Capitolo 26

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Capitolo 26

@LaviFerraris ha aggiunto un contenuto alla sua storia

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@DusanVlahovic ha aggiunto un contenuto alla sua storia

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"Zagor, ti prego" alzai gli occhi al soffitto, appoggiando una mano sul fianco del cane, cercando di attirare la sua attenzione

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"Zagor, ti prego" alzai gli occhi al soffitto, appoggiando una mano sul fianco del cane, cercando di attirare la sua attenzione.

Zagor sembrava così incuriosito da Lavinia da non averle tolto gli occhi di dosso un secondo e si era così posizionato con il muso sulle sue ginocchia.
Lavinia ridacchiava, mentre gli accarezzava la testa e gli scattava qualche foto.

"Credo che se continui così stasera dovrai portarlo a casa con te" sospirai.

Lavinia sorrise, spostando lo sguardo sul mazzo di fiori che le avevo comprato e che aveva appoggiato sul tavolino di fronte al divano.
"Te l'ho già detto che sono bellissimi?"

"Si, circa dieci volte e mi hai anche detto che non avrei dovuto" risposi appoggiandomi con la schiena al divano. "Ma dovevamo inaugurare il tuo primo ingresso qui, no?"

Lavinia sorrise lasciandosi andare ad una risata, mentre spostava lo sguardo sul salotto.
"Hai una casa bellissima".

"Accidenti, il complimento di un architetto vale doppio!" scherzai inarcando un sopracciglio.

"Non sono architetto ancora, ma hai ragione" rispose.

"D'accordo, sei un quasi architetto, ma hai buon gusto quindi vale comunque doppio" affermai ancora.

Lavinia sorrise, arrendendosi e annuì. La guardai per qualche secondo, mentre si spostava una ciocca di capelli sciolti dietro l'orecchio.

Era strano per me avere una ragazza seduta lì, sul mio divano, insieme al mio cane. Era strano vederla nei miei ambienti, ma allo stesso tempo non mi sentivo soffocare. Mi sentivo bene e tranquillo, nonostante far entrare qualcuno in casa mia fosse per me qualcosa di estremamente intimo.

Zagor salì di colpo sul divano, balzando sulle zampe e saltando addosso a Lavinia, iniziando a leccarle il viso.

"Zagor! Vai giù!" gridai avvicinandomi di colpo e facendolo allontanare.

Lui emise un mugolio contrariato, per poi scendere e stendersi sul tappeto, con un'espressione quasi offesa.

Lavinia scoppiò a ridere, passandosi una mano sul viso.
Allungai un braccio sfiorandole la guancia con le dita, sentendo la pelle appiccicosa. La pulii con dei piccoli tocchi, mentre lei ridacchiava fin troppo divertita.

"Scusalo" dissi imbarazzato.

"È solo un cucciolotto affettuoso" lo scusò lei alzando lo sguardo su di me.

Mi bloccai a guardarla negli occhi, accorgendomi di come fossimo vicini all'improvviso come non eravamo ancora stato quella sera se non per salutarci. La sua vicinanza mi accendeva, facendomi sentire tremendamente agitato.

Le sfiorai ancora il viso, senza riuscire ad evitare di far toccare la pelle con la mia. Lei mi guardava da sotto le lunghe ciglia, in attesa e avrei solo voluto che mi chiedesse di baciarla. Conoscendola però non lo avrebbe mai fatto.

"A cosa stai pensando?" le chiesi sentendo il bisogno di interrompere quel silenzio, prima di gettarmi sulle sue labbra.

Lei prese fiato, "Che sto bene con te".

"Anche io sto bene con te. Avevo molta voglia di vederti dopo ieri sera, dico sul serio" le confessai in maniera tremendamente sincera. "Mi sento..."

Le parole mi morirono in gola, incapaci di uscire.

Lavinia inclinò la testa di lato, "Come?"

Scossi la testa. "Non lo so, davvero. Lo capirai con il tempo che non sono molto bravo ad esprimere emozioni e sentimenti".

Lei sorrise, rilassando i muscoli delle spalle. "Imparerò anche questo di te. Infondo, devo scoprire tutto di Dusan, so troppo di Vlahovic ma poco di te".

Quelle parole mi colpirono dritte al petto, come un colpo allo stomaco. Credo che nessuno avesse mai differenziato il Vlahovic calciatore e il Dusan ragazzo. Infondo, ero solo un ragazzo di 23 anni pieno di emozioni, paure, sogni e fragilità.

"Tu sei diversa da ogni cosa a cui sono abituato" ammisi senza riflettere, accarezzandole il contorno delle labbra. "Sei sorprendente".

Lavinia arrossì, "Detto da te vale doppio, ma in realtà credo di essere una ragazza normale come tante, Dusan".

"Sai, per me il concetto di normalità è molto relativo" alzai le spalle. "È difficile dire cos'è normale nella mia vita. Probabilmente lo sono le modelle, le serate, i soldi, le auto... tu non sei normale, non per me" confessai come fossi stato un libro aperto.

Lei sembrò essere colpita parecchio da quelle parole, quasi che per un attimo mi sembrò di vedere gli occhi diventarle lucidi.

Non persi altro tempo a parlare e la baciai. Non avevo pensato ad altro dalla sera prima. Feci scorrere una mano fra i suoi capelli, sentendoli soffici sotto le dita mentre le mie labbra sentivano le sue.

Lavinia mi passò una mano sul collo e a quel contatto mi sentii tremare. Schiusi la bocca piegando la testa verso di lei. Desideravo con tutto me stesso quella ragazza.

"Sei così bella, Lavinia" sussurrai contro la sua bocca. "Dove sei stata finora?"

Lei sorrise contro la mia bocca, fra un bacio e l'altro. "Ti direi chiusa in un ufficio di Londra, ma se avessi saputo che a Torino mi aspettava tutto questo avrei fatto ritorno prima".

Sorrisi baciandola ancora, prima di stringerla. Lei appoggió la testa al mio petto, chiudendo gli occhi.

"Quando partite per Palermo?" Mi chiese.

"Sabato mattina abbiamo l'aereo, giochiamo domenica a mezzogiorno" le dissi.

Lei annuì.

"E tu, che fai questo weekend?" le chiesi.

Ero curioso, ma per quanto non lo ammettessi, ero anche in allerta. Ero entrato in quella fase in cui volevo sapere cosa facesse nel suo tempo libero.

"Mh, sabato sera ho una cena con dei colleghi" alzò le spalle distratta. "Nulla di speciale, ma sai, sono l'ultima arrivata... è carino da parte mia andare".

Annuii, spostandole una ciocca di capelli dagli occhi. E proprio quando stavo per ribaciarla, un gigante peloso di trentacinque chili mi si buttò addosso scodinzolando.

Magnets - Dusan VlahovicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora