì la porta e mi ritrovò davanti a sé.

Mi avventai sulle sue labbra, senza darle tempo di protestare. Le sue labbra erano sempre così morbide e adoravo assaporarle.

Succhiai il labbro inferiore con veemenza mentre una mia mano andò ad accarezzarle la pelle bollente di una guancia e con l'altra, le sfiorai un fianco, avvolgendo poi un braccio intorno alla sua vita magra e stringendola a me.

Mi staccai da lei con uno schiocco bagnato e le sorrisi, «Tranquilla, non voglio fare niente. Voglio stare solo con te per qualche minuto. Posso entrare?», le soffiai sulle labbra gonfie e rosse.

Maryse annuì, guardandomi con i suoi meravigliosi occhi scuri e lucidi e con le labbra, rosse come una ciliegia succosa, socchiuse mentre riprendeva fiato.

«S-stai bene?», mi domandò con un tono di voce che lasciò trasparire la sua preoccupazione poi intrecciò le sue dita con le mie e mi trascinò all'interno della casa avvolta nell'ombra; persiane e tende erano tirate per rendere l'ambiente buio.

Mossi appena la testa verso l'alto per farle capire che sì, stavo bene, ma la realtà era un'altra, dato che stavo cercando di reprimere quella rabbia che stava ribollendo in me.

«Bugiardo. Il tuo sguardo è furente», Maryse tracciò con i polpastrelli il contorno della mia mascella che solo in quell'istante mi accorsi di aver contratto poi mi lasciò un bacio vicino all'angolo destro della mia bocca.

Non ero in vena di parlare di quanto avevo appena scoperto quindi le presi il viso tra le mani e la baciai con irruenza, facendola mugulare nella mia bocca mentre con le mani si aggrappò alle mie spalle.

Afferrandola per i glutei, l'alzai da terra mentre lei avvolse le sue gambe intorno alla mia vita, continuando a ricambiare il mio bacio con foga poi la portai nella sua camera che conoscevo alla perfezione e l'adagiai sul suo letto.

Falling for a ChallangeWhere stories live. Discover now