EPILOGO

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Restian
Otto mesi dopo

Seduto per terra sul balcone, in una giornata fredda di aprile, le mie dita stavano smanettando sulla tastiera del computer per cercare di terminare l'epilogo del secondo volume.

Dovevo sbrigarmi ed ero in ritardo. I lettori aspettavano con ansia il continuo, e anche la casa editrice, entusiasti dalle vendite del primo libro.

Avevo trovato finalmente la soluzione, le giuste parole, dopo minuti e minuti di blocco, fin quando la voce di Demian non mi fece dimenticare tutto. Le idee volano come il vento se si viene interrotti e non le aggrappi.

Lui avrebbe dovuto saperlo, no?

Non si era neanche accorto della mia presenza. Stava litigando con suo padre, come al solito. Gli aveva di sicuro bloccato il telefono in faccia, riuscivo a sentire anche il tono alto di Stephen grazie a quel silenzio - che avevo sperato di mantenere per scrivere.

A seguire, dovetti sorbirmi anche il rumore della rondella del suo accendino. Odorai l'aroma delle sigarette. Un problema per chi vorrebbe smettere di fumare, e io stavo cercando di lasciarmi quel vizio alle spalle.

Esasperato, sospirai e tentai di scrivere qualcosa, accantonando il pensiero che fosse ancora lì. Si sedette per terra; lo sapevo perché la mia coda dell'occhio era curiosa. Quell'occhio mi aveva suggerito che si era reso conto della mia presenza in quel preciso istante.

Si era accorto, nel silenzio, di un suo collega che stava cercando di scrivere in santa pace. Questo cercai di fare, dalle ore 19:09 alle ore 19:22. All'improvviso, però, parlò. Chiese qualcosa direttamente a me.

«Ti va una sigaretta?» chiese.

Alzai lo sguardo dai tasti. Guardai lo schermo davanti a me. Mi esasperai ancora di più. Risposi, senza guardarlo. «No, sto cercando di fumare meno.» Di smettere, in realtà.

Tornai a smanettare sul computer anche se non avevo più la testa per scrivere nulla.

«Si, fai bene... Vorrei smettere anch'io.»

Sembrava impacciato, incerto. Sapevo che gli costava caro parlarmi, come a me costava caro rispondergli. Quindi, perché mi sta parlando?

«Mh.» Mi limitai a emettere un suono.

«E...»

Cazzo, stai zitto.

«Ci giochi ancora alla play?»

Mi voltai verso di lui, senza pensarci due volte. Demian lo stava già facendo. Stava fumando e scaricando i nervi, cosa che io non potevo fare.

Colpì il punto giusto. Sapeva sempre come colpire i punti giusti. Di certo l'aveva fatto anche con Hellen.

Mi vennero in mente quei pomeriggi passati a scontrarci in qualche gioco di macchine, di guerra e di combattimenti.

Il mio cervello pensò a una strana eventualità: due joystick li avevo ancora. No, impossibile, noi non potremo mai perdonarci.

«Si. Ci gioco ancora quando ho del tempo libero» risposi.

«Mh...» annuì, guardando poi davanti a sé e facendo un tiro alla sigaretta. Buttò fuori il fumo. Tornò a guardarmi. «Ma hai la play5?»

«Certo, non fanno più giochi decenti per la quattro.» Gli dissi una cosa ovvia. «Avevo iniziato a giocare al nuovo Horizon Zero Dawn per la quattro, mi sono innervosito per quanto poco rendesse e ho comprato la cinque.»

Perché stiamo continuando a parlare?

Fece un ghigno divertito. «Ho fatto la stessa cosa.»

Annuii. Tornai poi a dargli distacco, mirando lo schermo del mio computer. Esso segnava le: 19:33. Alle ore 19:35, però, chiese:

«Ti va di giocare?»

Mi voltai a guardare un ragazzo che schiacciava una sigaretta sul posacenere, con la testa bassa, in difficoltà nel chiedermi qualcosa di così tanto semplice e stupido, ma che stupido per noi non era. Non quando, tempo fa, riuscivamo ad accantonare i problemi giocando insieme alla play. 

Chiusi il portatile, mi diedi la spinta per alzarmi, mi avvicinai alla ringhiera e gli tesi la mano. Lui fece lo stesso, me la strinse. In quella stretta, ci perdonammo.

Non sapevo chi avesse più torto o ragione, sapevo però che, in amicizia, avevamo sbagliato entrambi.

«Scavalca, dai...»

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SPAZIO AUTRICE
Ringraziamenti

Ho scelto di pubblicare gli ultimi capitoli sotto il punto di vista di Restian perché, per me, nonostante tutto, rimane il protagonista di questa storia.

Avrei potuto descrivere l'uscita fuori tra Hellen e Demian.
Avrei potuto descrivere l'incontro con Restian dal punto di vista di Hellen, ma no... volevo descriverlo dal punto di vista di chi non è stato scelto, perché, nella vita, l'amore non vince sempre.

Non sempre veniamo compresi, ascoltati, e non sempre la gente è disposta a dare ciò che noi sappiamo dare, quindi, si...
Per tale motivo, Restian rimane il protagonista.
Colui che non è stato scelto e che pensa di vivere da comparsa.
Ma chi lo ha amato, a prescindere dalla scelta di Hellen, sa che non è così.
Sa che è un valido protagonista.
Al momento, è solo lui a non rendersene conto.

Chi non è mai stato "Restian" nella vita?
A causa di un amore finito male, un'amicizia.

Se ti sei sentit* come lui, forse ti sarai sentito sbagliato, in più, non abbastanza.
Ma se hai visto bene, il personaggio di Restian è tutt'altro che debole, perché si è estremamente forti quando lasci libero chi ami.

A volte si sente appassito, è vero.
Preferiva avere una luce diretta, ma la realtà dei fatti è che Restian non ha bisogno di nessuno per splendere come un girasole.
Sta riuscendo, da solo, come sta riuscendo ad andare avanti dopo di lei: da solo.

Detto ciò...

Vi auguro di amarvi come hanno fatto Hellen e Demian: oltre tutti, nonostante tutto.

Vi auguro di essere forti come lo è stato Restian.

Come Hellen e Demian,
e come Restian e Demian,
vi auguro di perdonare e di mettere da parte l'orgoglio - quando ne vale la pena - perché i rimpianti sono duri da mandare giù per un'intera vita.

Vi auguro ogni bene, come tutto quello che avete dato a me e a questa storia, nella speranza che vi abbia lasciato qualcosa.

Quello che voi lasciate a me è sempre un cerotto ben appiccicato sul cuore.

Grazie per essere stati qui, fino alla fine.
Come vi dico sempre:"Come una famiglia".

Grazie!
🏡💛💜

Arianna

Noah e Abby - Noi attraverso loroWhere stories live. Discover now