Capitolo 4

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Capitolo 4

"Ti prego, davvero credi a questa storia del mal di testa?"

Miriam mi guardava dal riflesso dello specchio, mentre era intenta a sistemarsi il rossetto con una precisione quasi maniacale.

Si mise dritta con la schiena, guardando soddisfatta la sua immagine allo specchio. Miriam indossava un tubino blu ed era spettacolare, perché si abbinava perfettamente al colore dei suoi occhi.

Girò su se stessa, fissandomi, in attesa di una risposta.

"Dice che non si sente bene..." mormorai abbassando lo sguardo sui sandali che indossavo, pensando che fossero tanto belli quanto scomodi visto il tacco di 12 cm.

Mia sorella mi fulminò con un'occhiata, recuperando la borsa dalla sedia accanto alla scrivania della sua stanza.

"Beata te che ci credi" fece una pausa. "O beato lui ad aver trovato un'allocca come te" aggiunse subito dopo.

La guardai storto, senza riuscire a ribattere.

Christian ci aveva dato buca. Diceva di non sentirsi bene e di avere un grosso mal di testa da tutto il giorno. Miriam, ovviamente, non credeva a quella storia mentre io... beh, era il mio ragazzo, chiaramente gli credevo. Dovevo credergli!

Infondo, perché avrebbe dovuto inventarsi una scusa per non cenare con me?

"Non sei contenta di passare una serata con la tua cara sorellina?" le domandai, prima di camminare fino allo specchio affisso alla parete.

Guardai i pantaloni bianchi a palazzo che indossavo, controllando che non si intravedesse l'intimo e sistemai il top nero che avevo messo sopra, che arrivava fino all'ombelico.

Dopo di che raggiunsi Miriam in corridoio, seguendola fino all'ingresso.

Lei afferrò le chiavi dell'auto, alzando gli occhi al cielo.

"Certo e proprio per questo stasera ci divertiremo come pazze" disse prima di strizzare l'occhio in un occhiolino e le labbra le si piegarono in un sorriso furbo.

Mentre salivo in auto la guardavo perplessa, "Non andiamo a cena scusa?"

Lei sorrise ancora, sistemando lo specchietto retrovisore per poi partire. "Si, ma ho cambiato locale. Ho pensato che un semplice ristorante vicino la Mole non fosse adatto al tuo ritorno in città, così ho trovato questo posto vicino Superga che sembra mooolto carino" fece una pausa, mentre usciva dal viale di casa in retromarcia. "Dopo la cena c'è una pista da ballo e si trasforma in una simil discoteca, guarda su Instagram" mi disse gesticolando distrattamente con la mano.

Feci una smorfia, "Come si chiama?"

"Mh, Dueville mi sembra di ricordare ... o qualcosa del genere".

Cercai il nome del locale nella barra di ricerca di Instagram. Sembrava un bel posto, appartato e di recente apertura. L'architetto che era in me non poté fare a meno di notare le travi a vista del soffitto.

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"Vogliamo ordinare qualcosa da bere?" mi domandò Miriam appoggiandosi con la schiena alla sedia

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"Vogliamo ordinare qualcosa da bere?" mi domandò Miriam appoggiandosi con la schiena alla sedia. "Così da caricarci prima di scendere in pista" aggiunse subito dopo.

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"Oh mio Dio"

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"Oh mio Dio".

Alzai la testa di colpo distogliendo l'attenzione dallo schermo del mio cellulare. Miriam si portò una mano sulla testa, sgranando gli occhi e guardando oltre le mie spalle.

"Questo tizio mi perseguita, non è possibile. Aggiungerò stalking ai capi d'accusa!" aggiunse subito dopo stringendo le labbra fra di loro.

"Ma di chi parli?" le domandai preoccupata.

Lei inspirò a fondo, continuando a guardare oltre le mie spalle. "C'è il ragazzo che mi ha colpito a Roma con la porta, non ci posso credere" mi disse scuotendo la testa nervosamente.

Arricciai le labbra in una smorfia, "Ma dai non è possibile sia lui, siamo a Torino! Non può essere la stessa persona" le feci notare.

Lei però non mi degnò di uno sguardo, si limitò a stringere le labbra fra di loro e sibilare, "Ti ho detto che è lui, difficile non ricordarsi uno così" commentò poi inarcando un sopracciglio.

A giudicare dall'espressione sul volto di mia sorella doveva essere un bel tipo, anche perché conoscendola solo quello le stava impedendo di fare qualche scenata.

Mi voltai incuriosita, volevo scoprire l'identità di colui che aveva colpito mia sorella con una porta in faccia e che sembrava essere straordinariamente comparso a Torino.

Quando mi voltai restai paralizzata, come se mi avessero colpita in pieno volto. Impiegai qualche secondo per realizzare che nel ristorante stavano entrando tre ragazzi che sembravano in tutto e per tutto Federico Chiesa, Filip Kostic e Dusan Vlahovic.

La mia mente iniziò subito a pensare a quando fosse accaduto il tutto. Non era possibile, mi ripetevo.

Ma effettivamente, nei giorni in cui Miriam era stata a Roma la Juve aveva giocato proprio lì.

"Miriam" deglutii con forza, stringendo il bicchiere fra le mani e richiamando l'attenzione di mia sorella. "Chi ti avrebbe colpita a Roma?"

Lei li guardò in silenzio qualche secondo, "Quello a destra, 100%" disse, prima di fare una pausa e guardarmi. "Perché? Li conosci?"

Guardai il ragazzo che mi aveva indicato. Dusan Vlahovic.

Magnets - Dusan VlahovicWhere stories live. Discover now