13 - Iku si prende tante pigne in testa

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Doyle Ikuji Lucos

Iku avrebbe tanto voluto andare a pranzare con Sam sotto l'albero in cortile, ma attualmente due cose non poco trascurabili glielo impedivano.

Punto numero uno pioveva a dirotto, quindi con molta probabilità Sam non era in cortile, ma nel suo banco o in mensa in qualche angolo tranquillo a mangiare il suo pranzo da solo o in compagnia di Zalia, Jimmy e Hero.

Punto numero due aveva un appuntamento. Entrò nella stanza del club senza bussare con in mano la sua scatola con dentro il pranzo.

E lei era già lì, seduta al pianoforte in maniera composta con lo sguardo perso fuori dalla finestra. Dal quarto piano della scuola si vedeva buona parte di Devil Town inondata da un velo grigio di pioggia. Uno spettacolo che Iku trovava rilassante.

Lentamente la ragazza si girò verso di lui e lo guardò. Aveva gli occhi dello stesso grigio plumbeo del cielo fuori dalla finestra.
- Sei in ritardo, Ikuji.

- Come al solito, tesoro.

Iku chiuse la porta e andò a sedersi su uno sgabello vicino a lei. Jen lo guardò dall'alto in basso con aria di superiorità. Aveva sempre quello sguardo quando erano loro due soli, lei trattava Iku come se fosse una sgradevole gomma da masticare incollata alla suola delle sue scarpe.

- A cosa devo l'onore di questo appuntamento, presidente?
Iku ignorò quello sguardo e sorrise gentile, mentre rimpiangeva di non essere con Sam a godersi quella piacevole giornata autunnale. Jennifer Christine Jefferson aveva la sue stessa età, capelli piuttosto corti con ciocche bionde, ciocche castane e ciocche nere che teneva sempre in un ordinato caschetto, gli occhi grigi e tempestosi che tradivano quella sua solita educazione e magnanimità. Iku fin da piccolo si sentiva messo in soggezione da quella ragazza.

- Dobbiamo parlare di te, Ikuji.

Oh no, aiuto.
Capitava spesso che il preside, quando aveva lamentele su di lui, prima di rivolgersi ai suoi genitori, prima di richiamarlo nel suo ufficio per una chiacchierata faccia a faccia, chiedeva a Jen di intercedere per lui. Dopotutto un giorno non lontanissimo lui e Jen si sarebbero sposati, non c'era nulla di male nel chiederle di mettere in riga il suo futuro marito.

- Cosa vuole il vecchione ora?

- Il preside ha saputo che simpatizzi per gente poco raccomandabile.

Con dita attente Jen chiuse il coperchio della tastiera del pianoforte e lo usò come tavolino per cominciare a mangiare.

- Gente poco raccomandabile?

- Senza poteri. I professori ti hanno visto mentre sprecavi il tuo tempo con quel tuo compagno, Sora... E forse è meglio che esci con qualcun altro oltre che Sam Hawkins e il suo gruppo di amici.

Aveva la voce carica di disprezzo, come se Iku avesse fatto qualcosa di terribile, come leccare le suole delle scarpe trovate in una discarica o essersi offerto di pulire la latrina della scuola. Il ragazzo poteva accettare che insultasse Sora, che gli dicesse di non uscire con senza poteri, che, lo sapeva bene, potevano essere persone poco raccomandabili. Ma non gli andava bene che gli dicesse che doveva smetterla di uscire con Sam. Un'ondata di nervoso strinse lo stomaco di Iku, ma quell'emozione istintiva svanì subito, lasciando posto ad una tranquillità inaspettata. Iku scattò in piedi e sbetté una mano sul coperchio del piano, un rumore stonato rimbombò per tutta la stanza e la scatola con il pranzo della sua ragazza rischiò di rovesciarsi.

- Senti un po', tesoro mio. Ho intenzione di uscire con chi mi pare e piace, Sam è l'unica persona a questo mondo a cui importa come sto. Che è disposto a essermi amico perché io sono Iku e non il primogenito dei Lucos.

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