SEDICI ANNI

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Buona domenica miei lettori!

La canzone per questo capitolo?
Lana del Rey: West Coast
Non aggiungo altro🛐

Buona lettura!🤍

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Mancavano pochi minuti alla fine della lezione per poter andare a Londra. Avevo dimenticato l'orologio, perciò presi il cellulare per guardare l'orario; da un po' di tempo avevo la testa tra le nuvole.

«Hellen, posa il cellulare.» mi rimproverò il signor Collins. Lo riposi nel mio zaino pensando che mai avevo ricevuto un rimprovero da parte del professore.

Durante le cose che amavo fare prestavo attenzione. Nessun cellulare, nessun uccellino da guardare fuori dalla finestra, solo appunti, tanta teoria. Quella teoria però mi stava togliendo l'ispirazione, perché di pratica nei miei giorni ne avevo poca.
Lavoro - casa - corso - casa - leggere/guardare serie tv - dormire. Un continuo loop.

Poi però arrivò Restian e improvvisamente non vedevo l'ora che la lezione terminasse per andare in centro con lui.

Due settimane fa speravo che quelle ore non terminassero mai, cosicché potessi tenere la mente occupata dallo studio, dalle passioni, perché quando terminavano, la solitudine mangiava i miei neuroni facendomi appassire.

Come un girasole senza sole, direbbe Noah.

Suonò la campanella e io mi sbrigai a sistemare la mia roba con gli occhi puntati addosso di Restian mentre aspettava seduto sopra al mio banco. «Sei sempre lentissima» commentò.

Lo fulminai con gli occhi. «Sono pronta. Andiamo.»

Ci incamminammo verso il cortile per raggiungere la sua macchina. Mi chiesi quale fosse la sua. Scoprii l'arcano quando pigiò il bottone per l'apertura automatica. Una Mini Countryman, opaca, verde militare e nera. Era perfetta per lui. Niente di sfarzoso ma neanche banale; proprio come Restian.     

«Ti piace?» domandò una volta raggiunta. Annuii. «A te l'onore allora.» Aprì la portiera del lato passeggero. «Visto che ti piacciono i clichè.»

Mirai quel sedile vuoto mentre lui raggiunse il suo di lato, occupandolo. A ogni passo verso quella vettura pensai: stai entrando in un'altra macchina. Quella di colui, all'età di sedici anni, dedicai la mia prima poesia.
Se Demian mi vedesse in questo preciso istante, mi direbbe che aveva sempre avuto ragione. Proprio perché non doveva più importarmi del suo giudizio, presi il mio spazio su quel sedile e chiusi la portiera.

«Guarda che non sono così male a guidare» disse mentre prese il suo IPhone dalla tasca e lo incastrò sul supporto.

Aggrottai le sopracciglia. «Mh?»

«Ti sei imbambolata lì fuori. Per un attimo ho creduto che ci avessi ripensato.»

Il suo tono era scherzoso, ma il suo sguardo comprensivo mi fece credere che sapesse cosa era accaduto qualche anno fa. Lo sapeva?

Indagai. «Perché credi che io abbia timore,
Res?» Mantenni un sorriso sulle labbra.

Sospirò. Poi fece spallucce. «Scherzavo.»

Noah e Abby - Noi attraverso loroWhere stories live. Discover now