▷ tredici

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Dopo aver accettato di uscire con Tyler appena conclusa la giornata scolastica, tornai in classe e ovviamente mi beccai delle occhiate divertite dai miei compagni.

Avranno sicuramente letto l'articolo che avevo pubblicato sul giornalino scolastico.

Scrollando le spalle con indifferenza, andai a sedermi al mio posto, senza nemmeno stare ad ascoltare le lamentele del professore sul mio essere arrivata tardi a lezione.

«Che non capiti più, signorina Hopkins», mi riprese il professore Barnes.

«Se, va bene», scoccai la lingua contro il palato per la noia mentre con lo sguardo vagai alla ricerca di Megan e la trovai in prima fila, vicino alla finestra.

Perfetto, non potevo nemmeno raccontarle quanto era successo. Dov'erano Maryse e Cassidy quando servivano?

Il mio compagno di banco ― be', teoricamente eravamo distanti di almeno venti centimetri, ma dato che quello davanti a me era assente, lui era l'unico che potevo considerare in quel modo ― si voltò verso di me e mi sorrise goffamente, facendo scivolare i suoi occhiali verso la punta del naso.

«Abbiamo sentito tuo fratello sbraitare dalla classe accanto. Da quanto ho capito, la professoressa Keating lo ha mandato fuori dall'aula per calmarsi e non penso sia ancora tornato perché è tutto troppo silenzioso», mi spiegò Mark, bisbigliando per evitare di farsi sentire dal professore.

Sentii un lato della mia bocca alzarsi verso l'alto in sorrisetto sghembo mentre nella mia mente si creò l'immagine di mio fratello che per la prima volta veniva ripreso e spedito fuori dalla classa da un professore.

Quanto avrei voluto vedere la sua espressione dopo aver sentito la Keating mandarlo fuori dall'aula.

Risi mentalmente. Finalmente i nostri genitori avrebbero sgridato anche lui e non solo me, anche quando non facevo niente di male.

«Grazie per avermi aggiornata», bisbigliai a mia volta, portando una mano davanti alla bocca per evitare di farmi notare dal professore mentre parlavo.

Non era la prima volta che qualcuno mi riassumeva quanto era successo un classe, dopo essere tornata dal mio giretto per i corridoi senza una meta precisa. O perché non avevo voglia di seguire la lezione o perché ero stata cacciata fuori dall'insegnante. E quasi sempre era Mark a parlarmene.

«Signorina Hopkins, è così gentile da seguire la lezione, stando in silenzio e evitando di disturbare i suoi compagni?», tuonò il professore, fissandomi con gli occhi ridotti a due fessure minuscole e facendomi sussultare perché credevo non mi avesse beccato disattenta.

Aprii la bocca per parlare, ma poi la richiusi, non volendo venir mandata in presidenza il terzo giorno di scuola.

«Ecco, stia in silenzio e per favore, per una volta nella sua vita, segua la lezione.»

Puntai lo sguardo verso la lavagna, sostenendo il viso con una mano e col gomito ben appoggiato sul banco. Poi quando vidi i miei compagni incominciare a scrivere quello che il professore stava dettando, finsi di scarabocchiare il mio quaderno, così da sembrare veramente interessata a quello di cui stava parlando, anche se in realtà non lo ero.

Dopo una ventina di minuti suonò la campanella di fine lezione e il mio cuore schizzò fuori dal petto perché sapevo che tra non molto mi sarei dovuta subire la furia distruttiva di mio fratello.

Deglutendo a fatica, neanche avessi un masso fermo in gola, raccolsi le mie cose poi a passi lenti, uscii dall'aula.

Mi sentivo come se stessi per raggiungere il patibolo, dove poi sarei morta per mano di Jeremy.

Falling for a ChallangeWhere stories live. Discover now