27 - Sono morto, no forse non sono morto

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Doyle Ikuji Lucos

I due uomini li presero di peso e li trascinarono al piano di sopra. Iku provò a ribellarsi alla stretta viscida dell'uomo, ma era troppo debole e stanco. Fu gettato sul pavimento del capannone, rotolò nella polvere, Sam finì con un tonfo sordo accanto a lui. Alla luce fioca e grigia di pioggia che filtrava dalle vetrate Iku poté vedere quanto fosse ridotto male Sam, aveva un occhio pesto e il viso e i capelli impiastricciati di sangue, Iku sapeva di non essere messo meglio. La porta del capannone si aprì e Hakaku fece il suo ingresso scortato da quattro persone armate. Alla sua vista Iku sputò per terra.

- Ancora con quella maschera Erin?

- Questa maschera ti ucciderà.

Iku alzò gli occhi al cielo. Erin mise in mano a una ragazza della sua scorta un cellulare.

- Vedi di registrare per bene il momento in cui uccido questo verme.

Sam guardò la donna con odio. - Non ti permetterò di ammazzare Iku.

- Ah no? E come pensi di fermarmi? Sei solo un bambino viziato.

Erin tirò un calcio in pancia a Sam facendolo gemere dal dolore, il ragazzo si raggomitolò al suolo, probabilmente se non avesse avuto le mani legate dietro la schiena si sarebbe stretto la pancia. La ragazza accanto a Erin prese il cellulare e sorrise al suo capo, poi fece partire il video.
Hakaku tirò fuori una pistola dalla tasca, poi si rivolse alla telecamera.

- Siamo in diretta vero? Bene. Allora... Cara, cara mia Devil Town, oggi comincia una nuova era. I Lucos si sono rifiutati di affidare il potere a noi senza poteri. Noi, dunque, lo prenderemo con la forza. Oggi il primogenito dei Lucos, l'erede di questa ingiusta e ingrata città morirà e con lui il futuro dei portatori.

Iku stava tremando un po' per il dolore un po' per la paura, eppure trovò il coraggio di commentare: - Non fare tutta questa scena, uccidimi e basta, avanti.

- Non provocarmi.
Sbraitò Erin, poi si assicurò di essere ben inquadrata nella registrazione del cellulare.

- Iku, non provocarla.
Sbottò Sam agitato. Erin si concesse una risata soddisfatta, puntò la pistola contro Iku e prese la mira.

- È arrivato il momento, addio ragazzino.
Iku non fece in tempo a rispondere che la ragazza premette il grilletto, non si aspettava che lo uccidessero subito, seduta stante, rimase sorpreso. Il suono dello sparo rimbombò per tutto il capannone.

Insieme allo sparo si sentì un grido, Iku si rese conto un secondo troppo tardi che non era stato lui a gridare, ma Sam. Quando lo stordimento causato dal panico scemò, si ritrovò il corpo pesante di Sam sopra di lui, i vestiti del ragazzo si stavano lentamente inzuppando di sangue.

- Sam...
Sam si era gettato tra lui e il proiettile ed era stato colpito tra le scapole.

- Iku...
Sam sorrise, ma la sua voce sembrava incredibilmente debole, sul punto di spegnersi.

- Iku, c'é una cosa che devo dirti prima di andarmene.

- Sam perchè l'hai fatto? Morirò comunque...

- Shhh, ascoltami.

La voce di Sam era sempre più flebile, i suoi vestiti sempre più bagnati di sangue. Iku sentiva la disperazione, una sorta di serpente che gli stava strizzando i polmoni impedendogli di respirare correttamente.

- Se ti sparano... presta attenzione ai tuoi pensieri.

Le parole di Sam erano poco più di un sussurro, le aveva dette pianissimo, ad un centimetro dalle orecchie di Iku e la prima cosa che Iku pensò sentendo quella frase fu che Sam stava delirando. Di colpo, però, un ricordo non suo gli riempì con violenza la visuale: Sam era davanti a lui con un bel sorriso, stava bene, erano insieme sulla veranda della casa del ragazzo mentre mangiavano chicchi di melograno ridendo e scherzando, di colpo Sam si girò verso di lui, aveva uno sguardo serio e disse: Iku, tranquillo, ascoltami bene, quando ti sparano fingiti morto...

Devil town ||boyxboy||Where stories live. Discover now