CHIAVE

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Hellen

"Non dovrei sbilanciarmi ed essere professionale ma... è bellissimo.
È forte, pieno di emozioni.

Sono passate solo due settimane da quando mi hai mandato tutto e io l'ho divorato. Ci pensavo durante una doccia, mentre facevo la spesa, o cucinavo; avevo bisogno di sapere.
E il finale è così triste da farmi venire gli occhi lucidi ogni qualvolta ci penso, ma funziona proprio per questo.

Correggerlo, per fargli spiccare il volo, non è un lavoro ma un'onore. Grazie per avermi dato l'opportunità di mettere mano alle tue parole.

So che dovrei solamente dire "siamo interessati, possiamo vederci qui, in questo giorno?", ma io ho ventotto anni e tu venti, quindi posso esprimermi come mi va.

Anche se ora devo darti delle informazioni.

Dobbiamo vederci il più presto possibile per parlarne di presenza nel mio ufficio, dove troverai anche il direttore, accompagnata da Demian perché sai che lui dovrà essere presente in tutto il tuo percorso. Il vostro è come se fosse un libro scritto a quattro mani.
E proprio per questo ti chiedo di leggere la copia del manoscritto di Demian; lui mi ha detto che ce l'hai già.

Se mi dai l'ok, possiamo vederci ad Oxford il diciassette marzo alle ore dieci? Sarebbe perfetto anche per te perché coinciderebbe con la settimana in cui si terrà la premiazione per il concorso, come già sai il ventitré marzo. Demian mi ha detto che lavori, quindi cerca di organizzarti il più presto possibile perché non posso farti conoscere direttore, designer, e colui che si occupa del marketing in un giorno.
Impazziresti.

Attendo tue notizie,
Eugénie."

Fissai quell'email per dieci minuti, nascosta tra gli scaffali della libreria.  

«Senti, signorina, vuoi aiutarmi o devo richiedere al signor Turner il tuo licenziamento?» Candace mi diede un colpo di libro in testa per farmi svegliare.

Quando mi voltai per guardarla e lei notò i miei occhi lucidi si preoccupò all'istante, poggiando quel libro dove trovò spazio. «Che succede?»

Le diedi direttamente il mio telefono per farle leggere l'e-mail. Dopo pochi minuti in cui i suoi occhi si spostavano a destra e sinistra per leggere, alzò lo sguardo. Bocca schiusa e tanta confusione nell'espressione. «Cosa mi stai nascondendo?»

Le raccontai tutto, sbarazzandomi di quel fardello. Quelle due settimane di attesa equivalsero a due anni di vita. Attesa che decisi di affrontare da sola.

«Non l'hai detto neanche ai tuoi?» chiese con gli occhi sbarrati.

«No» dissi a bassa voce.

«Ho una paura immensa, Can» le bisbigliai, mentre il mio mento era poggiato sulla sua spalla e viceversa.
«Di cosa?» chiese.
«Tante cose...» le risposi. «Dovrei solo essere felice, lo so, ma il fatto che ci sia di mezzo lui mi fa stare male, in tensione.» Lasciai che le mie lacrime pizzicassero ancora i miei occhi; avevano bisogno di sfogarsi. «Non lo voglio sentire. E neanche vedere. E... non voglio leggere ciò che ha scritto.»

Quello era un aspetto principale. Da quel giorno in cui vidi Demian in caffetteria, rivelandomi che mi aveva regalato per Natale il suo manoscritto, non avevo avuto il coraggio di aprire il pacco e tirarlo fuori per leggerlo.

Noah e Abby - Noi attraverso loroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora