LUNA

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Hellen

Suonarono al campanello.

Ma che ore sono? Pensai assonnata.

Aprii gli occhi e cercai il mio telefono sul comodino per controllare l'orario, ma non c'era. Come non c'era neanche Restian dopo che Terence, lo venne a prendere a casa mia.

Mi fece addormentare su di lui dopo un'ora passata a chiacchierare, dopo che aveva poggiato le labbra sulla mia fronte per poi dirmi che dovevo riposare.

La febbre stava salendo.
Lo aveva capito dai miei occhi lucidi.

Mi costrinse a indossare il pigiama per i miei continui brividi, e allora io decisi di stringere un'accordo: avrei messo il pigiama solo se lui mi avrebbe dato la conferma che Terence sarebbe venuto a prenderlo.

Anche se gli avevo chiesto di dormire da me.

Non volevo staccarmi dalla sua pelle e dall'appoggio del suo petto, ma quando mi chiese:"I tuoi quando tornano?"

E io risposi:"Domani, non so a che ora."

Lui sorrise, già con l'ansia sul volto, e disse:
"Preferisco non rischiare. Non vorrei conoscerli in questo modo."

E pensandoci meglio, mio padre non avrebbe voluto conoscerlo in questo modo: a petto nudo, con i tatuaggi in bella vista e con sua figlia avvinghiata come una sanguisuga.

No, sicuramente mi avrebbero sgridata.
Non avevo il permesso di invitare ragazzi che non conoscevano in casa, e allora dovetti rimangiare quella richiesta, anche se il mio cuore voleva che lui restasse.

Quando ebbi la conferma di Terence dopo una chiamata, mi alzai dal letto per indossare il pigiama. E ringraziai mentalmente mia sorella che lo scorso Natale me ne regalò uno di Victoria's Secret: camicetta e pantalone abbinato di colore nero; non potevo di certo indossare quelli in pile antisesso.

Mi accucciai di nuovo su di lui.

La mia mano si abituò a poggiarsi sul petto di Restian, come anche alla mia gamba piaceva fare compagnia alla sua.

Le coperte facevano il loro lavoro: riscaldare. Ma sperai che la mia pelle lo riscaldasse di più.

Alla fine - prima che lui andasse via - fu il suo di calore a rilassarmi così tanto da farmi addormentare, o forse la colpa era della febbre.

I suoi movimenti furono così cauti da neanche svegliarmi.

Ora però, che mi trovavo sola in casa, Restian non c'era, ed era di sicuro tarda notte, mi chiesi chi fosse al campanello.

Un solo pensiero mi balenò per la testa:
era successo qualcosa.

Scostai le coperte dal mio corpo e la prima cosa che feci fu aprire la finestra della mia stanza, sporgermi, e capire chi potesse essere.

Quando vidi l'Aston Martin grigia di Demian il tempo non solo si bloccò, quell'orologio si spaccò in mille pezzi.

Mi sentivo il peso di una luna che voleva schiacciare una piccola umana sulla terra.

«Cazzo...» feci qualche passo indietro, ancora a piedi nudi, pensando a cosa fare.

Dovevo decidere dove posizionare le lancette.
Indietro nel tempo o avanti?

Il fatto che non insistette con il campanello,
mi fece preoccupare.
Quando mi aspettava, solitamente, si poggiava sulla sua macchina e fumava una sigaretta nell'attesa. Ora invece non sentivo il minimo rumore.

Noah e Abby - Noi attraverso loroOnde as histórias ganham vida. Descobre agora