Capitolo 29

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@LaviFerraris ha aggiunto un contenuto alla sua storia

Quando il giorno dopo mi svegliai, avevo un terribile mal di testa

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Quando il giorno dopo mi svegliai, avevo un terribile mal di testa.
Erano solo le 8, ma non riuscii a dormire oltre.

La sera prima, alla cena dell'ufficio, avevo decisamente bevuto troppo. In realtà non è che avessi bevuto poi chissà quanti bicchieri, ma non essendo abituata il mio corpo non sembrava averla presa troppo bene.

Mi alzai dal letto, prendendo il cellulare in mano e mi bloccai in mezzo alla stanza vedendo una serie di messaggi sulla home.

Erano tutti della stessa persona: Dusan.

Dusan ti ha inviato un messaggio

—> credo andrò a dormire davvero ora, divertiti! Scrivimi quando sei a casa🤍

—> Lavi tutto bene?

—> So che sono le due, non chissà che ora, ma non mi rispondi da ore, è tutto ok?

—> Lavinia giuro che non sono una persona ansiosa o opprimente, ma sono le quattro e mezza, quindi dire che sono preoccupato sarebbe dire poco in questo momento. Io devo dormire, domani ho la partita, ma scrivimi quando vedi i messaggi per piacere

Mi portai una mano sulla fronte, sbarrando gli occhi. Non avevo più guardato il cellulare tutta la sera e uscita dal locale ero così stanca - e forse troppo brilla - da essere tornata in fretta a casa ed ero andata a dormire senza nemmeno pensare a mandare un messaggio.

I messaggi di Dusan erano di orari diversi, il primo me lo aveva mandato a mezzanotte, l'ultimo alle quattro e trenta di mattina. In realtà, ero tornata a casa verso le 3, ma non avendo guardato il cellulare non li avevo visti.

Mi sentivo in colpa, terribilmente. Non avevo praticamente mai bevuto in vita mia , se non a qualche festa ai primi anni di università o al liceo.
Quella piccola sbronza sembrava però essere molto cara.

Hai inviato un messaggio a Dusan.

Dusan perdonami! Sono rientrata, è <— andato tutto bene. Mi dispiace tantissimo di non averti scritto, mi è completamente passato di mente
Mi dispiace che tu ti sia preoccupato<—
sto bene, davvero 🤍

Inviare quei messaggi non fu piacevole perché nonostante cercassi di far finta che non fosse successo nulla, sapevo che probabilmente - e con ogni ragione - Dusan era furioso con me.

Sapevo anche che c'era la probabilità che non mi avrebbe più risposto.

Infatti, passai la mattina a guardare lo schermo del cellulare, che però non si accese mai. Anzi, lo fece, ma non era mai Dusan.

Ovviamente, il giorno della partita aveva ben altro da fare.

Accesi la tv, consapevole che almeno li lo avrei visto e forse così mi sarei calmata. Invece, mi bastò sedermi sul divano e guardare il televisore, per sentire un pugno al petto.

Le squadre erano in campo, in fila, ad ascoltare l'inno della serie A. Quando la telecamera scivolò su Dusan la prima cosa che vidi fu il suo sguardo stanco e soprattutto furioso.

Fu difficile non notare le occhiaie che Dusan aveva sotto gli occhi, e soprattutto il viso teso e nervoso.

La partita fu terribile, almeno per Dusan.a tensione che avevo visto sul suo viso sembrava essersi riversata sul campo. Quando sbagliava un controllo imprecava nervoso e i suoi passaggi erano meno precisi del solito, quasi appannati.

"Dusan oggi non c'è con la testa" commentò mio padre, seduto accanto a me sul divano.

Mi morsi la lingua, sentendo un crampo allo stomaco.

La partita finì 1-1, tra la delusione generale. Era stata una partita statica, con pochissime occasioni e Dusan uscì nervosamente dal campo, levandosi con un gesto di stizza la benda che gli fasciava la mano.

Corsi in camera tenendomi una mano sul petto, guardando il mio cellulare ancora privo di notifiche.
Certo, giocando non poteva rispondermi, ma io avevo la sensazione che non lo avrebbe più fatto.

Lo avevo visto troppo nervoso in campo e sapevo, mio malgrado, che centravo io.

Aspettai un'ora, camminando da un lato all'altro della stanza, probabilmente facendo un solco sul pavimento.

Poi mi decisi a chiamarlo, ripetendomi che c'era la grande, grandissima probabilità, che non mi rispondesse affatto.

Fece due squilli, tre, quattro.
Poi, lo squillo si interruppe, bruscamente ed io mi sentii le gambe cedere quando capii che mi aveva risposto. Mi lasciai cadere sul fondo del letto, col cuore in gola.

"Dusan?!" esclamai.

Dall'altro capo del telefono sentii un sospiro, "Dimmi".

La freddezza di quella risposta mi trafisse, ma non mi sarei aspettata qualcosa di diverso.

"Dusan mi dispiace, ti ho scritto dei messaggi" dissi.

"Stavo giocando. Beh, più o meno visto la merda di partita" lo sentii imprecare e poi sbuffare.

"Ho visto la partita, ma per prima cosa vorrei davvero scusarmi per non averti scritto e averti fatto preoccupare" feci una pausa, deglutendo. "Scusami".

Lui non rispose subito, sembrava stesse recependo le mie parole. "Perché non mi hai risposto, Lavinia? Non ho chiuso occhio stanotte ed ho... niente".

"Hai giocato male per colpa mia, lo so. Lo so anche senza che tu lo dica" scossi la testa. "Mi dispiace davvero tanto".

"Non sei un alibi a quando gioco male" disse brusco. "Non cerco scuse nella mia vita, mai".

"Già e nemmeno io. Non ho scuse per ieri sera, sono tornata a casa tardi, ho bevuto due bicchieri di troppo e non ho più pensato al cellulare".

Lo sentii sussurrare qualcosa, come se quelle parole lo avessero ferito.
"Hai bevuto? È successo altro?"

"Altro?" corrugai la fronte. "No! Sono tornata a casa ed ero molto stanca".

Lui annuì. "Ho capito. Senti, noi stiamo andando in aeroporto, quindi devo andare ora".

"Dusan" fu solo un soffio il mio, lui mi interruppe bruscamente.

"Ciao, Lavinia".

Scusate il ritardo ma questa settimana ho avuto l'influenza e non riuscivo a scrivere. Spero vi piaccia, vi aspetto nei commenti!!

Magnets - Dusan VlahovicWhere stories live. Discover now