Thirty-five

487 14 1
                                    

Ed eccoci arrivati a Sao Paulo in Brasile. Il weekend dell'11 novembre é arrivato così velocemente che nemmeno me ne resi conto.

Negli ultimi giorni di pausa prima del Gp, sono tornata a casa per stare un po' di tempo con mia madre, ma non é andato tutto liscio come mi aspettavo.

Mi sono divertita molto, e sono stata felice di passare del tempo con mia madre, ma le cose con Charles non andavano per il verso giusto.

Dopo quella notte insieme, ognuno dei due ha preso due strade diverse, dato che lui sarebbe tornato a Monaco mentre io a casa.

La cosa più strana fu che non mi scrisse, nemmeno una volta.

Né un ciao, né un come stai, né una chiamata. Questo comportò ad un mio malessere, e così arrivai al punto di informarmi.

Chiamai Carlos, e gli chiesi della situazione, ma mi disse di non sapere nulla,a parte che fosse a Monaco con sua madre e i suoi fratelli.

Lando disse la stessa cosa, lui e Carlos decisero di fare una piccola vacanza insieme, e quindi entrambi non sapevano della condizione del monegasco.

In pochi giorni la preoccupazione diventò indifferenza, e fu così che nel weekend dell'11 non gli parlai, almeno il primo giorno.

Non sono passata nemmeno per sbaglio davanti al box Ferrari, e lui non è passato nemmeno per scherzo davanti al mio.

Lo vedevo da lontano e mi chiedevo cosa avessi fatto di sbagliato. Allora il venerdì, dopo le prove libere, dopo aver fatto un lungo sospiro bussai alla sua motorhome.

-Ciao-
-Aria, che ci fai qui?-
-Non credi che dovremmo parlare?-

Annuì guardando in basso e mi lasciò entrare, quella volta la sua stanzetta era molto caotica, maglie sul tavolo, cose a terra.

-Mi vuoi dire che succede?- mi chiese.
-Io? Al massimo mi devi dire tu cosa succede. Non mi hai né scritto né chiamato in questa settimana, né un messaggio né una parola, quindi?-
-Ho avuto da fare-
-Hai avuto da fare dici?-
-Si, scusami-

Distolsi lo sguardo, e risi amaramente.
Aveva avuto così tanto da fare da non trovare trenta secondi per mandarmi un ciao o un come va?

-Dai non prendertela-
-Charles scherzi vero?- non rispose.

Lo guardai per l'ultima volta, o meglio, guardai i suoi occhi verdi, e uscii da quella stanza che sembrava soffocarmi.

Mi allontanai il più possibile, ma sapevo che lui stava venendo dietro di me.

-Aria fermati-

Non lo ascoltai, continuai solo a camminare, ma lui non si fermava, e poi una grazia divina, venuta da non so cosa, avvisarono che tutti i piloti dovevano prepararsi per le prove.

~
-Non so cosa gli sia preso, davvero, é da tutto il giorno che fa così-

Dopo le prove libere, mi diedi appuntamento con Carlos e Lando in un angolo più appartato del paddock.

Volevo assolutamente parlare con i due del comportamento del pilota monegasco, e capire cosa gli passasse per la testa.

-Non mi pare di aver mai fatto nulla di male- spiegai.
-Assolutamente, ma che qualcosa che non va, e c'entra Max- disse Lando.
-Che intendi-
-É da un po' che va avanti, tra loro due c'è qualche sorta di problema che non riescono a risolvere-

Ricollegai in altra volta tutto, Max e le sue battute, la sua conversazione con Charles, e la conversazione con Pierre.

-Avete ragione, c'è qualcosa che va avanti da troppo tempo-
-Cercheremo di aiutarti il più possibile, soprattutto io dato che Charles é sempre con me nelle pause- propose Carlos.
-Grazie ragazzi, non saprei cosa fare con voi-

Abbracciai i due e rimanemmo lì a parlare un altro po' fino a quando non si fece l'ora di andare via, così entrammo nella McLaren di Lando e tornammo in hotel.

Salutai i due e entrai in camera mia, mi spogliai e aprii il getto della doccia, così da levarmi di dosso tutte le preoccupazioni, ma sapevo che avrei dovuto sistemarle a breve.

Indossai il mio pigiama, e mi misi a guardare delle carte sulle strategie o sul motore.
Non riuscii a fare molto, dato che mi ritrovai a luci spente a fissare il soffitto, e a pensare a quella giornata.

Erano circa le due quando qualcunò bussò alla porta, e mi ritrovai costretta ad alzarmi per andare ad aprire.

-Ciao- sussurrò.
-Sono le due Charles, cosa vuoi-
-Posso?-
-Cosa c'è Charles-

Il ragazzo capii le mie intenzioni di non volerlo farlo entrare in camera, e fece una smorfia di comprensione rimanendo lì fuori.

-Mi dispiace, molto. Davvero non so cosa mi sia preso-
-Charles so che c'è qualcosa, va avanti da troppo. Mi devi dire cosa ti prende-
-Va tutto bene Aria, non so cosa ti abbiano detto-

Mentiva. Glielo leggevo, era stampato in quegli occhi verdi. Perché? Perché mentirmi.

Non gli risposi, lo guardai solo negli occhi e lui guardava i miei, eravamo come in una bolla del tempo, tutto si era fermato.

So solo che i miei occhi si inumidirono, e perdevo ogni secondo di più la fiducia in lui.

Mi avvicinai e gli posai una mano sulla guancia, e attaccai le nostre labbra. Era un bacio leggero, casto, ma assomigliava a un bacio di addio.

Mi staccai, e sembrò scioccato, e mi allontanavi, ritornando allo stipite della porta.

-Perché mi menti Charles?- gli chiesi affranta.

Lo guardai per l'ultima volta, e poi chiusi la porta, lasciandolo lì davanti.

Mi allontanai dalla porta, fissandola, ma non ressi. Mi poggiai con la schiena al muro, scivolando a terra con le ginocchia tra le braccia, e crolla in un pianto liberatorio.

Eravamo solo io, le lacrime, e la luna. In quella stanza, lì, dove forse era appena finito tutto.

Forgive me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora