14. Joke - Zoey

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«Dove diavolo sei stata?» Bonnie mi seguiva su per le scale, con Caroline ed Elena alle spalle che mi ripetevano la stessa domanda. «Abbiamo provato a chiamarti tutta la notte!»

Mi passai una mano tra i capelli, totalmente esausta e con il corpo a pezzi, continuando a camminare verso la mia stanza. «Sono rimasta chiusa nell'edificio est. Voi, piuttosto, che ci fate sveglie a quest'ora? Le lezioni iniziano alle nove.»

Si fermarono tutte e tre contemporaneamente e quando non sentii i loro passi dietro di me, mi fermai anch'io e mi voltai.

Mi fissavano preoccupate, forse anche un po' arrabbiate. «Eravamo in pensiero, Zoey! Come hai fatto a rimanere chiusa lì?»

«Sono entrata a stampare dei moduli e- Dio, i moduli, li ho dimenticati!» Mi portai una mano sulla fronte. «Ad ogni modo, ho incontrato un mio collega di lavoro che stava studiando e aveva bisogno di una mano, ma abbiamo perso la cognizione del tempo e quando volevamo tornare a casa era troppo tardi.»

Caroline stava cercando di trattenere un sorriso. «E siete rimasti chiusi lì dentro insieme tutta la notte?»

Piegai la testa. «Sì, Caroline e no, non è successo niente. Ci siamo addormentati entrambi nel corridoio.»

Elena si intromise. «Quale dei tuoi colleghi era? William?»

Scossi la testa, stringendo le labbra.

«Brandon?!» Bonnie sbarrò gli occhi.

Rimasi in silenzio. Dopo il mio primo turno con Brandon, avevo raccontato tutto alle ragazze, compreso il fatto che fosse il gemello di Kai e un perfetto stronzo con cui non potevi nemmeno avere una conversazione quantomeno decente, anche se quella notte mi aveva dimostrato un altro lato di lui, che però mi aspettavo di vedere più avanti, non certo così presto.

«Sei davvero rimasta tutta la notte chiusa l'edificio est con Brandon?» Chiese Elena, fissandomi come se avessi appena confessato di aver commesso un omicidio.

«Sì, ma vi ripeto: non è successo nulla. Ora posso andare a fare una doccia? Vi prego, sono distrutta.»

Annuirono tutte e tre contemporaneamente e mi lasciarono andare, al che iniziai a trascinarmi verso la mia stanza a recuperare tutto l'occorrente per la doccia. Mi misi seduta sul letto per qualche secondo, fissando il vuoto. Tirai uno sbadiglio e mi buttai all'indietro, sdraiandomi sulla schiena con le gambe penzolanti sul bordo del letto. Chiusi gli occhi e il volto di Kai si fece vivo tra i miei pensieri. Pensavo che fosse una cosa superata ma la mia mente si stava ancora divertendo a giocarmi brutti scherzi. Ripercorsi con la mia immaginazione ogni momento che avevo passato con lui. La canna fumata insieme a casa di Tyler, la sua mano sul mio vestito quando mi aveva versato addosso la birra, la sua stretta sul mio polso mentre correvamo sotto la pioggia per andare a ripararci. E quando era stato così gentile da prestarmi la sua maglietta perché non morissi di freddo e non mi ammalassi. Che cosa potevo aspettarmi? Avevamo condiviso momenti piuttosto intimi da quando ci eravamo conosciuti, forse era normale quello che sentivo, anche se ancora non riuscivo a mettere in chiaro cosa provassi davvero. Ma poi mi resi conto che, anche se avessi avuto dei sentimenti per lui, Kai era comunque fidanzato e per di più con la ragazza che viveva nella mia stessa casa. Qualsiasi cosa provassi nei suoi confronti, doveva essere seppellita e dimenticata.

Mi alzai e uscii dalla mia stanza per dirigermi in bagno. Aprii la porta, aspettandomi di trovarlo vuoto. Ma proprio in quel momento Kai si stava asciugando il viso, con addosso solo dei pantaloncini. Chiusi la porta alle mie spalle e tornai a guardarlo. Mi si tolse il respiro.

I miei occhi viaggiarono immediatamente sul suo corpo, percorrendo ogni linea del suo torace e dei suoi addominali, mentre sentivo ogni centimetro quadrato del mio volto avvampare e il calore raggiungermi le orecchie. Deglutii. Anche se non potevo vedermi, stavo sicuramente arrossendo.

Torn // Kai ParkerWhere stories live. Discover now