Capitolo 19

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Capitolo 19

Miriam ed io eravamo sedute davanti alla televisione, sul divano del salotto accanto a nostro padre.

Lui piegato in avanti, con le braccia sopra le gambe, immerso con lo sguardo nello schermo.
Stavamo guardando la partita tutto insieme, il che era un evento raro perché Miriam non guardava mai il calcio.

Eppure, da quando era stata con me allo stadio era impazzita. Per qualche strano miracolo non si era accorta che Dusan avesse iniziato a seguirmi, altrimenti non so che spiegazione le avrei dato.

A proposito di Dusan, prima della partita gli avevo scritto. Niente di che, un messaggio che mi sembrava giusto e carino mandare visto com'era stato gentile lui con me.

Mi aveva detto di essere molto nervoso per l'inizio del campionato, mi era sembrata una cosa dolce mandargli quell innocuo messaggio.
Alla peggio non mi avrebbe risposto.

Invece lo aveva fatto, quasi subito oltretutto.

—> grazie, davvero 🤍

Erano solo due parole, ma le sentii come se me le avesse dette guardandomi negli occhi. Senza averne la certezza, sapevo che gli avesse fatto sul serio piacere e non così per dire.

La cosa sarebbe stata tranquilla se si fosse conclusa così. Un messaggio di una tifosa che aveva ricevuto risposta, nulla più. Infondo, sapevo di non essere di certo l'unica a mandare quei messaggi a Dusan, da tifosa, o l'unica a ricevere risposta.

Ma poi, dopo pochi secondi, era arrivato un secondo messaggio.

—> ti scrivo dopo la partita

Li, lo ammetto, pensai di non essere una delle tante, di non essere solo una tifosa. Probabilmente per qualcuno avrei peccato di presunzione e forse avrei preso il due di picche più grande della mia vita, ma quel messaggio non mi lasciò indifferente. Affatto.

Mancavano pochi minuti alla fine della partita, la Juve vinceva 1-0 quindi il risultato era in bilico. Tenevo il cellulare stretto con una mano, muovendo con agitazione la gamba.
Si, aspettavo quel messaggio.

Avevo voglia di sentirlo, di parlare con lui.
Mi sentivo una ragazzina e in quel momento ammisi a me stessa di essermi presa una cotta.
Proprio come una ragazzina del suo idolo, mi ripetevo. Con la differenza che li sembrava tutto troppo reale per essere solo fantasia.

Non avevo la presunzione di piacergli, anzi. Probabilmente per lui ero una brava ragazza con cui confidarsi, parlare, passare un paio di ore piacevoli... nulla più.

Anche perché ero ben consapevole che un ragazzo come lui, che avrebbe potuto avere chiunque, non avesse motivi di volere me. Io che ero l'emblema della ragazza comune.

@LaviFerraris ha aggiunto un contenuto alla sua storia

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Magnets - Dusan VlahovicWhere stories live. Discover now