21.

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Louis' pov
Non avrei mai più rimesso piede in un bar, perché lì incontro l'unica persona che quale vorrei vedere.
È lunedì, non sono andato a scuola, tanto mamma non si accorge nemmeno se vado o meno, a lei infondo non è mai importato del mio stare bene o male, sono sempre stato il neutro per lei.

Mi alzo e vado in cucina, la giornata fuori è grigia, e le gocce cristalline battono continuamente sulle tegole della casa, sono in un vuoto cosmico, non so cosa pensare, a chi pensare, le mani tremano tutte le volte che provo a pensare alla felicità ormai, sento freddo e io sono conosciuto come quello che non sente sulla pelle il gelo, forse il gelo era entrato dentro quelle crepe tramutando il mio fuoco in statue di ghiaccio, mi siedo al pianoforte e metto davanti a me gli spartiti che avevo scritto tempo prima, guardo avanti e chiudo gli occhi:

Faccio un viaggio dentro la mia stessa mente, lo vedo, con i suoi capelli e gli occhi color pianura, anelli che gli coprono le lunga dita smaltate di giallo, il colore della felicità, della vita, ironico se lo affianchiamo all'uomo che non sa nemmeno cosa significhi avere consapevolezza bellezza della vita;
era un essere che si muoveva solo grazie all'ego spropositato che lo fa vivere come marionetta di se stesso.

Cambio angolazione e vedo Zayn, mentre fuma sul balcone di casa sua, guarda la luna, ma non sa che questa volta non mi avrebbe trovato lì dietro.

Aprii gli occhi e iniziai, le dita si muovevano veloci sui tasti consumati dal tempo, sento crescere in me la melodia che doveva uscire dalle mie corde vocali, prendo un bel respiro e inizio, fu così che non mi accorsi della serratura della porta aprirsi...

"I know in my heart, you're not a constant star
And yeah, I let you use me from the day that we first met
But I'm not done yet
Falling for you, fool's gold
And I knew that you turned it on for everyone you've met
But I don't regret
..."

Harry's pov
Sapevo che lo avrei trovato a casa, volevo vederlo, non perché volessi illuderlo nuovamente di un amore che non poteva esserci, ma volevo toccarlo di nuovo, e volevo parlare delle stelle con lui.

La porta era aperta come se non gli importasse se qualcuno potesse entrare e magari ucciderlo o rapinare casa sua, lo trovai al piano superiore mentre suonava al pianoforte, probabilmente l'immagine più bella che dio potesse mai prospettando dinanzi, i capelli erano gettati sulla sua fronte, il corpo che si muoveva a seconda delle note che premeva con tanta forza che credetti che stessero per saltare, solo in un secondo momento mi soffermai a pensare alle parole che pronunciava con la sua voce flebile:

... "Falling for you, fool's gold".

Finì così l'immagine più inebriante che i miei occhi avessero mai potuto vedere,
cercai di non fare rumore, e mi avvicinai a lui, gli posai una mano sulla spalla e accarezzai quel corpo che tanto mi mancava, lui si scostò riconoscendo il mio tocco.

"Non suonare, non scrivere a nessuno che non sia io, giuralo".
Aspettai risposta, terrorizzato da essa ma ne ebbi una ancora migliore probabilmente, si allontanò e ricomincio a suonare:

"I'm the first to admit that I'm reckless
I get lost in your beauty
And I can't see
Two feet in front of me
And I know in my heart
You're just a moving part"

Sì, probabilmente sono solo una una piccola ombra in movimento nella sua vita, probabilmente non sarò mai la sua stella polare, perché non sono nemmeno la mia.

Poi finalmente parlò "Non canterò per nessuno altro", sorrisi.

"Sei l'unico che mi ha mai detto una cosa simile" dissi.

"Sono l'unico che ha mai provato amore per te Harry, ma purtroppo nessuno sarà mai giusto per una persona rotta come lo sei tu" abbassai lo sguardo.
"Sei una stella che non potrà mai essere una costante nel mio cielo scuro".

Detto questo mi alzai e andai verso la porta, portandomi dietro il bagaglio sentimentale che ogni volta mi donava.

Uscii, e forse aveva ragione, nessuno sarà mai giusto per me.

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