LAVANDE

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Demian

Quello che più mi faceva stare bene dopo essere tornato al college era dormire. Mi annullai per quasi tutto il mese di gennaio.

Nell'ultima settimana avrei dovuto studiare per superare l'esame più difficile del corso, frequentare le lezioni, chiamare il mio psicologo e far finta che tutto andasse bene, mandare l'ennesima bozza corretta del mio romanzo alla mia editor e poi semplicemente lavarmi.

Non volevo, però, scostare le coperte dalla mia testa e alzarmi.

Bene, il telefono squilla ed è sicuramente Eugénie.

Non credevo in Dio ma ultimamente stavo pregando giorno e notte che quel romanzo andasse bene, perché leggere e rileggere di me e della mia ex mi stava portando a volermi escludere dal mondo intero, ancora una volta.

Perché ti ho scelta come argomento principale?

Scostai le coperte e dovetti socchiudere gli occhi per il fastidio causato dalla luce del sole. Agguantai il telefono e risposi. «Pronto?»

«Ma stai ancora dormendo?» Con il suo accento francese mi sentivo spesso giudicato il doppio. «Hai visto che sono le tre del pomeriggio?»

Mi misi seduto sul letto per tentare di non dare quell'impressione. «No, non sto dormendo. Sto studiando e sono molto annoiato.»

«Scommetto che ti ci vorrebbe un bel calice di vino e un tagliere di formaggi.»

Si, da dividere con Hellen, magari. «Sai cosa mi ci vorrebbe?»

«Che io ti dica che il romanzo va finalmente bene?»

«Esatto.»

Aspettai con ansia il suo verdetto. Era strano da dire ma iniziavo davvero a odiarlo.

Descrivere ricordi che avevano odori, sapori. Dovevano ormai essere sbiaditi, ma immaginarli li rendeva così vivi da pensare che avessi ancora una relazione con lei.

Quando, però, chiudevo il computer mi ricordavo che era tutto presente nella mia testa e che lei si stava abituando ad altri profumi.

«Buone notizie, è perfetto.» Dalla voce sembrò entusiasta e commossa allo stesso tempo.

«Sul serio? Ho finito allora?»

Pensavo che una volta terminato avrei tirato un sospiro di sollievo, ma una parte del mio cuore si strinse: non avrei più scritto di lei e ciò significava che avrei dovuto lasciarla andare per davvero.

«Si, signor Moss» scherzò, non riusciva mai a mantenere distacco e professionalità con me. Eravamo entrati in sintonia. Ormai, leggendo il mio romanzo, sapeva più cose lei di molti altri. «Ma lo sai, vogliono il secondo.»

Feci un ghigno mentre mi alzai dal letto per sgranchirmi le gambe e camminare a destra e sinistra. Non uscivo di casa da cinque giorni, neanche per fare la spesa. Mi seccava anche cucinare, quindi l'unico sforzo che facevo era scegliere qualcosa dall'app di Just Eat, ordinare qualcosa e alzarmi dal letto solo per rispondere al citofono.

«Giusto per capire, quando lo vorrebbero?»

«Visto che il primo dovrebbe uscire quest'estate, tu dovresti già iniziarlo. La gente che lo leggerà e lo amerà, perché ne sono sicura, vorrà presto il secondo. Quindi, penso anche che tu sia in ritardo.»

Noah e Abby - Noi attraverso loroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora