~Aspettare~

113 11 0
                                    

I rami alti degli alberi oscuravano la luna piena nel cielo nero.

Come diavolo ci sono arrivata qui? Ora sono anche sonnambula?

Scarlett deglutì e cercò di farsi coraggio. Iniziò a camminare. La sua visibilità era scarsa, poteva mettere un piede nel posto sbagliato, cadere e farsi seriamente male. Ma preferiva rischiare piuttosto che stare impalata sotto l'albero di pino a osservarsi intorno.

In qualche modo era arrivata e in qualche modo doveva andarsene.
Con un gesto della mano portò i capelli all'indietro e continuò a camminare, camminare e camminare ancora.

Il terreno sotto i piedi sembrava piano, certe volte non sembrava neanche terra, ma lastre di marmo. Si chiese se fosse solo una sua impressione e abbassò gli occhi. Non vedeva nulla.
Tutto quel nero non le piaceva per niente.

All'improvviso vide qualcosa.
Un movimento nel buio.
Non sapeva neanche lei come avesse fatto a vederlo, ma lo aveva visto e non sembrava un animaletto.

Fece qualche passo indietro, si girò e iniziò a camminare velocemente. Qualcuno la stava inseguendo. Lo sapeva e la paura diventava sempre più grande.
Sentì un nodo alla gola.
Iniziò a correre.

La cosa la stava inseguendo. Stava correndo verso di lei.

All'improvviso sbatté contro qualcosa.
Si allontanò e allungò una mano: era ruvido, sembrava la corteccia di un albero.

Si girò, ma non vide nulla. Non sentì nulla.

Forse quella cosa era andata via.

Il suono di un rametto spezzato la fece sussultare.
Cercò nel buio, ma non riusciva a vedere nulla. Il respiro si fece più pesante, era terrorizzata.

Allungò una mano di fronte a sé. Doveva fare luce in qualche modo, quindi pensò al fuoco, al suo fuoco.

Dai, dai, dove sei?

Scarlett era disperata. Dov'era il fuoco? Perché non sentiva niente? Freddo, vuoto, silenzio. Non c'era più il suo fuoco.

Le vennero le lacrime agli occhi. Quella cosa si stava avvicinando. Lo sapeva.

Arrivò davanti a sé. Quella cosa era fredda, viscida, appiccicosa. La toccava ovunque: le spalle, il busto, il collo, le gambe.

Era bloccata. Si sentiva soffocare.

E allora urlò. Urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Urlò come se fosse l'unica cosa che potesse fare e, ironia della sorte, forse era proprio così.

Sentì uno scoppio dentro di sé. Forte. Violenta.

Aprì gli occhi pronta a vedere quella roba appiccicosa attaccata a sé e invece si ritrovò a fissare un soffitto bianco illuminato di rosso.

Abbassò gli occhi e si guardò intorno.
Fuoco ovunque. Il suo letto, intono a sé, stava bruciando. Il fuoco non la toccava minimamente, neanche la sfiorava.

«No, no, no!» Sussurrò. «No!» urlò ancora e il fuoco si spense nell'esatto momento in cui la porta si aprì.

Era sua madre, con la faccia spaventata.

«Ma che è successo?» Sussurrò sconvolta.

Scarlett si girò e in quel momento notò che Margaret si stava svegliando. Si alzò e le fissò confusa. «Mamma? Scarlett? Oh, dio...» disse guardando a terra. «Scarlett?? Cosa hai fatto?» guardò la sorella.

Scarlett scappò dal suo sguardo. Dentro di sé sentiva il senso di colpa schiacciarla, ancora.

•••

Nicolas si trovava nella casetta di Jenny che si trovava in Blue Mountain Lake. Gli aveva assicurato che i suoi genitori non ci sarebbero andati per quell'estate, ma lui continuava a sentirsi nervoso.
Ma sapeva anche lui che il vero motivo era un altro.
Guardava fuori.
Il rumore della foglie che sfregavano tra loro per via del vento. Il canticchio degli uccelli. I suoni della vegetazione.
Era bellissimo. Il luogo più simile all'accademia che potesse trovare.

Luke sarebbe dovuto venire lì, ma non sapeva quando. Con lui doveva esserci anche Nathan. Jenny aveva deciso che il posto migliore per loro era proprio quella casetta, dove Luke avrebbe potuto riprendersi.

Nicolas appoggiò la testa contro il vetro e il telefono squillò.

«Ehi»

«Nick? Dimmi che sei a letto»

«Si, certo»

«Non sei a letto. Non dirmi che sei ancora lì?»

Nicolas non rispose e Jenny sospirò.
«Verranno domani ormai, lo sai. Se non vai a dormire domani sarai di cattivo umore. Vai.»

«Si, Jenny, ora vado. Non preoccuparti»

E chiuse la chiamata. Si sentiva davvero giù di morale.
Sospirò. Accese la abat-jour accanto al divano. Fuori era buio, ma Luke e Nathan sarebbero potuti arrivare in qualsiasi momento.

Scrisse un messaggio a sua madre dicendole che quella notte non sarebbe tornato a casa, poi posò il telefono e tornò a guardare fuori.

•••

Il ragazzo dai capelli neri appoggiò la testa al muro dietro di lui.

«Non ce la faccio»

Nathan lo guardò. «Siamo vicini»

«No, mi fa male tutto il corpo»

«Non puoi provare a volare? Non so muovere l'aria»

«Non riesco a concentrarmi se sento tutto questo dolore» disse sofferente

Nathan sospirò «Okay riposiamoci un po' e poi ripartiamo»

Luke chiuse gli occhi mentre Nathan andò in un bar di fronte a comprare acqua e qualcosa da mangiare.

Luke si chiese come mai avesse dei soldi, lui per mangiare e sopravvivere aveva rubato, non era così difficile considerando il suo potere, poteva entrare dove voleva e quando voleva.

Ma sentiva così dolore in quel momento. Etere dovevo avergli fatto davvero male, Nathan aveva detto che non c'erano problemi di ossa, quindi aveva lacerato i muscoli.
Forse sarebbe dovuto andare all'ospedale, ma come poteva spiegare l'accaduto?

Vide Nathan tornare e porgergli un cornetto alla crema.
«Ho preso anche dei panini se ti vanno»

«No, no voglio il cornetto»
Mangiarono in silenzio seduti per terra mentre luke cercava di ignorare il dolore.

Spazio autrice

Questo è un capitolo un po' di passaggio, I know.
Scarlett ha problemi di concentrazione, ancora. Nicolas si è appropriato della casetta di Jenny (che è sinceramente è un posto fantastico) mentre Luke e Nathan sono in città a mangiare cornetti.

P.s. il Blue Mountain Lake esiste davvero, guardate che meraviglia!

The Sons Of Elements - L'ombraWhere stories live. Discover now