Capitolo 4

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Il resto della settimana lo passai preparando l'occorrente per la scuola e lottando con la valigia per far entrare tutti i miei vestiti. Parlai lo stretto necessario con i miei genitori e trascorsi interi pomeriggi su FaceTime con Mark. Già mi mancava da morire, ma ero felice di non averlo ancora perso. Forse.
Parlammo del più e del meno, gli raccontai di Niall e delle mie paure per la nuova scuola, ma non accennai minimamente alla visione del parchetto.

Perché avrei dovuto? Era solo un bel ragazzo che mi era passato davanti, e io ero estremamente etero. Giusto? Giusto.

Mi piacevano le ragazze, mi piaceva andare in discoteca e vederle avvicinarsi a me attratte dai miei occhi color ghiaccio e provarci spudoratamente. Quando mi andava bene finivo la serata chiuso a chiave in uno dei sudici bagni della discoteca con una di loro. O più di una. Sperai ci fosse qualche bella ragazza a scuola, perché in qualche modo avrei dovuto scaricare la tensione degli esami e di essere completamente da solo senza la mia famiglia no?
Ma purtroppo i miei pensieri si spostarono subito e per l'ennesima volta in quel giorno sugli stessi occhi verdi che mi perseguitavano ormai da giorni. Ero completamente andato. Colpa dei troppi cambiamenti, l'aria diversa doveva avermi fatto male al cervello.

"Bro, a cosa stai pensando?", la voce del mio amico proveniente dal mio cellulare mi riportò alla realtà.
"Eh? Cosa?" domandai io ancora sovrappensiero.
"Stavi parlando di Eleanor e ti sei bloccato a fissare il nulla. Cos'è? Ti piace di nuovo?".
Eleanor? Ah, Eleanor!

"No Mark, come cazzo ti viene in mente? Stavo pensando a casa" mentii ancora una volta.
Eleanor era una ragazza che avevo frequentato per qualche mese quando ero ancora a casa. Ok, forse per più di qualche mese, ma la cosa non era comunque seria. Per me era un passatempo, come ho detto era un modo per scaricare lo stress da esami. Peccato che lei però si fosse innamorata davvero di me con il passare del tempo, e quindi l'avevo scaricata subito. Era già passato un anno, come poteva pensare che mi piacesse?

"Ad ogni modo, adesso devo andare a finire di preparare le valigie. Domani è il grande giorno" dissi io con un sorriso incerto sul volto. La verità era che stavo morendo d'ansia. Ma almeno c'erano Niall e il suo amico. Come si chiamava? Liam? Sì esatto, Liam. Speravo fosse davvero simpatico come mi aveva detto il biondino e di non creare casini tra loro due intromettendomi nella loro amicizia.
Ci salutammo e riattaccai, guardando la faccia del mio migliore amico sparire e lasciandomi da solo nella mia stanza vuota dall'altra parte degli Stati Uniti.

La nostalgia di casa si fece presente ancora una volta. Sarei mai riuscito a sentirmi così, in questo posto tanto estraneo? Sospirai e ripresi a piegare le mie felpe della Nike cercando di farle entrare tutte in una sola borsa.

-primo giorno di scuola-

"Louis!" mi chiamò a tutti polmoni una voce mentre mi stavo dirigendo verso l'enorme cancello della scuola sommerso dalle valigie e dai borsoni. Sapevo che avrei dovuto lasciare qualcosa a casa, lo sapevo, ma volevo evitare di tornarci per più tempo possibile. Mi girai e vidi il ciuffo biondo che subito associai al mio nuovo amico. Sorrisi.
"Nialler, ciao!" dissi dirigendomi verso di lui per abbracciarlo.
"Allora, sei nervoso?" mi chiese.
"Un po', credo, ma sento che andrà bene, basta che non mi lasci da solo".
"Certo che no" mi rispose prontamente lui.
"Ehm...ci sono anche io scusate".

Una voce nuova arrivò alle mie orecchie e quando mi voltai trovai un ragazzo alto e muscoloso in piedi accanto al biondo. Era davvero un bel ragazzo, e ogni parte del suo corpo sembrava perfettamente definita. Ogni parte.

