Capitolo 12

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-Louis' pov-

Sono passati altri due giorni e ieri sono uscito con Niall e Liam per prendere un po' d'aria fresca.
Mi hanno obbligato e li ho supplicati di uscire la sera tardi per evitare di incontrare Harry.
Fortunatamente non incontrammo nessuno e potemmo stare qualche ora sdraiati sull'erba fresca del campo. Non respiravo aria pulita da settimane e sembrava che i polmoni mi bruciassero.

Stavo leggermente meglio, per lo meno avevo ripreso a mangiare e a parlare.
Ero ridotto ad uno straccio fisicamente ed ero dimagrito in modo preoccupante, ma mi sarei rimesso in sesto.
Eppure sentivo che per stare veramente bene mi serviva ancora qualcosa.

Qualcuno.

La mattina seguente i miei due migliori amici partirono per tornare due settimane prima a casa dai loro genitori. A Niall in particolare mancava casa e lo sapevo bene.
Io avevo scritto ai miei genitori un paio di sere prima scusandomi per essere sparito e mi giustificai con la scusa degli esami finali.
Non potevo dirgli la verità.

Quel pomeriggio lo passai nella stanza che i due mi avevano gentilmente lasciato per non incontrare nessuno e provai a portarmi avanti per gli ultimi compiti, Isaac mi aveva aiutato molto nel frattempo ed eravamo diventati amici. Ovviamente a settembre una volta tornato in classe lo avrei trattato esattamente come prima.

Sarebbe stato l'ultimo anno.

Un altro anno in stanza con Harry.
Sempre che avessi avuto il coraggio di tornare.

Cenai molto presto approfittando della mensa vuota, mi nascosi ancora una volta in camera e quando finalmente divenne buio mi concessi una camminata sotto la luna.
Rimasi a guardare le stelle per circa due ore pensando a tutto e a niente.
Ormai mi ero abituato all'idea che Harry si fosse innamorato di Emily che io lo avrei amato per sempre da lontano.
Mi ero abituato, ma la cosa continuava a farmi male.

Avrei voluto essere io il suo vero amore, con tutto me stesso.
Avrei voluto scrivere per lui per tutta la mia vita, guardarlo mentre era concentrato e delle pieghette gli si formavano sulla fronte, svegliarmi la mattina sul suo petto o con lui sul mio, accarezzargli quei bellissimi capelli morbidi ed amarlo.
Amarlo fino al mio ultimo respiro.
Amarlo nonostante le mille complicazioni che sapevo la vita ci avrebbe offerto. Urlare al mondo che ci amavamo e che ci appartenevamo.
Correre per strada sotto la pioggia mano nella mano, ordinare mille panini al McDonald e mangiarli in macchina con la radio accesa e le nostri voci unite.
Semplicemente viverlo.

Ma sapevo non sarebbe mai successo.

Quando iniziai ad avere le gambe intorpidite mi alzai e decisi di fare il giro opposto del dormitorio per passare davanti alla mia vecchia camera, la sua camera.
Chissà se il mio letto dopo quasi un mese fosse ancora vuoto.

Ovviamente camminai piano per tutto il corridoio cercando di non farmi vedere e soprattutto di non farmi sentire da nessuno. Sentivo una musica leggera arrivare dal fondo del corridoio e man mano che mi avvicinavo potevo riconoscere la sua inconfondibile voce.
Era il riccio, probabilmente stava cantando una canzone scritta da lui perché non riuscii a riconoscerla.

Appoggiai l'orecchio alla porta e ascoltai le sue parole.
Dio quanto mi mancava quella voce.

Chiusi gli occhi e riuscii ad immaginarlo seduto sul letto con le gambe incrociate e la chitarra appoggiata al suo petto nudo ricoperto di tatuaggi, i ricci che gli ricadevano sulla fronte e le labbra soffici che si muovevano piano lasciando uscire quella bellissima e armoniosa voce, le sopracciglia leggermente aggrottate per la concentrazione.

Rimasi ad ascoltarlo confuso, per chi era quella canzone?

