CAFFÈ AMARO

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Hellen

«Hellen, ti ho detto che non sto bene. Smettila di chiamarmi. Ho bisogno di una pausa.»

«Una pausa? Ma cosa stai dicendo? Noi non siamo tipi da pausa di riflessione.»

«Già, è vero, ma le cose sono cambiate.»

«La causa? La distanza? Ci eravamo promessi di superarla. Io posso farlo. Tu? Non... vuoi?»

Rimase per un attimo in silenzio. «Lo ripeto, Hellen, non sto bene. Quindi no, non mi va di superare nulla. Ora vado. Non chiamarmi, per favore.»

Era questo il finale che volevo? Se avessi saputo che quel libro sarebbe finito in questo modo, cinque mesi fa, neanche lo avrei comprato. Il problema, però, era che esso non era un libro qualsiasi. Era il libro della mia vita. L'ultima conversazione tra me e il mio ex.

Avrei preferito essere la donna guerriera di un libro fantasy dove il cattivo cambia e fa tutto per amore. E invece no: mi toccava essere la protagonista di un romance che piange sul latte versato - in questo caso una cioccolata calda - di fronte a un tavolino della libreria più piccola di Londra in Bloomsbury Square.

Immaginavo la scena descritta dalla scrittrice:

Hellen, dopo la rottura, torna nella vecchia libreria del quartiere, dove i due si incontrarono la prima volta. Torna a leggere le righe del suo libro preferito, che ha condiviso con il suo primo amore.

Pentendosene. Aggiungerei.

Con aria sognante mira la vetrina bagnata dalle gocciole di pioggia di un giorno freddo di Ottobre. Potrebbe sembrare spensierata, agli occhi di chi la mira e non la conosce, ma in realtà la pioggia ce l'ha dentro il cuore.
Una tempesta gliel'ha spezzato in due.
Quella tempesta porta un nome e un cognome, e quello che logora Hellen è che non sa quando potrà rivedere il sole.

Avrei tanto voluto conoscere l'autore di quei capitoli così tristi. Cosa ti ho fatto per meritare un finale così drammatico?

«Cosa leggi?»

Questa voce mi sembra di conoscerla.

Smisi di guardare una gocciolina fare a gare con un'altra per scoprire chi stesse interrompendo le mie fantasie: era Restian Beck.

Già, quella era la sua voce. Mi era sempre piaciuta, soprattutto quando recitava le sue poesie. Era calda e dolce, come la cioccolata fumante che mi stavo sforzando di bere.

Dovrei rispondere e cercare di essere interessante. Perché vuoi esserlo ai suoi occhi? Rispondi e basta.

«Ehi, ciao! Questo è...» Ne avevo parlato in classe una settimana prima, ma ero certa che non lo ricordasse. «È un fantasy romance.»

Trovando una scusa per lasciarla a metà, oggiai la tazza sul tavolino. Era piccolo per due persone, pensato per coloro che volevano leggere in santa pace, ma Restian prese comunque una sedia e trovò posto davanti a me.

«Posso?» allungò la mano verso le pagine del libro. Portava tre anelli. Adoravo gli anelli, i suoi. E anche le sue mani.

«Si, certo» risposi. Sfilai il segnalibro e lo chiusi per porgerglielo.

«Non perderai il segno?» chiese, una volta che la sua mano toccò la copertina rigida di quel libro che aveva ammorbidito me.

«Mh, no... lo conosco quasi a memoria.» Feci un sorriso, quasi innocente, ma avevo tolto il segno per un motivo ben preciso.
Non vi era scritto nulla di innocente in quella pagina, e far sapere al ragazzo più taciturno del corso e affascinante cosa una ragazza apparentemente innocente stava leggendo davanti alla gente, non era tra i miei piani.

Noah e Abby - Noi attraverso loroWhere stories live. Discover now