3. New York

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Mancava poco meno di un'ora all'atterraggio e Zoey non vedeva l'ora di mettere piede sul suolo americano, di cominciare davvero la sua nuova vita, recuperare i suoi bagagli, salire su un taxi e arrivare a Brooklyn.
Guardò per qualche secondo fuori dal finestrino, non vedendo altro che nuvole, nuvole e nuvole, che si stendevano sullo sfondo azzurro del cielo. In lontananza arrivava la luce accecante del sole. Zoey abbasso la testa e tornò a leggere il primo libro della saga di Maze Runner. Amava alla follia i libri ambientati in un futuro distopico post-apocalittico. Arrivò alla fine del capitolo e infilò il segnalibro tra le pagine, prima di chiudere il libro e posarlo sul tavolino davanti a lei.

«Kai»‏, picchiettò la spalla del ragazzo di fianco a lei, «dovrei andare in bagno»‏.

Il ragazzo sollevò la testa di scatto e annuì, mentre si alzava in piedi per dare modo a Zoey di passare. Non appena la ragazza riuscì a superarlo, Kai si sedette di nuovo e tornò a giocare al telefono. Zoey era appena riuscita a mettersi in piedi quando ci fu una turbolenza, che, per quanto leggera, le fece perdere l'equilibrio, facendola cadere in braccio a Kai.

«Potevi dirlo subito che volevi stare su di me»‏, Kai fece un mezzo sorriso mentre guardava Zoey diventare rossa dall'imbarazzo e cercare di alzarsi.

«Non sei divertente. Torna a giocare al tuo stupido videogioco piuttosto»‏, sbuffò Zoey riordinandosi la felpa.

Gli lanciò un'ultima occhiata e si incamminò lungo il corridoio. Una volta raggiunto il bagno si accorse che era occupato. Restò ad aspettare vicino allo sportello mentre si guardava attorno. Una volta liberatasi la toilette, entrò in bagno. Una volta finito ciò che doveva fare si lavò le mani e rimase a fissare il suo riflesso allo specchio. Si sistemò i capelli e si pulì la piccola macchia di mascara sbavato che aveva sotto l'occhio. Tirò fuori il telefono e aprì la chat con Stefan, seguita da quella con Damon. Non le avevano scritto nulla prima di partire e non si erano nemmeno presentati in aeroporto per poterla salutare. Sarebbe stata via un anno intero e non aveva nemmeno avuto modo di salutare le due persone più importanti della sua vita. E non sapeva nemmeno perché. Guardò in alto, cercando di trattenere le lacrime, e tirò un profondo respiro. Si faranno vivi, ne sono sicura, pensò.

Uscì dalla toilette e tornò al suo posto, tenendo la testa bassa. Kai sembrava aver notato il cambiamento di umore della ragazza, al che le chiese se andasse tutto bene.

«Sto bene, sono solo un po' stanca»‏, fece una breve pausa prima di voltarsi verso di lui con un lieve sorriso «grazie per averlo chiesto comunque»‏.

Kai annuì e tornò a giocare. «Fra poco atterriamo.»

Zoey sospirò. «Non mi sembra vero.»‏

Signore e signori, vi informiamo che tra qualche minuto atterreremo all'aeroporto JFK di New York .Vi invitiamo a controllare che i bagagli siano stivati correttamente, il tavolino di fronte a voi sia chiuso, lo schienale della poltrona sia in posizione verticale con i braccioli abbassati, e che le cinture di sicurezza siano allacciate. Il Comandante informa che da questo momento, e fino alla riapertura delle porte, non è più consentito l'utilizzo di alcuna apparecchiatura elettronica. Grazie di aver scelto American Airlines.

Kai e Zoey spensero il telefono e lo misero via. La ragazza chiuse il tavolino di fronte a lei, posando il libro sulle sue gambe, e guardò fuori dal finestrino. Ormai si poteva vedere New York sotto di loro, l'Atlantico che bagna le sue coste e il sole che illuminava le strade.

Non appena sentì l'aereo scendere di quota, Kai strinse il bracciolo della poltrona e appoggiò la testa sullo schienale, tenendo gli occhi chiusi.

«Hai paura dell'atterraggio?»‏ chiese Zoey cercando di non scoppiare a ridere.

Kai annuì e fece un mhmh leggermente a corto di respiro. «Finché le ruote non toccano terra non mi sento tranquillo.»

Zoey non disse nulla. Si appoggiò anche lei allo schienale della poltrona e mise una mano sopra quella del ragazzo, stringendola lievemente. «Non so quanto possa aiutare, ma ci provo»‏, sussurrò Zoey.

Kai espirò profondamente. Sembrava visibilmente più rilassato. «Forse un po' aiuta»‏, si lasciò sfuggire una risatina nervosa per smorzare la tensione e sdrammatizzare.

Zoey lo guardò e ridacchio, senza togliere la mano dalla sua.

Rimasero entrambi in silenzio mentre l'aereo scendeva di quota sempre di più, fino a quando non cominciò ad abbassarsi più velocemente. Sentirono il carrello d'atterraggio aprirsi e finalmente le ruote toccarono il suolo americano.

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Aveva ormai passato i controlli e Zoey stava aspettando i suoi bagagli sul nastro trasportatore. Durante l'attesa tirò fuori il cellulare e si connesse al Wi-Fi dell'aeroporto. Una dopo l'altra, le notifiche dei messaggi dei suoi amici le riempirono il telefono. Ma ancora nessuna traccia di Stefan e Damon. Storse le labbra e sbuffò. Aprì la chat con sua madre e la avvisò che era arrivata a New York e che tutto era andato bene. Nel giro di circa quindici minuti recuperò entrambe le valigie che si era portata dietro e, con il cuore che batteva a mille, si incamminò verso l'uscita.

«Quindi non hai intenzione di dirmi quale sia il tuo college?»

Zoey si fermò e sorrise alzando gli occhi al cielo. «‏No, Kai. Rassegnati.»

Kai fece labbruccio ma cercò di non insistere. «Non vuoi darmi nemmeno il numero? Snapchat? Instagram?»

«È stato bello conoscerti, Kai. Stammi bene.»

E Kai scomparì alle spalle di Zoey, dietro le porte scorrevoli dell'uscita. Si guardò attorno e sorrise. Non tornava a New York da quando aveva quattordici anni e ci aveva passato le vacanze di Natale. Tornare nella sua città così cinque dopo ‏la riempiva di gioia, la elettrizzava. Ma la stanchezza si stava facendo sentire e sapeva che a breve anche il jet lag avrebbe fatto effetto. Doveva raggiungere la sua nuova casa.

Uscì dall'aeroporto e cercò disperatamente un taxi ma tutti quelli che passavano erano occupati. Rimase ad aspettare per qualche minuto, continuando a cercare di fermarne almeno uno, quando un auto accostò vicino a lei. Zoey fece un passo indietro mentre l'ansia cominciava a logorarle lo stomaco. Sentì la portiera del guidatore aprirsi e un ragazzo uscì dal veicolo. «Serve un passaggio per caso?»

Zoey riconobbe subito quella voce. Non poteva che essere lui. «Stefan?»

Torn // Kai ParkerWhere stories live. Discover now