12.

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Zayn's pov
Non avrei mai creduto che questa cosa sarebbe  accaduta così in fretta,
un suono assordante,
luci rosse,
la mano di Louis nella mia,
il respiro  spezzato,
era su un lettino,
abbandonata a se stessa,
ora ero solo.

*un ora prima*
"Lou ti prego vieni qui" ero in preda al panico, stavo per scendere di casa e guidare fino all'ospedale ma fortunatamente Louis era venuto a prendermi sotto casa.
"Sali, andiamo insieme"  mi aggrappai alla sua vita per evitare di cadere per quanto stava guidando veloce quella maledetta moto.

"Lei è il figlio della signora Malik?"
"Venga qui, è grave..."
Nemmeno risposi, in pochi minuti ero già li, in sala d'attesa mentre i medici mi scongiuravano di non entrare in quella stanza infernale dove mia mamma era appesa a quei maledetti tubi.

Passò poco più di mezz'ora, Louis era andato a prendere il caffè, perché probabilmente alle 2.00 era stato svegliato dal suono della suoneria e catapultato fuori dal letto da me,
mi giro e lo trovo a gambe incrociate a fissare il muro, aveva le occhiaie, probabilmente non dorme da giorni,
ero preoccupato anche per lui, lo sentivo lontano, così lontano che potevo toccare la distanza tra noi, ora era lì, ma allo stesso tempo non c'era.

*ora*
Gli occhi non reggevano, le palpebre stavano cedendo, le gambe non sorreggevano il mio corpo, lei non c'era più, la sua anima non era più racchiusa in quell'esile corpo, sentivo le voce di Louis in lontananza che mi chiamava, improvvisamente vidi tutto nero,
e caddi...l'ultima cosa che sentii furono due braccia che mi tenevano.

Louis' pov
Eravamo tornati a casa, mi aveva chiesto di dormire da me quella notte, io nemmeno gli risposi, li passai i miei vestiti più grandi  e senza aspettare che se lí mettesse glieli infilai,
lo posai sul letto e gli baciai la fronte impregnata di sudore, mi sdraiai dopo al suo fianco.

Provai a chiudere gli occhi, ma tutti i ricordi con Tricia mi passarono davanti gli occhi, mi aveva cresciuto, non mi aveva mai lasciato solo, ero stato accettato in famiglia come un altro figlio, mi aveva coccolato e fatto sentire in famiglia perché nessuno mai lo aveva fatto con me.

Una lacrima solcò il mio viso, ma la asciugai e inizia a baciare in calma i capelli del ragazzo addormentato accanto a me, lo guardai con occhi tristi, sognanti, ma con tanta amarezza nei miei stessi confronti, fingevo un amore che non c'era, non c'era più, lo tradivo alle sue spalle e mi sentivo così sporco,
così pieno di male.

Forse aveva sempre avuto ragione mio padre, sono nato destinato a far soffrire chiunque incontrassi, lo avrei rovinato ancora di più di quanto non lo fosse già per la vita di merda che gli si sarebbe prospettata d'ora in poi.

Gli strinsi la mano e sussurrai:"Perdonami Zay, scusa per l'orrore che sono"

————-
Nota autrice:
Il capitolo è volutamente più corto di altri al fine di far comprendere a pieno il dolore.

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