16. I hate you

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«Come mi hai chiamato?» Brittany guardava Brandon con sguardo furente.

«Brittany! Ti ho chiamato Brittany!» Cercò di convincerla.

La cheerleader bionda con la coda di cavallo incrociò le braccia al petto e finse una risata. «Non prendermi per il culo, Brandon. Chi è Zoey?»

Brandon, in preda alla frustrazione e all'agitazione, si passò le dita tra i capelli. «Nessuno, Brittany. Davvero.»

Brittany gli puntò contro l'indice. «Ti ricordo che sono la figlia del tuo coach. Posso farti radiare dalla squadra con una chiamata.»

Il biondo spalancò gli occhi. «Piccola, andiamo. È stato solo un malinteso.» Forzò un sorriso, cercando di rallentare il suo battito cardiaco e di calmarsi. Le prese il viso tra le mani e la guardò negli occhi. «Lo sai che sei l'unica per me.»

Brittany gli prese le mani e gliele spostò. «Chiunque sia questa Zoey, non voglio che la vedi più. Non voglio che la senti più. Altrimenti puoi dire addio alla squadra.»

«Cosa? Come faccio? Ci lavoro insieme! Non dipende da me.»

La ragazza deglutì e socchiuse gli occhi. «Allora fai in modo di non lavorarci più.»

Brandon scosse la testa sbigottito. «E come faccio?»

Brittany fece un sorriso beffardo. «Quello sta a te. Buona fortuna.» E lasciò la stanza sbattendo la porta, mentre Brandon rimase in piedi a fissare un punto indefinito davanti a lui. Il basketball era stata la cosa più importante per lui sin da quando era bambino e non poteva dir addio alla squadra. Doveva parlare con Enzo il più presto possibile. Doveva convincerlo a non far coincidere più i suoi turni con quelli di Zoey.

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Passarono giorni e ottobre si avvicinava, al contrario di Madison e Kai, che si allontanavano ogni giorno di più. «La minestra riscaldata non è mai buona come prima», si ripeteva sempre lui, cercando di trovare il coraggio di lasciarla. E quando l'aveva finalmente trovato, Madison l'aveva chiamato al telefono, raccontandogli di come i suoi genitori stavano venendo a trovarla e ci tenevano a fare una cena, tutti e quattro insieme. Kai era convinto che, nonostante Madison lo amasse davvero, quella fosse una mossa manipolatrice; sapeva che lei aveva capito che le cose non stavano andando per il verso giusto e una cena con i genitori sarebbe stata la mossa perfetta per incastrarlo. Almeno per un altro po'. Ma più tempo passava e più si sentiva soffocato. E l'unica persona con cui voleva stare nei momenti in cui aveva bisogno di tranquillità, ma allo stesso tempo di scintille, era la stessa persona che nell'ultimo mese era riuscito a fargli provare cose che non provava da tempo. E nonostante avesse provato in tutti i modi di togliersela dalla testa, ogni tentativo era risultato vano. Si era preso una cotta per Zoey e non c'era nulla che potesse fare.

«Quale preferisci? Il vestito rosso o quello nero?» Kai era seduto sul letto di Madison mentre lei gli mostrava i due abiti tra cui era indecisa per la cena che avrebbero avuto una settimana dopo con i signori Williams.

Kai si accarezzò il collo. «Quello rosso.»

Madison gettò entrambi i vestiti sul letto. «Non li hai nemmeno guardati.»

«Sì, invece.» Cercò di convincerla. «Quello rosso è più adatto al ristorante dove andremo.»

La ragazza tirò un profondo respiro, per poi sedersi di fianco a lui. «Sei strano, Kai.» Posò una mano sulla sua coscia. «Che ti prende?»

Kai scosse la testa, senza dare una risposta.

Lei abbassò lo sguardo e deglutì. «Si tratta di noi?» Chiese rialzando la testa e cercando i suoi occhi.

Torn // Kai ParkerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora