Capitolo 1

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Capitolo 1

La mia era sempre stata una di quelle famiglie tradizionali e canoniche, mia madre un'insegnante di pianoforte al conservatorio e mio padre architetto, nati e cresciuti entrambi nella bella Torino.

Torino in effetti mi mancava, quando ero partita per Londra – quasi un anno prima – non avrei mai pensato di dirlo, ma ora che il ritorno a casa si avvicinava sentivo effettivamente che la mia famiglia, i miei amici e la mia quotidianità mi mancava davvero.

Stare a Londra negli ultimi dodici mesi era stato divertente in effetti. Nemmeno nei miei migliori sogni avrei immaginato di entrare in graduatoria per un tirocinio in uno studio dei migliori architetti dell'Inghilterra. Ebbene, avevo infatti seguito le orme di mio padre studiando architettura a Venezia, facendo poi domanda per quel tirocinio praticamente il giorno dopo la laurea, a ventuno anni appena compiuti.

Sapevo che lo studio di mio padre, a Torino, mi stava aspettando, ma avevo bisogno di guadagnarmi  qualcosa di mio, senza il suo aiuto.

Afferrai con forza la mia valigia, appena portata dalla stiva all'interno dell'aeroporto dai rulli del mio gate, e iniziai a trascinarla verso l'uscita. Faceva decisamente troppo caldo per essere settembre, così mi legai in fretta i capelli castani in una coda bassa, asciugandomi il sudore che si era formato sulla nuca.

"Lavinia!"

Alzai la testa di scatto, trovandomi di fronte due occhi azzurri euforici.Due braccia mi strinsero con forza le spalle, facendomi emettere un piccolo gemito di sorpresa.

Mia sorella Miriam, di sei anni più grande, mi strinse a se, stampandomi un sonoro bacio fra i capelli, prima di liberarmi dalla sua presa allontanandosi quel tanto che serviva per permettermi di nuovo di respirare.

I capelli biondi le scivolarono sulle spalle ed io, un anno dopo l'ultima volta, pensai ancora a come fosse possibile fossimo sorelle. Io e Miriam non ci assomigliavamo in niente, lei aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri – presi evidentemente da qualche antenato visto che tutta la famiglia aveva tratti mediterranei -, mentre io avevo lunghi e vaporosi capelli scuri e occhi nocciola, come mia madre.

"Quanto mi sei mancata, sorellina!" disse posandomi entrambe le mani sul viso, prima di farsi da parte e permettermi di vedere la figura di Christian, che mi guardava con un enorme sorriso.

Mi abbracciò con forza anche lui, lasciandomi un bacio fra i capelli mentre io pensavo a quanto mi fosse mancato, nonostante mi fosse venuto a trovare un paio di volte a Londra in quell'anno.

Io e Christian eravamo fidanzati da quasi due anni, un tempo che potrebbe sembrare lungo ma che in realtà non era poi così tanto se si pensa che per metà del tempo io avevo vissuto in un altro paese. Ci eravamo conosciuti all'università, ma io non avevo mai accettato di uscire con lui. Solo dopo diversi mesi di corte spietata mi convinsi che poteva essere quello giusto.

In realtà non sapevo ancora dire se lo fosse, ma stavamo bene insieme, mi capiva e sembrava non voler tarparmi le ali in alcun modo, il che per me era molto importante.

"Forza, muoviamoci! Mamma ha preparato l'arrosto per il tuo ritorno" disse Miriam facendomi segno di seguirla, mentre recuperava il cellulare dalla borsa.

"L'arrosto? Ma ci sono duecento gradi!" protestai preoccupata e ancora accaldata.

Mia sorella fece una smorfia, "Beh, non è il momento di protestare, sopratutto con tutte le schifezze che avrai mangiato a Londra in questi mesi. E oltretutto non c'è tempo di protestare, ho un treno fra tre ore" commentò facendo una smorfia.

"Treno?" le domandai mentre lei continuava ad accelerare il passo verso l'uscita dall'aeroporto.

"Domani ho un'udienza a Roma, scendo in serata" mi rispose alzando le spalle.

Magnets - Dusan VlahovicWhere stories live. Discover now