Capitolo 22

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-Harry's pov-

Mi affrettai a sistemare i ricci ribelli il meglio possibile prima di uscire di corsa da casa mia.
Avevo appuntamento al parco con la mamma di Louis e, ad essere sincero, ero piuttosto nervoso. Non la vedevo da circa due mesi nonostante ogni sera mi mandasse un messaggio sulle condizioni del castano e sulle sue.
Stava peggiorando e ormai era evidente che non sarebbe sopravvissuta fino alla fine dell'anno, nonostante questo l'amore per suo figlio le fece mettere tutti questi problemi in secondo piano.



Arrivai al parco con due minuti di ritardo e mi aggirai per le panchine in cerca di quel viso famigliare quando la vidi seduta su una panchina abbastanza nascosta dietro una siepe, in modo che i passanti (o Louis) non avrebbero potuto vederci.
Il cuore mi batteva forte.

"Ciao Jay" dissi timidamente.
"Harry caro, ciao!" disse abbracciandomi, il volto luminoso.
"Non mi odi per quello che ho fatto a te e a tuo figlio?".
"Non dire sciocchezze Harry, sei sparito ma hai comunque avuto il cuore di restare in contatto con me per sapere come stessimo, questo mi fa capire che tieni a mio figlio più di quanto pensassi anche se...lui ora non la pensa così" disse diventando di colpo seria e preoccupata.
"Mi odia, non è vero?" dissi io nonostante fossi certo della risposta.

"E' proprio di questo che volevo parlarti. Louis è arrabbiato a morte con te perché pensa che tu lo abbia abbandonato senza un motivo e abbia abbandonato me. Non sa niente e crede che tu quella sera non fossi in discoteca perché non ti ha visto, quindi non sa che sei sparito per questo motivo".
"Immaginavo avrebbe reagito così, me lo merito".

"Harry so che te lo avranno già detto anche i tuoi amici ma fidati che è stato semplicemente un bacio da ubriaco. Louis è innamorato di te, probabilmente stava provando a dimenticarsi di te perché è ancora convinto che tu stia con Emily. Non capisco perché tu non glielo abbia detto".

"Perché...sinceramente non lo so. Avevo paura che capisse che ero innamorato di lui e non ero pronto ad ammetterlo nemmeno a me stesso, solo che poi quella sera l'ho baciato e ho capito tutto. Quando finalmente l'ho ammesso a me stesso e al mio migliore amico mi sono voltato e l'ho visto baciare quella biondina e non lo so...mi ha ferito. So che era ubriaco marcio ma almeno il suo bacio lo ricorda, Jay...non sa che ci siamo baciati".

"Lo immaginavo, o non avrebbe mai detto quelle cose. Harry io non sono tua madre e probabilmente nessuno avrebbe il diritto di dirti cosa fare ma posso darti con consiglio da madre e da amica. Come puoi vedere non mi resta molto da vivere e credevo di avere tutta la vita davanti, non puoi sapere se la mattina ti sveglierai e starai ancora bene quando chiuderai gli occhi la sera stessa, non puoi sapere quanto tempo la vita ha da offrirti e sprecare tutto questo per una paura mi sembra inutile. Hai visto anche Mark: aveva la vostra età eppure uno stupido incidente ha fermato la sua vita. Avete diciassette anni, è normale essere spaventati dal mondo e dal giudizio altrui ma se vi amate che cosa importa del resto del mondo? Sono sicura che anche Louis sia spaventato a morte dai suoi sentimenti o non avrebbe mai reagito in quel modo quanto ti ha visto la prima volta con Emily, fidati. Perché non affrontate la paura insieme? Non dico di rivelargli i tuoi sentimenti se non ti senti pronto, ma non fuggire da lui. Soprattutto, non farlo se sai di non poter andare da nessuna parte. Sei scomparso dalla sua vita eppure non riuscivi a dormire questi due mesi se prima non ti scrivevo che stava bene. Che senso ha sprecare tutto questo?".

Le lacrime avevano preso a scorrermi copiose sulle guance.
Che senso aveva sprecare tutto questo?
Non lo sapevo, ma Johannah aveva tremendamente ragione.
E questa volta toccava a me risolvere la situazione.

"Cosa posso fare per tornare nella vita di Louis? Sicuramente non sbloccarlo e scrivergli come se niente di tutto questo fosse successo".
"Troveremo il modo. Non posso permettermi di lasciare questo mondo senza avervi prima visti insieme, proprio no. Dobbiamo trovare una soluzione il prima possibile".

La guardai ammirato, era davvero una donna magnifica.
Stava sacrificando il suo tempo per farmi tornare tra le braccia di suo figlio.

Nel frattempo il mio telefono squillò: era una videochiamata di mia madre.

"Mamma, dimmi" dissi io asciugandomi di nascosto le lacrime".
"Volevo sapere dove fossi, sono tornata a casa e non c'eri" disse leggermente allarmata.
"Sono al parco, sto be-" venni interrotto.
"Johannah!?" disse lei dall'altra parte del telefono, riconoscendo la donna seduta affianco a me.

