21. Drive me crazy - Zoey

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Il weekend era giunto a termine e tutto era tornato alla normalità, alla realtà fatta di lezioni, di compiti e di ore passate davanti al computer con una tazza di caffè seduti in un bar. 

Mi ero addormentata senza alcun tipo di problema, quella notte insieme a Brandon. Da un certo punto di vista, mi infondeva un senso di sicurezza che non provavo da quando Kai mi era stato vicino durante la mia sbronza alla festa a casa di Tyler. Ma la mattina dopo, ciò che era successo con lui quella notte mi aveva colpito come un camion durante un frontale e il danno era stato così esteso che non riuscivo neppure a guardarlo in faccia, tantomeno parlarci. E non potevo essere più sollevata quando quella domenica mattina si era messo a piovere e avevamo tutti deciso di tornare in città. Non avrei dovuto fronteggiare Brandon e l'enorme imbarazzo che provavo quando gli stavo vicina.

Una settimana e un paio di giorni dopo, erano le dieci e mezza del mattino e mi stavo preparando per il mio turno al bar, che, fortunatamente, avrei condiviso con Lexi un paio d'ore più tardi. Non avrei sicuramente retto quattro ore insieme a Brandon, a fingere che non fosse successo nulla, perché effettivamente quello era il nostro accordo, fare sesso senza sentimenti, senza obblighi. Ma qualcosa mi era rimasto da quella notte e avrei avuto bisogno di un po', forse tanto tempo perché potessi lasciarmi tutto alle spalle e non darci il peso che quello che era accaduto non meritava. Avevo un giorno per prepararmi psicologicamente al pomeriggio che avrei passato da sola con Brandon a studiare chimica nell'aula studio.

Mi misi l'ultima passata di mascara sugli occhi e mi acconciai i capelli, raccogliendoli in una mezza coda, con qualche ciuffo che mi ricadeva sul viso. Sembrava andare tutto bene, o perlomeno meglio rispetto ai giorni precedenti. Mi diedi un paio di spruzzate di profumo e aprii l'armadio. Fissai i vestiti per almeno dieci secondi e l'occhio cadde sulla maglietta di Kai, non saprei dire se per casualità o per istinto. Mi piegai in avanti e la afferrai, per poi sedermi sul letto, rigirandomela tra le mani.

«Non so cosa provo esattamente per te, so solo che non si tratta di una semplice cotta.»

Sospirai, continuando a guardare la maglietta, con la testa bassa e l'accenno di un sorriso. Kai mi aveva detto tutto quello che volevo sentirmi dire da più di un mese, oramai.

«Non mi sentivo così da tanto, troppo tempo e quando pensavo di poterti finalmente avere, ti ho vista con lui.»

E io ora mi sentivo allo stesso modo. Ero convinta di poter arrivare a lui, di poter stare con lui senza dover essere la terza, senza doverci vedere clandestinamente. E quando si era finalmente deciso ad aprirsi del tutto con me, mi aveva dato un bel palo, per salvaguardare il cuore di suo fratello. Non fraintendetemi, lo capivo, capivo le sue buone intenzioni, capivo da cosa nascesse tutto questo, ma era tutto frutto di uno stupido malinteso che io stessa avevo creato. Ma cosa avrebbe pensato se gli avessi raccontato la verità? Mi avrebbe preso per una pazza che ha usato suo fratello, la persona a cui, evidentemente, teneva di più al mondo, solo per farlo ingelosire. A quel punto, l'avrei perso, forse per sempre. Sapevo benissimo che avrei dovuto parlare con Brandon, mettere fine alla recita e trovare una scusa plausibile da raccontare a Kai, qualcosa che non mi facesse sembrare una psicopatica, anche se sicuramente tutto ciò mi rendeva una delle cose che odiavo di più: una bugiarda. Ma era per una buona causa, no?

Immersa nei miei pensieri, sussultai quando sentii qualcuno bussare alla porta della mia stanza.

«Avanti.» Dissi rimanendo seduta.

La porta si aprì ed Elena mi sorride dall'altra parte dello stipite. Si allungò leggermente in avanti, facendo entrare solo mezzo busto. «Bonnie è uscita presto stamattina e ha preso dei cornetti alla nutella. Hai detto che ti mancavano.» Ridacchiò. «Non posso garantirti che siano buoni come quelli italiani, ma,» fece una breve pausa allungando l'ultima sillaba, «vuoi scendere a fare colazione?»

Torn // Kai ParkerWhere stories live. Discover now