29 - MANNAGGIA PALETTA sono quasi morto

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Sam si svegliò di colpo, fu come se l'avessero tirato fuori di colpo da una vasca di acqua calda. Spalancò gli occhi e raddrizzò la schiena. Un bianco accecante riempì la sua visuale, aveva il corpo intorpidito come se avesse dormito in una posizione scomoda a lungo.

- Buongiornoo.

La voce allegra di Iku lo salutò, Sam gli rivolse un'occhiata confusa. Iku, davanti a lui, aveva i capelli spettinati, il viso pallido, era seduto su un lettino d'ospedale, aveva qualche benda sul viso e alcuni lividi sul collo e sul petto che si potevano intravedere da sotto il camice bianco da ospedale. Piano piano i ricordi tornano nella sua mente: Sam si ricordò della piccola avventura nel capannone, la corsa fino all'ospedale, il via vai dei medici e poi un sonno improvviso quando l'adrenalina era calata. D'altronde erano ormai diverse notti che non chiudeva occhio. Si ero addormentato addosso al lettino di Iku, mentre vegliava su di lui, dopo che i medici avevano visitato entrambi. Ora era seduto su una sedia di metallo accanto al letto di Iku, ed erano circondati da una tenda azzurra che impediva la visuale il resto della stanza, dal silenzio, però, Sam immaginò che fossero soli.

- Iku! Sei sveglio come stai?

- Bene, sei qui accanto a me.

Iku sollevò una mano e accarezzò i capelli di Sam. - Mi avete salvato... Siete stati bravissimi.
Sam sorrise, poi si protese e lasciò un timido bacio sulle labbra di Iku. Iku gli accarezzò una guancia sorridendo contro le sue labbra.

- Sei un caso umano, Iku.
Sentenziò Sam interrompendo il bacio.

- Perchè?

- Perchè? Mi stai chiedendo perchè? Hai dovuto guardare in faccia la morte prima di ammettere che forse provavi qualcosa per me.

- Ma io lo so da tempo che tu mi piaci.

Sam ebbe per un istante l'istinto di prendere Iku a sberle. Erano anni che il pensiero di non essere ricambiato lo tormentavano giorno e notte, ora scopriva che aveva sofferto per nulla. Si limitò a commentare: - Sei un cretino.

- Un cretino figo, però.

- Ma smettila.
Borbottò Sam, non riuscì a dir altro che Iku lo prese per il colletto della maglietta e lo attirò a sè rubandogli un altro bacio. Sam non poté non arrossire, si limitò a guardare male Iku senza protestare.

- Aw ma che carini, ce ne avete messo di tempo però.

In quel momento la porta della stanza di ospedale si spalancò, Jen fece il suo ingresso nella stanza scostando la tenda azzurra attorno al letto di Iku, dietro di lei sbucò il viso sorridente di Amelie e quello un po' preoccupato di Micah. Ma mancava qualcuno.

- Sora? Dov'é Sora?
Chiese Iku, nella sua voce c'era una punta di preoccupazione, dopo aver lanciato un'occhiata carica di emozione ai nuovi arrivati. Un silenzio teso calò tra i ragazzi, Sam lanciò uno sguardo preoccupato a Sam. Da quando avevano trovato Sora, sul punto di morire, era stato un susseguirsi frenetico di cose da fare per sistemare la situazione e lui non sapeva, se alla fine, Sora ce l'avesse fatta. C'era molto che doveva dire a Iku:

- Iku...

- Proprio qui.
Rispose improvvisamente la voce di Sora, più roca del solito. Jen spostò la tenda alla destra di Sam rivelando dietro di essa un ragazzo seduto su un lettino, dietro di lui il sole mattutino faceva capolino dalla finestra illuminando tutta la stanza e i loro volti stanchi.
Sam non appena realizzò che Sora era lì da tempo, era piuttosto vivo e aveva ascoltato tutta la sua conversazione con Iku non poté (oltre a gioire) non arrossire e distogliere lo sguardo imbarazzato. Iku guardò Sora:

- Perché non hai parlato prima?

- Non sono stupido come voi, so quand'è il momento di stare zitto.

Devil town ||boyxboy||Where stories live. Discover now