▷ sedici

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Il bruciore di stomaco era una vera e propria merda. Ti sembrava di avere dentro lava incandescente, che ti corrodeva le budella sino a renderle un poltiglia informe.

Mi pareva di avere del fuoco all'interno del mio corpo. Stavo soffrendo ed ero quasi certa fosse stato il pasticcio di carne a conciarmi in quello stato.

Non avevo dato nemmeno tempo a Morgan di avvicinarsi più del dovuto al nostro tavolo che un forte bruciore allo stomaco mi aveva fatta scattare in piedi e senza dire niente a nessuno, ero corsa in bagno perché mi ero sentita malissimo.

E non male come gli attacchi di panico che mi venivano nei momenti meno opportuni ― e che preferirei non mi venissero mai ―, ma un'acidità così intensa da farmi ribollire la bile nello stomaco.

Mi appoggiai contro al muro color cipria del bagno delle ragazze e incominciai a fare lunghi e profondi respiri per calmare il bruciore che mi stava uccidendo da dentro.

Se c'era una cosa che proprio detestavo, era stare male. Mi sentivo come un morto che camminava o pronta per traghettare verso l'aldilà.

Il raffreddore mi obbligava a stare a letto per una settimana e ci mancava solo la flebo attaccata al braccio, talmente diventavo debole. Sembravo un budino privo di forze.

Un po' di febbre mi rendeva quasi incapace di intendere e per quello mio fratello mi faceva spesso le domande più stupide pur di sentire le mie risposte idiote.

Se mangiavo qualcosa con troppo aglio o prezzemolo, il mio corpo diventava di fuoco, come in quel caso.

E se non sbagliavo, la cara e vecchia cuoca aveva messo un po' troppo aglio nel pasticcio di carne, ma o mangiavi quello oppure digiunavi perché le macchinette veniva svuotate in mezzo secondo.

Sapevo. Sapevo che era colpa mia per aver mandato al patibolo il mio povero stomaco ingerendo quella roba piena d'aglio, ma in un primo momento mi era venuta fame e poi pochi secondi dopo mi era passata.

Purtroppo però avevo già buttato giù un paio di forchettate di quel pasticcio e be', era impossibile far qualcosa in quel momento.

Mi stavo sciacquando il viso con un po' d'acqua fredda, quando sentii la porta scricchiolare, segno che qualcuno era entrato.

Speravo che fosse una delle mie amiche venuta a cercarmi per vedere se stessi bene oppure male, ma quando mi voltai per vedere chi era, sussultai nel ritrovarmi davanti Morgan che mi fissava con le sopracciglia aggrottate in un'espressione accigliata. E ora che voleva questo?

«Ora scappi pure, Mavs?»

Pareva offeso mentre mi fissava con le labbra tese e le braccia strette al petto.

Ma che voleva da me quel rompiballe? Non poteva tornarsene dai suoi amici al posto di scassare le palle a me?

«Sei nel bagno delle ragazze, coglione. Esci immediatamente, prima che mi metta ad urlare», gli sbottai contro, improvvisamente innervosita.

Morgan continuò a fissarmi con fare seccato poi fece un passo in avanti e io ne feci uno indietro, volendo assolutamente allontanarmi da lui.

Voleva per caso un'altra ginocchiata nelle parti basse?

Ingrugnai il viso, desiderando di avere il potere di disintegrare qualunque cosa avessi davanti poi appoggiai le mani sul suo petto, percependo pienamente i suoi pettorali scolpiti e lo spinsi indietro.

«Che cazzo vuoi, Cooper?», gli sbottai contro, arricciando le labbra e arcuando un sopracciglio, scazzata.

«Volevo parlarti della sfida di oggi, Cristo santo! Mi spieghi perché devi sempre essere così acida con me?», replicò aspramente lui, scuotendo appena il capo, come se fosse scoraggiato dalle mie azioni.

Falling for a ChallangeWhere stories live. Discover now