~Arde~

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Le ricerche del Quinto Guardiano continuarono.
Scarlett di solito evitava di uscire: troppo caldo, troppo persone.
Ultimamente si sorprendeva a guardare con desiderio canottiere, top e pantaloncini sempre più particolari. Con colori più sgargianti, con modelli più belli.

L'anno prima non l'avrebbe fatto. L'anno prima avrebbe evitato di uscire a giugno perché lei amava l'estate, si, ma non amava il caldo, e per strada c'era decisamente troppo caldo. Evitava i vestiti troppo scollati, non voleva che le persone la guardassero, anche se poi, forse, non succedeva, ma voleva comunque evitare. Invece, adesso, nonostante le cicatrici, poche ma ancora evidenti, aveva questa strana voglia di uscire, camminare, di vestirsi bene, come voleva lei e smettere di pensare agli altri e al loro giudizio.

Di solito Scarlett guardava vecchie riviste di moda che aveva trovato a casa mentre ascoltava il telegiornale e, a volte, davano la notizia di un incendio scoppiato all'improvviso, o di raffiche di vento senza spiegazioni o scosse di terra non previste.

A quel punto Scarlett chiamava subito Nicolas o Jenny, diceva loro quanto sentito e loro scrivevano i luoghi dove erano avvenuti quegli strani fatti e li analizzavano al meglio.
Erano sicuri che il 90% dei casi erano danni causati dal Guardiano.

«Io non riesco a capire che diavolo stia cercando di fare!»
Esclamò Jenny mentre teneva in mano una frullato alle fragole.

Erano seduti tutti e tre ad un tavolino in un bar poco lontano dalla casa di Scarlett.
Scarlett e Nicolas erano accanto a lei.

Nicolas, con le spalle basse, si stava guardando la scheggia rossa al suo dito assorto nei suoi pensieri.

«Abbiamo bisogno dell'aiuto di qualcuno» disse alla fine.

«Non può aiutarci nessuno» replicò Jenny cupa in viso.

«Sono serio, che vuole fare? Farci uscire pazzi?» il riccio alzò leggermente il tono della voce.

«No» disse Scarlett. «È ancora debole. Lo sento»

«A me non sembra così debole» mormorò Jenny.

«Credimi, lo è. lo sento» ripeté.

«Okay» disse la corvina.
«E come lo senti?»

Scarlett a quel punto dovette dirlo.

«Ho...» si morse il labbro. Non le sarebbe piaciuto quello che avrebbe detto poco dopo.
«Okay! Ho localizzato Etere attraverso il fuoco.»

Nicolas si voltò sconvolto.
«Ma che stai dicendo?»

Jenny si sporse in avanti.
«Lo puoi davvero fare?»

Scarlett annuì.

«Posso localizzarlo con il fuoco, ma lui mi ha respinto. L'ha capito nel momento che l'ho trovato»

Nicolas la guardava accigliato
«Perche non ci hai detto nulla?»

La figlia del fuoco alzò gli occhi al cielo.
«Chissà. Forse perché non mi avreste mai lasciato fare»

«Ovviamente no!» Quasi urlò Nicolas mentre la guardava dritto negli occhi.
«Non sai bene come manipolare il fuoco! Non hai finito le lezioni degli elementi e, come se non bastasse, sei anche debole!»

«Però» lo interruppe Jenny «Ce l'hai fatta»

«Per poco, stavo quasi andando a fuoco»

«È assurdo. Non osare mai più farlo!» sbraitò il rosso.
Jenny gli lanciò un'occhiataccia.

«Nick, stai esagerando. Non avrebbe dovuto farlo in modo così impulsivo, hai ragione, ma ci è quasi riuscita. Ancora un po' di allenamento e riposo e ci riuscirà meglio di prima»

«Hai dimentico una cosa Jen: Etere l'ha capito subito»

«È abbastanza ovvio che uno come lui lo capisce, ma il fatto che Scarlett sia riuscita a fare questo nonostante sia debole e non abbia avuto tempo per imparare la dice lunga. Magari ci riuscirà col tempo» disse Jenny provando a farlo ragione, ma Nicolas muoveva la testa da una parte all'altra, per niente convinto.

Il pomeriggio passò. I ragazzi si salutarono e Scarlett tornò a casa.

Si sentiva bene. Le cicatrici sempre meno evidenti. L'umore abbastanza alto grazie a Jenny. Forse sarebbe davvero riuscita a trovare Etere e farlo fuori in qualche modo.

Ma quando arrivò la notte e portò le sue lunghe ombre su New York, Scarlett sentì nei sogni qualcosa che non aveva mai provato. Qualcosa che non avrebbe voluto provare.

La ragazza aprì gli occhi di scatto.
Stava male.
Le mancava il respiro.
Si strinse le braccia intorno al corpo.
Faceva male, ma riusciva a non urlare.
Sembrava che delle unghia la stessero graffiando dall'interno.
Riuscì a non urlare, ma non riuscì ad impedirsi di piangere.

«Brucia» sussurrò nell'oscurità della camera.
Non lo stava dicendo a nessuno. Sentiva così tanto dolore che non si rendeva conto di nulla. Non si rese conto di quel sussurrò.

«Sta bruciando. Sta uccidendo. Sta ardendo»

Poi finì tutto. All'improvviso come quando era iniziato.

Scarlett si raggomitolò su sé stessa e pianse. Era successo qualcosa di terribile.

•••

Audley sentiva ancora l'eco delle urla nelle sue orecchie.

Lui e Allison seguivano Etere. Ora sembrava una ragazza alta con i capelli lunghissimi biondo platino. Le ricordava Helen.

Allie era davanti a lui. Non riusciva a vedere la sua espressione.

Audley sentiva ancora il calore delle fiamme sulla propria pelle. Le urla di quella famiglia. Non pensava che sarebbe riuscito a dimenticarlo così in fretta.

Non aveva mai visto una cosa del genere e non era riuscito a intervenire.
Non riusciva a capire come stesse sua sorella, non capiva se fosse sconvolta come lui.

Nessuno parlò, ma Etere aveva un'espressione soddisfatta.
Una volta al casolare sparì da qualche parte ed Allison si sedette su un vecchio divano marrone a fissare il vuoto.

«Stai bene?» Le chiese Audley sedendosi accanto a lei.

«Certamente» rispose lei dopo un secondo. Un accenno di sorriso sul suo volto.

«Non sei... Sconvolta? Triste?»

Lei lo guardò confusa.
«Perchè? Ah, intendi per la famiglia morta nell'incendio? Il Guardiano sa quello che fa»

Audley la guardò senza parole.

Lei sbadigliò. Poi sorrise. Un vero sorriso. Perfettamente serena.

«Andrà tutto bene Audley. Vado a farmi la doccia e poi a dormire, abbiamo camminato tanto oggi»

Audley la guardò andare via. Conosceva sua sorella, la conosceva meglio di chiunque altro e sapeva quando mentiva, quando recitava, riconosceva le bugie dietro i suoi occhi, ma in quel momento non era nervosa, non era sconvolta e non stava mentendo.

Avrebbe lasciato che Etere bruciasse un stato e l'avrebbe difeso comunque.

Perché, si chiese lui, perché tutta questa fiducia in uno come il Quinto Guardiano?
Le leggende le conoscevano, loro più degli altri, la loro madre gliele raccontava spesso.

Etere era il Quinto Guardiano. Quello che si era lasciato cambiare, quello che era diventato più umano. Con sentimenti umani, più testardo, più bramoso di potere, più cattivo.

Audley quando era piccolo lo trovava divertente, ma i Guardiani non erano umani, erano "energie" e in quanto energie non provavano amore o odio, non provavano quello che provano gli umani, ma Etere aveva assunto la loro forma, si era comportato come loro per secoli e il risultato era che adesso sembrava un essere umano.
Un essere umano con il potere dei quattro elementi ed estremamente più potente di chiunque loro.

Audley rimase seduto a fissarsi le mani.
Si erano resi complici di un omicidio, anzi, più di uno.
Lui si sentiva nauseato. Non era intervenuto. Sua sorella sembrava tranquilla.
Etere faceva cose senza dare la minima spiegazione.

Audley si sentì senza fiato come se fosse intrappolato dentro una stanza senza uscite.

The Sons Of Elements - L'ombraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora