3 - Piani folli a mezzanotte

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Doyle Ikuji Lucos

C'era silenzio.
Solamente silenzio attorno a lui.
C'era buio.
Solamente buio a cui gli occhi non si erano ancora abituati.
Iku era rannicchiato in un angolo della sua stanza, per terra, con il pavimento freddo a contatto con le piante dei piedi nudi e un muro solido alle spalle che lo sosteneva, gli impediva di crollare all'indietro come una marionetta senza più fili né burattinaio. Desiderava però essere in qualsiasi altro posto. Le grida e il silenzio dopo queste gli riempivano ancora le orecchie mandandolo fuori di testa.
Chiuse gli occhi con forza quasi desiderando di potere sparire, gli bastava un istante di non esistenza, solo un istante, non chiedeva tanto. Non gli fu concesso.

La verità era che aveva capito cosa sarebbe successo, cosa gli avrebbero fatto. Non era colpa sua se era diverso, non era colpa sua se voleva solamente essere felice.

1 febbraio. Gli restavano ancora tre mesi e 28 giorni di vita e aveva intenzione di sfruttarli tutti. Aveva appena quattro mesi per costruire un impero, dare vita a un miracolo per potersi salvare. Per poter restare con Sam, l'unica persona che forse ogni tanto riusciva a farlo sentire meno solo. Si alzò in piedi di colpo, si massaggiò la guancia dove era stato colpito poco prima. Non era ancora il momento di arrendersi. Una sberla non l'avrebbe ucciso di certo.
Attraversò a passi lenti la stanza, accese la lampadina a led sulla scrivania e recuperò un blocco di scarabocchi dal pavimento. Era diverso, ma non era stupido. Con una matita in mano disegnò un veloce schema della città.

Aveva solo 17 anni, un gruppo di nemmeno sei amici. Come poteva affrontare un sfida di quella portata? Come avrebbe fatto a sopravvivere alla notte del 1 febbraio?
Semplice. Avrebbe creato un esercito. Il più grande e assurdo esercito mai visto a Devil Town. Cerchiò rapido la periferia della mappa con un'esaltazione quasi malsana. Voltò la pagina. Un foglio bianco lo stava guardando. Un cerchio e poche linee e aveva disegnata una maschera. Sarebbe diventato una leggenda, solo al vedere quella maschera i suoi genitori avrebbero tremato di paura.
Voltò la pagina. Un'altro foglio bianco. Una nuvola di frasi confuse, di idee, di ipotesi. Ed ecco il suo piano. Chiuse il quaderno e lo infilò nella cartella di scuola, doveva trovare un posto dove nasconderlo, forse bruciarlo sarebbe stato più sicuro. Spense la luce e si buttò a letto, ripetendo mentalmente tutti i passaggi del piano che folle che stava prendendo vita nella sua testa.

Non riuscì a trattenere una risata. Li avrebbe distrutti e sarebbe stata la cosa più divertente del mondo.

A. A.
Questo capitolo è molto corto, perché inizialmente faceva parte del capitolo precedente, ma poi ho deciso di cambiare capitolo perché cambiava il pov. Spero che tutto questo vi stia cominciando a incuriosire.
Ciao ciaoo... A chissà quando.

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