Il testo mi confondeva.
"Stesse labbra rosse, stessi occhi blu, stessa maglia bianca", queste parole si riferivano chiaramente ad Emily ma quello che disse dopo mi confuse "altri due tatuaggi".
Ero quasi certo che lei non avesse tatuaggi. O almeno non visibili.
E lei girava in canottiera e shorts fin troppo corti da almeno inizio maggio.

"Ma non posso toccare quello che vedo".
Eppure li avevo visti, le loro labbra si toccavano fin troppo.

Cosa voleva dire allora?

"La luce del frigorifero illumina questa stanza bianca, la luna danza sul tuo lato più bello".
Come poteva saperlo?
Forse lei era rimasta in camera con lui qualche notte dopo aver...ripensai a quando c'ero io, su quel letto, addormentato sul suo petto caldo.

Evidentemente, giunsi alla conclusione, Emily aveva qualche tatuaggio in zone nascoste del corpo che Harry aveva visto per forza. E allora perché diceva che non poteva toccare quello che vedeva? Che non fossero mai andati oltre perché lei non voleva? Poteva voler dire quello? Pensai di sì.

Non appena finii di pensare a chi fosse dedicata la canzone, la musica dall'altro lato della porta si fermò e io corsi via per non farmi vedere.
Imbranato com'ero, però, feci un leggero rumore.

Che mi avesse sentito?
Non avrebbe comunque potuto pensare che fossi io, ero sparito da settimane dopotutto.

Tornai in camera e decisi di aprire le finestre perché di colpo quelle quattro pareti iniziarono a diventare troppo strette e monotone.
Mi lanciai sul letto con la luna ad illuminarmi appena, inevitabilmente pensai che le parole della canzone di Harry avrei voluto fossero rivolte a me.

Scacciai quel pensiero e sbloccai il cellulare, scrissi a Mark per chiedergli le ultime novità e lo trovai felice. Aveva iniziato a farsi dei nuovi amici e quest'estate sarebbe andato in vacanza con loro per qualche settimana.
Ero davvero felice per lui.

Gli diedi la buonanotte e aprii la chat con Harry, lessi il testo della canzone che gli avevo inviato ormai un mese prima e mi misi a cantare. Ripensai a quando mi chiese a chi l'avessi dedicata e risposi che fosse per Mark.
Come aveva fatto a non capirlo?
Lo stesso giorno iniziò tutto questo.

Cantai anche la nuova canzone, Strong.
Non era mai stata accompagnata con della musica perché io non sapevo suonare una chitarra e nemmeno Liam e Niall.

Chiusi gli occhi e immaginai come sarebbe stata con sotto le note di Harry e la sua voce ad accompagnarmi. Mi mancava davvero tanto, troppo, ma sapevo che questa distanza ci avrebbe fatto bene.
Dopotutto lui era felice con Emily, e io dovevo andare avanti.

Vivere la mia vita con quegli occhi color smeraldo accanto era stato bello, per quanto poco fosse durato, ma sapevo dall'inizio che le mie emozioni non avrebbero portato a niente se non all'autodistruggermi.

Se lo sapevo perché avevo concesso a me stesso di innamorarmi allora?
E soprattutto, com'era successo?

Ci pensai ed effettivamente non riuscii a capire quando iniziai ad innamorarmi di lui.
Forse dopo averlo visto suonare, dopo essermi svegliato con lui nello stesso letto, dopo che i nostri visi stavano a pochi centimetri di distanza per comporre oppure...dal primo momento in cui lo vidi, al parco, durante le vacanze di Pasqua.

Ricordai la mia reazione e a come Niall avesse capito tutto ancora prima che lo realizzassi io.
Era davvero un ottimo amico, riuscivamo a capirci solo guardandoci negli occhi.

Mi domandai, come avevo già fatto negli ultimi mesi, se mi avesse mai riconosciuto quel giorno.
Dopotutto il suo amico, Zayn, si era girato a guardarci.
Forse una volta arrivati a scuola mi aveva riconosciuto e glielo aveva detto.
Ma il riccio non ne aveva mai fatto parola, quindi pensai che non si ricordasse nemmeno quel giorno.

A me invece aveva stravolto la vita.

Preso dai mille dubbi e ricordi mi addormentai.
E ancora una volta sognai quei meravigliosi occhi.

Ice and emeralds|lxuistmlnsnWhere stories live. Discover now