SIGARETTA

4.4K 194 227
                                    

Hellen

Le cinque ragazze con cui avevo legato a scuola e con il quale avevo ancora un gruppo su whatsapp, avevano deciso che avremo preso un caffè insieme dopo gli impegni pomeridiani.

Guardai il mio orologio vintage di colore marrone scuro, puntavano le ore 17:05.
Le cinghie usurate mi suggerivano di cambiarlo, ma era di mia nonna e il valore affettivo non si cambia.

Avevo più o meno un'ora a disposizione perché alle 18:00 ero impegnata con il mio solito appuntamento pomeridiano con Restian.

Alzai la testa dal quadrante e ammirai i visi delle ragazze: Amelie, Brooke, Scarlett, Ruby e infine Florence.

«E tu, Hellen? Cosa ci racconti? La tua vita sarà di sicuro più movimentata della nostra essendo che non ci resta altro che studiare e rifugiarci dentro il college

Rimarcare il fatto che io non studiassi e che avevo scelto di non andare al college era il loro argomento preferito.
Guardai nuovamente l'orologio dopo qualche minuto. Ore 17:23.
Era l'ora esatta per dare inizio ai giudizi.

I primi minuti erano sempre piacevoli, scegliere cosa ordinare per poi prendere le solite cose, farci i complimenti per scarpe e vestiti, colori di capelli - se cambiato - postare foto su Instagram e parlare del più e del meno.
Poi, arrivavano le sentenze.

«Io tutto bene. Al solito mi esercito al corso di scrittura, e poi lavoro il libreria.»

Detto così sembrava la rappresentazione di un fallimento considerando le teste geniali di ognuna, ma io mi sentivo in perfetta linea con ciò che avevo riservato per il mio futuro. Sentivo di essere sulla strada giusta e nessun pregiudizio mi avrebbe spostata dal mio sentiero, nemmeno con gli spintoni.

«Ho... sentito che ti vedi con Restian.»
Ecco lei. La ciliegina sulla torta. Florence.
Da chi l'ha potuto sentire se Londra e Oxford distano di 90km?

Aprii la bustina e zuccherai il mio caffè. «Si, ci stiamo dando una mano per il corso.»

«Che tipo di mano?» iniziò a ridere Brooke.

Lei era la più chiassosa del gruppo, e nonostante non avessimo molto in comune, non giudicava mai nessuno. Era la mia boccata d'aria fresca durante le nostre uscite a sei.

«Brooke!» dissi con tono di rimprovero ma la sua risata contagiò anche me.

«Non è divertente ragazze.» aggiunse Florence. Lei era la seriosa del gruppo, non a caso scelse Oxford, ma non capivo il motivo per il quale non trovasse divertente una battuta fatta da Brooke sulla mia vita. E così guardai i suoi occhi di colore verde con perplessità; aspettavo che continuasse.
«Era il migliore amico di Demian, non sarebbe carino, secondo me.»

"E se me ne sbattessi di quello che - secondo te - moralmente è giusto?", avrei voluto dire, ma ingoiai quel giudizio, nonostante non avessi nulla di cui giustificarmi.

«Lo so, Florence. Non c'è bisogno che me lo ricordi. E poi - come ho già detto - ci stiamo solo aiutando.» precisai.
«Posso venire anch'io ad aiutare Restian?» ridacchiò ancora Brooke dandomi un colpo sulla spalla, ma ancora una volta, Florence, cessò la nostra armonia.
«Non gli piaceresti, Brooke.»

Notai il sorriso di Brooke perdersi, sciogliersi, come la cioccolata sciolta dentro il cuore caldo del tortino che aveva ordinato. Poggiò il cucchiaio da dessert sul piattino e lasciò a metà quel pan di Spagna e aspettava di essere addentato per bere dell'acqua.
I giudizi di Florence avevano fatto perdere l'appetito a Brooke.
Quest'ultima portava qualche taglia in più rispetto alla nostra. Anzi, rispetto alla loro, perché anch'io - che ero troppo magra - ero vista come sbagliata.

Noah e Abby - Noi attraverso loroWhere stories live. Discover now