"Anne! Non ci posso credere, tu sei la madre di Harry!? Harry è tuo figlio!?".
"Io...sì. Come lo conosci? Come mai siete insieme...non capisco".
"Ti ricordi la situazione di cui ti avevo parlato, del ragazzo di cui era innamorato Louis? Bene, sembra sia proprio tuo figlio. Incredibile".
Arrossii leggermente e mia madre mi guardò con un'espressione allibita.

"Harry...Louis è il figlio di Anne!? Mio Dio come abbiamo fatto a non capirlo prima!?".
"Scusate ma...come vi conoscete?" mi intromisi io ancora stordito dalla situazione.

"Harry, tesoro, tua madre è la mia infermiera!".
Adesso iniziavo a capire, e il tutto aveva molto più senso.

"Anne, che ne dici di venire a cena da noi questa domenica, prima dell'inizio della scuola?".
"Sarebbe fantastico! Robin non c'è però, e Gemma è in vacanza a Londra dalla sua amica, quindi saremo solo io ed Harry".
"Molto meglio! Harry" disse poi rivolgendosi a me "ti ho appena trovato il pretesto per essere faccia a faccia con mio figlio!" disse la donna sorridente facendomi l'occhiolino.

Riattaccai e rimasi in silenzio a pensare a quello che era appena successo, era surreale.
Mia madre era l'infermiera di Jay e quella domenica sarei dovuto andare insieme a lei a casa di Louis.

Johannah mi aveva appena dato modo di risolvere la questione con il castano e non potevo permettermi di mandare tutto a rotoli.
Mi girai verso la donna.
"Io non ci credo ancora, mia madre è la tua infermiera?".
"Sono sorpresa quanto te. Abbiamo passato le ultime visite discutendo dei problemi d'amore dei nostri figli e trovandoli molto simili sotto certi aspetti, come abbiamo potuto non collegare le due cose!?".
"Io non-  ad ogni modo, grazie per l'opportunità. Non dirai a Louis che Anne è mia madre vero? Se lo scoprisse probabilmente tenterebbe di fuggire dalla finestra pur di non vedermi".
"Assolutamente no tesoro, gli dirò che verrà a cena la mia infermiera con suo figlio, non farò nomi così sarà più divertente vedere la sua faccia quando ti vedrà sulla porta" disse ridendo di gusto.
"Probabilmente tenterà di avvelenarmi, tienilo lontano dalla cucina" dissi sarcastico, ma fino ad un certo punto.

"Non preoccuparti, andrà tutto bene. Non lasciarti intimidire dalla sua reazione e da quello che potrebbe dire, ormai l'hai capito che ti ama. Non andrà mai via da te, una parte di lui vive di te. Andrà tutto per il meglio".

Le sorrisi e, per il resto del pomeriggio, parlammo del più e del meno.
Mi spiegò per bene come stava progredendo la sua malattia e quello che le stava succedendo. Fisicamente non stava male, si sentiva solo leggermente più spossata ma poteva andarle peggio; il vero problema era convivere con la consapevolezza di non avere un futuro, andare a dormire la sera e non sapere se il mattino seguente avrebbe rivisto i bellissimi occhi blu di suo figlio.
Era estremamente stressante, ma era una donna coraggiosa e stava lottando contro questo pensiero ogni giorno.

Camminammo per un po' vicino al laghetto del parco e prendemmo un gelato al solito chiosco, poi il suo cellulare squillò.

"Dimmi figliolo, è successo qualcosa?".
"Nono solo...pensavo fossi andata a fare qualche visita in ospedale e non eri ancora tornata così mi sono preoccupato".
"Nono, sono fuori con un'amica non preoccuparti. Torno presto, ti voglio bene" disse lei sorridendo, nonostante Louis non potesse vederla.

Aveva messo subito il vivavoce appena si era accorta che fosse il numero del castano per permettermi di sentire la sua voce, lo capii quando mi guardò complice.

Mi mancava da morire sentirlo parlare, cantare o anche solo respirare.
Mi mancava perdermi nei suoi occhi azzurro ghiaccio e mi mancava stringerlo forte a me fino a quando il suo respiro tornava regolare.
Mi odiavo per aver sprecato altri due mesi, ma fra poco sarebbe finito tutto.



Salutai Johannah e mi diressi verso casa con la musica nelle cuffiette e iniziai a pensare all'imminente giornata, cosa gli avrei detto?
Non ne avevo la più pallida idea ma sapevo bene che prepararmi un discorso sarebbe stato inutile perché ogni volta che i suoi occhi guardavano i miei il mio cervello perdeva la capacità di ricordare qualsiasi altra cosa che non fosse il suo nome. Sperai con tutto me stesso che non sarebbe fuggito via vedendomi e che avrebbe almeno provato ad ascoltarmi e immaginai già la tensione che si sarebbe creata a tavola, capace di essere tagliata con un coltello.
Sarebbe dovuto andare tutto bene, lo dovevo a me e soprattutto al castano che aveva già sofferto troppo da quando ero entrato nella sua vita.

Mi distrassi a guardare la strada immensa che mi si spianava davanti al tramonto tipico della California.
L'estate stava terminando e una brezza fresca iniziava a farsi spazio tra i miei capelli perennemente scompigliati.
Chiusi gli occhi per qualche secondo lasciandomi cullare, mentre i ricci mi solleticavano il collo.

Ice and emeralds|lxuistmlnsnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora