11. Forbidden - Zoey

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!!!
Sto scrivendo in contemporanea un'altra storia, questa volta non una fan fiction ma comunque una storia d'amore con un topos letterario che vi è sicuramente familiare: il best friends to lovers. È ispirata alla mia vita e perciò ci tengo particolarmente tanto, quindi, se vi va, datele un'occhiata. Vi prometto che non ve ne pentirete. Si chiama 'That Way', nel caso vi venisse voglia di leggerla, vi prego di lasciare una stellina e un commento, mi farebbe molto piacere.

Buona lettura!

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Mi guardavo attorno, girovagavo per l'edificio principale del campus cercando di trovare l'aula di chimica ma non ebbi alcun successo. In mia difesa, il Brooklyn College è enorme e quello era solo il mio terzo giorno, ancora dovevo abituarmi e imparare la mappa del campus. Tentavo di fermare qualcuno per poter chiedere delle indicazioni ma sembravano tutti troppo indaffarati per rivolgere le loro attenzioni ad una matricola nel panico. Bonnie, Elena e Caroline erano già nelle loro aule e non avevo nemmeno un volto amico a tenermi compagnia nella confusione generale di quei corridoi. O forse lo avevo. Avvistai da lontano i capelli biondo platino di Brandon, fermo di fronte alle macchinette a fissare gli snack oltre il vetro. Lo guardai per qualche secondo, accarezzandomi il braccio. Non ero particolarmente convinta di andarci a parlare, tantomeno di chiedergli aiuto, specialmente considerando che non andavamo molto d'accordo e lavorarci insieme era già abbastanza per me. Ma in quel momento, non avevo scelta. L'alternativa era arrivare in ritardo alla mia prima lezione di chimica, o peggio, saltarla del tutto. Deglutii e mi inumidii le labbra, trascinandomi verso di lui. Raggiunsi la macchinetta e mi fermai di fianco a lui. Brandon non spostò lo sguardo dagli snack ma capì che ero io.
Tossii cercando di schiarirmi la voce. «Saranno cinque minuti che fissi la macchinetta».

Il biondo non distolse lo sguardo. «Quindi sono cinque minuti che tu fissi me».

Sentii le me guance avvampare e balbettai, cercando di trovare le parole per controbattere. «La mia era un'iperbole».

«Mhm» annuì tirando fuori il portafoglio dalla tasca posteriore dei suoi jeans.

Sospirai roteando gli occhi. «Senti, normalmente non ti chiederei aiuto ma sei la mia ultima spiaggia».

Infilò una banconota da un dollaro nella macchinetta e digitò un numero a cui non prestai molta attenzione.

Non dissi nulla per un paio di secondi, aspettandomi che lo facesse lui ma ricevetti solo del silenzio. «Non riesco a trovare l'aula di chimica».

Lui ridacchiò divertito. «Buona fortuna».

Alzai le sopracciglia, accumulando tutta la calma che avessi in corpo per non sbottare. «Scusami?»

«Non è in questo edificio» si limitò a dire, abbassandosi a prendere lo snack.

Scossi la testa. «No, sull'app delle lezioni c'è scritto che è nell'edificio nord». Feci una breve pausa e mi guardai attorno. «Questo è l'edificio nord».

Brandon sbuffò, forse scocciato. «Questo è l'edificio sud».

Mi lasciai sfuggire un 'merda' a denti stretti e mi aggiustai lo zaino sulla spalla. «Mi stai dicendo che ho» controllai l'ora, «cinque minuti per arrivare dall'altra parte del campus?»

Fece spallucce. «Questo è quello che succede quando hai un pessimo senso dell'orientamento».

Premetti le labbra una contro l'altra, guardandolo furente. «Non dire altro». Mi voltai e, a passo svelto, mi incamminai verso l'uscita.

Torn // Kai ParkerWhere stories live. Discover now