▷ diciannove

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Lentamente sbattei le ciglia, cercando, quasi con timore, di mettere a fuoco la stanza in cui mi trovavo.

Era bianca e spoglia, tanto da provocarmi una certa angoscia; mi sembrava di essere in una camera d'ospedale e la musichetta che a stento riuscivo a percepire, n'era la prova.

Ero sdraiata su un letto che non era il mio. Ero certa di essere nell'infermeria della scuola e, mi sentivo come se mi fossero passati sopra con un auto. Dio, se odiavo avere questi attacchi di panico.

Annaspai in cerca d'aria fresca e quando percepii molto più ossigeno entrarmi nei polmoni, mi sentii meglio.

Istintivamente chiusi gli occhi, quando un forte mal di testa mi travolse in pieno.

Poi incominciai a fare dei profondi respiri che aumentarono di intensità, dopo aver percepito l'aria intorno a me muoversi.

«Mavis? Mavis, sei sveglia?», il mio udito era ovattato; non riuscivo a capire bene di chi fosse quella voce, ma almeno adesso sapevo che si trattava di qualcuno a me vicino.

Distesi le dita della mano che avevo appoggiata sul mio stomaco e nell'esatto momento in cui lo feci, queste vennero intrecciate con quelle dell'altra persona.

Sussultai leggermente a quel tocco gentile e caldo poi intrecciai a mia volta le dita con le sue, sentendo l'ansia svanire del tutto.

Riaprii lentamente gli occhi, sperando di vederci meglio di poco prima e incrociai lo sguardo preoccupato di Morgan che abbozzò un sorriso dispiaciuto. Avvampai immediatamente.

«Cos'è successo?», domandai con un filo di voce, distogliendo il mio sguardo dal suo perché sapevo che in quel momento non sarei riuscita a sostenerlo senza sentirmi indifesa.

Percepii le dita di Morgan rilassarsi e poi stringersi nuovamente intorno alla mia mano, facendomi arrossire dall'imbarazzo.

«Sei svenuta, Mavs. Mi hai fatto spaventare. Ti succede spesso?», Morgan mi accarezzò lentamente il dorso della mano poi sporgendosi verso di me, mi sfiorò la fronte con le labbra.

Le mie orecchie si surriscaldarono all'istante, così come le mie guance che mi mandarono in fiamme il viso.

Perché? Perché Morgan mi faceva quell'effetto?

Annuii impercettibilmente, emettendo poi un sospiro fiacco, «Da un anno e mezzo ormai... Da quella sera...», biascicai, sentendomi prosciugata dalle forze.

Quel briciolo di barlume che avevo visto nei suoi occhi, svanì totalmente dopo aver ascoltato le mie parole, poi la sua mano libera andò a sfiorarmi un braccio e la mia pelle prese a bruciare sotto al suo tocco.

«Mavs...», la sua voce era un sussurro appena udibile mentre la sua mano continuava a carezzarmi la pelle.

Mi sforzai di sorridere, scacciando via dalla mia mente i ricordi di quella sera poi scossi appena il capo, «È tutto okay. Svenire mi capita raramente, forse quando sono veramente tanto in ansia, ma gli attacchi di panico mi vengono spesso. Purtroppo non riesco a controllarli.»

Il primo attacco di panico mi venne il giorno seguente alla festa. Fu mio fratello a trovarmi in un stato pietoso, pallida come un cencio e col respiro così affannoso da farmi mancare il fiato, tanto che lo spaventai a morte.

Non lo disse ai miei genitori, proprio come gli avevo chiesto. Non volevo sentirmi dire quanto fossi un peso per loro, soprattutto ora che avrei dovuto prendere quei medicinali e, non necessariamente, andare da uno psicologo.

I medicinali me li aveva sempre comprati mio fratello, anche se non mi aveva mai detto come aveva fatto a procurarseli, dato che anche lui era ancora minorenne.

Falling for a ChallangeWhere stories live. Discover now