MARCHIO DI FABBRICA

2.9K 142 110
                                    

Hellen

Nonna Sophia aveva ragione: la vita è così, alti e bassi. E ora sperai di trovarmi in un picco altissimo. Sperai davvero di essere in cima e di vedere il mondo da quella vista.
Anche se non mi trovavo in nessun monte.
Mi trovavo semplicemente in classe, seduta al mio solito banco.

La vista? Restian che mi stava aiutando a placare la mia ansia.

Lui al primo banco sulla fila alla sinistra della cattedra, mentre io alla destra.
Solito posto da quattro anni.
Ma quel giorno, qualcosa cambiò. Perché oltre che dal professor Collins, la cattedra era occupata dalla signorina Eugénie Lefevre.
Una donna francese. O meglio, un'editor francese.

«So quanto voi possiate essere in ansia e incerti sul futuro» iniziò il suo discorso cullandoci con il suo armonioso accento francese.

«Un po' come lo ero io alla vostra età» si appoggiò sulla cattedra e prese una matita di colore giallo dal portapenne del professor Collins per rigirarsela tra le mani.

«Ho lavorato per il gruppo editoriale Hachette, in Francia, quando avevo solo ventidue anni. E voi direte:"wow, Hachette", no, ero solo la ragazza che portava i caffè ai pezzi grossi» ridacchiò, mentre io ebbi il bisogno di prendere la bottiglietta d'acqua poggiata sul mio banco, aprirla e bere per l'ansia che cresceva. Ero impaziente, e i discorsi d'introduzione mi portavano ancora più agitazione.

«Mi sono scoraggiata, tantissime volte, sperando di raggiungere quello che volevo diventare: un'editor. Volevo toccare con un dito i sogni degli scrittori, leggerli, e se possibile, renderli realtà. In Francia, però, non c'era posto per me, e allora, decisi di partire perché mi proposero un posto all'Hachette UK. Ed eccomi qui» alzò le mani per poi poggiarle sulla cattedra, mentre quella matita non lasciava le sue dita; sembrava quasi un'antistress.

«E voi penserete:"wow, fortunata", no, perché scappai anche da quel posto. Troppo frenetico e non ho mai avuto modo di toccare davvero i sogni degli scrittori perché il tempo era limitato per approfondirli. Dovevo leggere, revisionare, e nel caso scartare, libri in tre giorni. Personalmente, in tre giorni, leggo tre capitoli, se sono fortunata. Quindi... sapete cosa feci?» fece una pausa mirando ognuno di noi prima di continuare. «Dopo tre anni di stress mentale, mi licenziai, e ora voi penserete che sono completamente pazza. L'Hachette è un gruppo editoriale famoso in tutto il mondo, ma... io volevo solo una fetta di quel mondo, e custodirla come meglio potevo, perciò...»

Lasciò in pace quella matita per riposarla sulla cattedra e i suoi occhi verdi mirarono noi ragazzi, pieni di sogni.

«Mi iscrissi ad Oxford. La gente di sicuro avrebbe pensato che ero fin troppo vecchia per iscrivermi al college, ma no, non è mai troppo tardi. Ognuno ha il suo tempo» sospirò, sognante, come se stesse rivivendo quei momenti ancora una volta. «Mi iscrissi alla facoltà di lettere, quella che di sicuro ognuno di voi avrebbe frequentato, e organizzarono lo stesso corso per il quale voi state "gareggiando"» disse tra virgolette.

«Io non partecipai, perché a me piace leggere e trovare del potenziale, ma non sono portata per la scrittura. Inventare una storia di sana pianta per me è da pazzi, quindi... complimenti, a ognuno di voi» ridacchiò, prima di ricominciare. «Fatto sta che quel corso veniva stanziato dalla Bloomsbury perché si occupa anche di libri di testi scolastici, oltretutto, e allora lì ebbi la mia opportunità.»

La Bloomsbury?
Ha detto... Bloomsbury?

«E non so se sia una casa editrice che punta sui casi disperati, come lo era J.K. Rowling dopo aver ricevuto molti "no" da altre case editrici, ma decise di puntare anche su di me, proponendomi uno stage dopo la fine del college. E ora... eccomi qui.»

Noah e Abby - Noi attraverso loroWhere stories live. Discover now