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Faith

La porzione dei maccheroni al formaggio presente nel piatto di Miranda Mackenzie, finì accidentalmente sui miei capelli, raccolti noiosamente - come ogni mattina - in uno chignon disordinato. Il formaggio mi finì in testa, scivolando lentamente davanti agli occhi, impedendomi di versare le lacrime che trattenevo agli angoli. "Oh, Collins, scusami tesoro. Non ti ho proprio vista." Parlò la bionda, facendo ridere le sue amiche Daina e Diana, le sorelle gemelle della scuola. Mi fu difficile evitare di non dare ascolto anche alle risate di tutti coloro, che erano presenti nella mensa scolastica. A quelle pubbliche umiliazioni gratuite ero - oramai - più che abituata, ogni giorno accadeva qualcosa di nuovo. La settimana scorsa era stato il secchio d'acqua all'entrata della scuola, ieri - all'ora di educazione fisica - erano scomparsi magicamente i miei vestiti, stranamente proprio nel momento in cui ero entrata in doccia. Camminare in direzione della Presidenza, con addosso soltanto l'asciugamano, era stato piuttosto umiliante. Ed oggi, oltre ai miei appunti trovati completamente strappati in classe, mi succedeva addirittura questo. Perché non ribellarsi e farla finita, mi starete probabilmente chiedendo. Non ero come loro, purtroppo a questi atti di bullismo non ero tanto forte da riuscire a controbattere, soprattutto contro colei che fino allo scorso anno definivo la mia migliore amica. Perché sì, Miranda Mackenzie fino all'ultimo giorno di scuola - prima della vacanze estive - era stata la mia migliore amica fin dall'asilo. Avevamo condiviso tutto, tutto quello che nella vita è possibile condividere, noi insieme lo avevamo fatto. Le ore interminabili al cellulare, i pomeriggi trascorsi davanti alla Tv a guardare The Vampire Diaries e a crearci filmini mentali sul matrimonio con i gemelli Salvatore, le fughe notturne in direzione della cucina per mangiare illegalmente le torte al cioccolato o i balli scatenati davanti alla Wii, si erano sgretolati davanti ad un po' di popolarità che si era guadagnata durante l'estate. Miranda era una bella ragazza e lo aveva capito di esserlo, proprio quando un giorno aveva conosciuto le gemelle D in spiaggia. Da quel giorno io non ero più esistita per lei, e me lo aveva fatto capire quando - tornate dalle vacanze estive - non aveva più risposto alle mie e-mail e ne tanto meno alle mie chiamate. E avevo notato che i primi giorni al liceo, si era vergognata a parlare con me, mandandomi via con un banalissimo: "Scusami, ma io non ti conosco." Non ci sono parole esistenti al mondo, per cercare di descrivere le sensazioni che provai quel giorno. Sapevo fin da quando eravamo bambine di non essere bella come lei, ero sempre stata ad un gradino più in basso, avevo sempre qualcosa in meno rispetto a lei, ma non me ne importava, perché avevo la sua amicizia e quello mi bastava. "Ti ho fatto un favore, quella maglietta è davvero orrenda. Dove l'hai comprata, al mercatino degli usati?" Porre fine alla nostra bellissima amicizia non le era sufficientemente bastato, doveva addirittura mettersi in mostra davanti agli altri, mettendomi in ridicolo. Ed io, per il bene e per il rispetto per l'affetto che provavo ancora nei suoi confronti, non ero in grado di alzare un dito. "Non ti preoccupare, Miranda, non è successo niente. E' meglio che vada a pulirmi." Mormorai iniziando ad indietreggiare a piccoli passi, guardando alquanto sconsolata la mia maglietta dei Beatles, era la mia preferita. Me l'aveva regalata lei per il mio compleanno due anni fa, ma probabilmente l'ego che si era creata negli ultimi mesi, le impediva di ricordarsi dei bei momenti che avevamo passato insieme.

Corsi, a passo svelto, in direzione del bagno più vicino. Mi sciolsi i capelli, gettandoli all'interno del lavandino, cercando di togliere i residui del cibo con l'acqua e il sapone, asciugandomeli velocemente con la felpa - di tre taglie più grandi - di mio fratello. E dopo aver lavato anche il volto, cercai di dare una ripulita alla mia maglietta, ma non ci fu poi molto da fare. L'unica soluzione era gettarla in lavatrice a casa e a questo punto, lo avrei potuto fare solo alla fine delle lezioni. Sbuffai, cercando di coprirmi al meglio con la felpa bagnata, tirandomi su la zip. Al suono della campanella, mi affrettai a correre in direzione della classe, dove si sarebbe svolta la mia lezione preferita. Letteratura.

Quando varcai la soglia della porta, venni circondata dalle risate dei miei compagni, che avevano sicuramente assistito alla scenetta che Miranda aveva messo in scena alla mensa e naturalmente, grazie alla sua popolarità, stavano tutti dalla sua parte. Quest'ultima entrò in classe, spintonandomi per la spalla, andandosi a sedere - insieme alle sue amiche - vicino ad alcuni giocatori di Hockey e a Kyle Sullivan, il capitano e il suo ragazzo. Era inutile dire il quanto fossero popolari in questa scuola, le ragazze erano piuttosto attratte da loro ed era scontato il quanto grande fosse il numero, di quante ragazze si fossero portate a letto. Bleah, rabbrividii andandomi a sedere nel primo banco, ignorando le loro battute. A me queste futili distrazioni, erano gli ultimi dei miei pensieri. Ero la figlia del Sindaco di questa piccola città e per tanto mi concentravo soltanto sullo studio, non importava il quanto mi avessero umiliata qua dentro, volevo solo rendere fiero mio padre che di questa mia situazione era del tutto ignaro - non volevo assolutamente creargli problemi, ne aveva già altri a cui pensare - e creare la strada per il mio futuro. Perché sarei stata qualcuno di importante, proprio come lui e proprio come mia madre, l'amministratrice delegata di una grande impresa a Los Angeles. La lezione proseguì meravigliosamente bene, il professore aveva una capacità di spiegare talmente ottima, che era impossibile non innamorarsene della sua materia. Al suono che segnava il termine delle lezioni, fui soddisfatta delle pagine degli appunti che avevo preso nel mio quaderno, che finì a terra quando Miranda mi passò vicino per incamminarsi verso l'uscita, facendo ondeggiare i capelli biondi e facendo ridere i suoi amici. Mantenni fedelmente la bocca chiusa, inchinandomi per prendere il mio quaderno. "No, lei no signorino Sullivan. Ho bisogno di parlare con lei un attimo." Parlò il professore Finch, attirando l'attenzione del ragazzo. Miranda gli lasciò un bacio sulle labbra, prima di guardarmi e andarsene. "Ci vediamo dopo, tesoro."

Kyle Sullivan, nel mentre che rimettevo all'interno della mia borsa il mio materiale scolastico, si mise davanti alla cattedra, mettendo ben in evidenza i diversi centimetri d'altezza, che gli distanziavano dal professore. Era davvero, davvero alto. Indossava un berretto con la visiera al contrario, una felpa della squadra di Hockey che gli fasciavano le braccia muscolose e un paio di jeans sgualciti e leggermente strapparti qua e la, gli fasciavano le lunghe gambe atletiche. Oltre ad essere veramente alto, era bello. Era stata la mia piccola cotta alle medie e Miranda lo sapeva bene, stranamente si erano messi insieme al ritorno dalle vacanze, probabilmente per farmi ancora più male di quanto in realtà non me ne avesse già fatto. "Sullivan, i suoi voti sulla mia materia sono calati notevolmente dall'inizio dell'anno e se non si darà da fare, a partire da oggi, potrà dire addio alla sua borsa di studio per l'università." Parlò Finch, con durezza nella voce, stringendo la sua ventiquattrore nella mano. "Ma io ho bisogno di questa borsa di studio, è l'unico accesso che ho per andare al college. Ne ha parlato con il mio allenatore?"

"Si, ed è già d'accordo con me." Il professore fu irremovibile.

"Cosa posso fare, la prego, non posso perdere la mia borsa di studio?" Dalla sua voce, Sullivan sembrava particolarmente preoccupato.

"Si faccia aiutare, prenda ripetizioni da qualcuno."

"E da chi?"

"Dalla signorina Collins, ad esempio." Parlò il professore, indicandomi con la mano.

"Cosa?" mormorai, facendo cadere il mio materiale a terra. "Cosa?" mormorò Kyle riservandomi un'occhiata, prima di girarsi verso il professore.

"E' l'allieva con i voti più alti in tutte le materie, la mia inclusa, potrà solo che farle del bene." Finch si strinse nelle spalle, avvolte dalla giacca elegante.

"Ma l'ha vista?" Dichiarò Kyle, facendomi abbassare i miei occhi sui miei indumenti.

Già, non ero chissà cosa, non facevo storie se mi offendevano per il mio aspetto estetico - leggermente trasandato - ma ero intelligente. E su questo nessuno poteva azzardarsi a dire qualcosa.

"Beh, non raggiungerò i livelli di bellezza della società, ma non sono io che sta rischiando una borsa di studio per colpa dello scarso quoziente intellettivo, il che la dice già lunga su di te." Mormorai, prima di guardarlo da l'alto in basso, portare la mia borsa a tracolla in una spalla e andarmene.

Che diamine di malattia venerea avevo alle medie, per farmi piacere uno del genere?

LULLABYWhere stories live. Discover now