7. Pizza - Kai

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«Kai!»

Il cellulare vibrava sul tavolo vicino al divano dove mi ero addormentato e il rumore rimbombava in tutta la stanza, insieme a quello della tastiera del computer di Tyler, seduto sull'altro divano.

«Kai, hai intenzione di rispondere a quel dannato telefono o no? Ti stanno chiamando da almeno dieci minuti» disse prima di lanciarmi un cuscino.

Mi strofinai gli occhi e mi stiracchiai, per poi allungarmi e prendere il telefono, che smise di vibrare non appena lo presi in mano. Guardai il nome sul display: avevo cinque chiamate perse da Madison.

Mi misi seduto e sospirai, dopo aver lanciato il cellulare sul divano. Fissavo il pavimento, non sapendo se richiamarla o aspettare che lo facesse lei.

Tyler alzò lo sguardo dallo schermo del suo laptop e smise di scrivere. Mi guardò perplesso per un paio di secondi. «Che fai, non richiami?»

Mi sporsi in avanti, poggiando i gomiti sulle mie cosce. Mi grattai la nuca e scossi la testa. «Non lo so» risposi sfregandomi le mani.

«Chi è che ti chiama così insistentemente?» Domandò Tyler mentre chiudeva il computer e lo poggiava di fianco a lui sul divano.

Strinsi le labbra e posai lo sguardo su di lui. «È Madison».

Tyler sgranò gli occhi. «Madison? Non vi eravate lasciati tipo» fece una breve pausa, «tre mesi fa?»

Abbassai lo sguardo ed evitai di rispondere per qualche secondo. «Abbiamo ricominciato a sentirci quest'estate. Non tutti i giorni, ma comunque abbastanza spesso».

Tyler era incredulo.

«Ci siamo anche visti. Più volte». Alzai le sopracciglia e strinsi le spalle.

Lui sollevò una gamba e appoggiò il piede sulla sua coscia. «E per quale motivo?»

Tirai un profondo respiro. «Non lo so, abbiamo avuto una storia piuttosto importante» e mi bloccai, non riuscivo a trovare altre parole.

«Lei mancava a te e tu mancavi a lei» Tyler finì il discorso al posto mio.

Annuii. «Suppongo di sì» ridacchiai nervoso.

Tyler accennò un sorriso. «Volete riprovarci?»

Mi fermai a pensare. Eravamo stati bene quell'estate, ma c'era qualcosa che non andava. La chimica che ci legava stava lentamente sfumando via e ce n'eravamo resi conto entrambi ma nessuno di noi sembrava voler mollare la presa, anche se l'estremità della corda che stavo tenendo io stava già cominciando a scivolarmi dalle mani. Ed era vero, mi mancava, ma dovevo capire da che punto di vista. Dovevo capire se da parte mia ci fosse ancora amore o se provassi solo un grandissimo affetto. E Madison era partita per tre settimane con la sua famiglia, ma io ancora non avevo le idee chiare. Fra poco sarebbe tornata e non sapevo minimamente come sarebbe andata a finire tra me e lei, quando invece avrei dovuto sfruttare il tempo che passavo senza di lei per arrivare ad una conclusione.

«Non lo so, amico» dissi sospirando. Mi guardai la mano sinistra e cominciai a giocherellare con l'anello che avevo all'anulare, facendolo girare attorno al dito. C'era incisa la nostra data, 10 ottobre 2018. Vivevamo ancora a Portland ed era il mio ultimo anno di scuola, prima di partire per il college. Per lei invece era il penultimo, perciò una volta finito l'anno ci saremmo dovuti separare. Ci eravamo promessi di andare avanti e cercare di far funzionare la nostra relazione nonostante la distanza. E ci eravamo riusciti, per qualche mese. Ma la lontananza cominciava a farsi sentire. Ogni tanto lei veniva a trovarmi e io andavo a trovare lei, eppure non era più lo stesso, fino a che non avevamo deciso di lasciarci nel maggio del 2020. Ma un mese e mezzo dopo si era fatta viva dicendomi che era riuscita ad entrare nel mio stesso college e che a fine agosto sarebbe venuta a New York anche lei, così abbiamo deciso di ritentare. Ora mancavano solo un paio di giorni al suo arrivo e ancora nessuno dei due sapeva come sarebbe andata a finire.

Torn // Kai ParkerWhere stories live. Discover now