Il ragazzo misterioso mi sorrise subito, facendomi capire che stava scherzando e che non fosse realmente arrabbiato.
"Oh dio scusa amico, Louis...lui è Liam. Liam....questo è Louis" disse felice lui.
Ci scambiammo una stretta di mano e un sorriso lievemente imbarazzato.
"Oh certo, non ha fatto altro che parlare di te per tutta la settimana" mi disse Liam.
Ero felice che Niall gli avesse parlato di me, speravo di legare con lui il più possibile.

Mentre io e Liam parlavamo per conoscerci meglio, ci dirigemmo verso la segreteria per ritirare le chiavi delle nostre stanze. Loro ovviamente avevano fatto richiesta per essere in camera assieme, la D46, mentre a me spettava la D65, non sapevo con chi.
Ci salutammo promettendoci di ritrovarci la sera stessa in mensa per cenare assieme e ci dirigemmo nelle nostre stanze.

Aprii la porta e fui sorpreso della bellissima vista. Diciamocelo, mi ero aspettato una sottospecie di sgabuzzino pieno di muffa per essere un dormitorio, e invece la camera era molto luminosa, con due letti singoli molto ampi e un'enorme finestra che dava sul laghetto lì vicino. I toni dei mobili passavano dal grigio scuro al bianco, e la moquette era di un grigio molto chiaro e soffice.

Il mio coinquilino non era ancora arrivato così approfittai della cosa per sistemare il più possibile i vestiti e per farmi una doccia. L'afa stava iniziando a farsi sentire nonostante fossimo solo ad aprile, non ero abituato a questo tipo di clima e lo sforzo di trascinare i bagagli aveva fatto la sua parte.

Optai per un paio di skinny jeans neri strappati al ginocchio, le mie solite Vans e una felpa leggera bianca con una piccola scritta sul retro. Mi asciugai i capelli in un ciuffo scompigliato e ritornai in camera.

Questa volta un ragazzo dai capelli biondi e abbastanza corti era seduto sul letto rimasto vuoto al mio arrivo. Gli sorrisi incerto e mi presentai.
"Piacere, Louis Tomlinson".
Il ragazzo sembrava molto timido ma dopo qualche tentennamento mi porse la mano.
"James, James Corden", mi sorrise di rimando.
Sembrava simpatico, parlammo un po' mentre finimmo di sistemare i bagagli e scoprii di avere molti punti in comune con lui, iniziamo a seguirci su Twitter e ci scambiammo i numeri di telefono, poi uscii per dirigermi in mensa dai miei amici. Proposi a James di unirsi a noi ma mi disse che aveva già un impegno, così rimandammo l'invito per un'altra volta.

Arrivato in mensa mi diressi subito dai due, che se la stavano ridendo alla grande.
"Fate ridere anche me ragazzi, dai" dissi io arrivando alle loro spalle.
Niall sobbalzò. "Cristo Lou, vuoi uccidermi!?", urlò. Questa volta risi io.

Passammo la cena raccontandoci aneddoti sulla nostra vita, ridendo quando uno dei tre faceva qualche battuta stupida. Mi resi subito conto che Niall quel giorno da Starbucks aveva ragione: io e Liam eravamo davvero simili, facevamo quasi paura.

All' improvviso il mio cellulare squillò, lo presi dalla tasca posteriore dei jeans e lessi il nome: "mum".

"Scusate ragazzi, è mia madre, torno subito" dissi dirigendomi verso l'uscita della mensa, cercando di ingoiare la forchettata di pasta che avevo in bocca prima di rispondere.
Niall mi sorrise felice del fatto che, almeno quella volta, non l'avessi ignorata. Aveva provato più volte a farmi chiarire con i miei genitori, ma io mi ero mostrato irremovibile.

Parlai con lei e mio padre per circa dieci minuti, li rassicurai che stessi bene e che avessi già trovato degli amici che sembravano fantastici, gli chiesi come andasse a casa e risposero con il silenzio.

Cosa mi nascondevano? O meglio, cosa non avevo voluto sapere? Qualsiasi cosa fosse, non era certamente il momento adatto.
Li salutai e tornai da Niall e Liam, passando affianco al tavolo di James, che salutai con un sorriso.

Ice and emeralds|lxuistmlnsnWhere stories live. Discover now