ALLERGIA

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Restian

Il mio taccuino da disegno era consumato; di certo Hellen non poteva pensare che fosse nuovo. Non avevo speso un centesimo per lei, ma doveva sapere che avevo speso gran parte del mio tempo a disegnarla, a scrivere di lei.

Se avesse preferito, ancora, dei regali costosi come collane e orecchini, allora quello che voleva non ero io. Potevo farglieli, ma sarebbe troppo semplice scegliere un regalo già confezionato da altri. Io non volevo essere un'altra sua collana appesa al collo.

E mi chiedo ancora perché non tolga quella cazzo di collana con il ciondolo a forma di luna.

Eppure i suoi occhi sembravano brillare mentre girava e rigirava quel taccuino; non l'aveva ancora aperto.
«All'interno ci sono le tue poesie? Perché...» alzò la sguardo verso i miei occhi «Potrei averle trascritte tutte.»

Si rendeva conto che questo suo gesto mi rendeva pazzo? Nel più bel senso della parola.
Io recitavo le mie poesie in classe per qualche compito e lei prendeva appunti. Era così assorta nel prenderli che non si rendeva neanche conto che, tra una parola e l'altra, la guardavo.

Mi ricordai di un disegno che feci: il suo braccio sinistro disteso sul banco e con esso anche i suoi capelli bruni.
La testa poggiata sul braccio e sul suo morbido maglione color panna - pensai che fosse morbido dal tessuto, di certo non potevo toccarlo.
Le labbra schiuse perché Hellen quando era concentrata apriva leggermente la bocca.
La sua mano destra poggiata su un foglio.
Io parlavo, lei scriveva.
Le sue mani che rendevano indelebile la mia poesia su un foglio.

Pensare che lo avrebbe portato a casa, leggendo la mie parole ogni volta che voleva, mi faceva venire l'ispirazione nel disegnarla.
Hellen Glanville sarebbe stata la musa perfetta per ogni artista. E un po' ne ero geloso; forse più di un po'.

«Non queste. Queste non le hai trascritte.» risposi.

Queste parlavano d'amore, mai un'amore felice perché Hellen non era mia, ma di certo erano migliori di ciò che esprimevo in classe tramite le mie poesie: la mancanza totale d'interesse verso quasi tutte le persone conosciute, molto spesso ragazze.
Rileggendo le mie poesie su Hellen, capii che il problema era proprio lei. Non poteva essere mia, ma continuava a essere la mia musa.
Chi mai poteva scavalcare la persona che più avevo imparato a idolatrare?

«Non le ho mai recitate in classe.» aggiunsi.
«Quindi è così? Ci sono le tue poesie dentro?» il suo sorriso spontaneo e le sue guance rosse mi fecero capire che stava apprezzando quel regalo.
«Anche. Hai intenzione di aprirlo o vuoi guardare solo la copertina?» ridacchiai ma la sua risposta mi lasciò un po' stordito.

Annuì. «Ci mettiamo comodi?» Indicò la mia macchina, tutta contenta.

Sembrava che volesse analizzarlo per bene, come faceva per ogni libro nuovo che arrivava in libreria. Prima di sistemarne uno, si sedeva per terra e leggeva ogni trama per poterla esporre alla perfezione ai clienti.

Un pomeriggio prese una matita - che spesso teneva nel suo taschino della maglietta della libreria - e aveva legato i suoi lunghi capelli con quella. Non erano perfetti ma lo erano per me.
I suoi capelli fuori posto potevano darmi l'ispirazione per scrivere un intero capitolo spinto nel mio romanzo, ma essendo che era sbagliato viaggiare con la mente su una ragazza che da poco si era lasciata e che quindi di certo soffriva, mi limitai in quel caso a disegnarla.

Noah e Abby - Noi attraverso loroWhere stories live. Discover now