Capitolo 8

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Capitolo 8

"Ma che significa che non puoi venire, papà?!"

Sgranai gli occhi guardando mio padre nella speranza di aver capito male, ma lui piegó le labbra in una piccola smorfia.

"Tesoro..." si schiarì la voce, lanciando un'occhiata a mia sorella seduta accanto a me. "... Miriam non mi aveva detto di questo regalo e la cena con i miei colleghi di sabato è fissata da più di due mesi" mi spiegó appoggiando entrambi i gomiti al tavolo.

Mia mamma sospirò, annuendo. "Perché non vai con Christian?" mi chiese poi.

Al solo pensiero mi si contrasse lo stomaco. Quando Miriam mi aveva dato i due biglietti per la prossima partita avevo dato per scontato che ci sarei andata con mio padre. Peccato che proprio quel sabato mio padre avesse una cena di lavoro improrogabile. Andare con Christian non era mai stata nemmeno un ipotesi, un po' perché non tifava Juve (e mi sembrava un sacrilegio) e poi perché non gli piaceva minimamente il calcio.

Sarebbe stato come portare me a una partita di tennis. Mi sarei addormentata.

"Ecco, lui..." bofonchiai qualcosa che non aveva senso.

Miriam al mio fianco ridacchiò, "Perché il suo fidanzato è così noioso da non seguire nemmeno il calcio".

La fulminai con lo sguardo. "Ti ho già detto che Christian non è noioso e comunque non è un difetto non seguire il calcio".

Lei arricció le labbra. "Beh no, ma per stare con te lo è. Insomma, che passioni avete in comune voi due?"

Sentii le guance andare a fuoco, ammutolendomi. Era vero, io e Christian non condividevamo altro che la passione per l'architettura e il disegno grafico, per la storia dell'arte e la geometria. Non avevamo mai fatto poi molto insieme, a lui non piaceva nessuno sport in particolare se non il trekking, ma io odiavo la montagna.

Mia madre si schiarì la voce, pensando che mettere a tacere mia sorella fosse la cosa migliore. "Perché non vai tu con Lavinia?"

Gli occhi di mia sorella di spalancarono come fari. "Io?!"

Mio padre annuì di colpo, "Infondo hai regalato tu due biglietti a Lavinia e sarebbe un peccato che uno andasse sprecato. Non vorrai mandare tua madre" disse.

Mia madre lo fulminó con lo sguardo, ma non se la sentì di ribattere. Lei, una delle donne più pacate e raffinate che avessi mai visto in vita mia in uno stadio a cantare a squarciagola cori per una squadra di calcio.... La visione era quasi apocalittica.

"Ma io non ci capisco niente di calcio!" urló Miriam guardandomi. "Dove sono finite le tue amiche dell'università scusami?"

Inarcai un sopracciglio, "Se parli di Alessia si è trasferita a Milano dopo la triennale e Greta..." feci una pausa, picchiettandomi il mento con le dita. "... abbiamo perso i contatti da quando sono partita per Londra,ma sono quasi certa non avesse mai guardato una partita in vita sua".

Miriam mi guardava come se dovesse andare al patibolo, si passò una mano fra i capelli e sospiró.
"Mi offri la cena dopo la partita".

Sorrisi, trattenendo una risata. "Se prometti di non chiedermi ogni 15 minuti il nome di chi ha la palla, d'accordo".

@LaviFerraris ha aggiunto un contenuto alla sua storia

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Magnets - Dusan VlahovicWhere stories live. Discover now