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Faith

"Ti prego di dirmi di sì, ho assolutamente bisogno del tuo aiuto." Parlò la voce di Kyle Sullivan, seduto sulla sedia di fronte al tavolino - che ci distanziava di un metro - alla mensa scolastica. Non potei fare a meno di notare i capelli neri, completamente scompigliati sulla testa e sulla fronte, pronti a coprirgli leggermente gli occhi verdi, che mi guardavano come un cane bastonato. E questo suo gesto non passò inosservato agli occhi degli studenti, che non avevano perso tempo a buttare giù un occhio in nostra direzione. Dopotutto, vedere il capitano di Hockey - il ragazzo più desiderato qui alla South - in compagnia della ragazza, della più bassa gerarchia dell'istituto, era una vera novità.

"No." Dichiarai per la millesima volta in quell'ultima settimana, era da giorni che continuava a perseguitarmi supplicandomi di aiutarlo a prendere una benedetta B in letteratura. Avrebbe potuto continuare anche all'infinito, sarei stata irremovibile, dopo la sua uscita dell'ultima volta, se lo poteva anche scordare il mio aiuto. Mi aveva offesa. Sapevo benissimo di non essere chissà cosa in ambito estetico, ma sentirselo dire in quella maniera dalla mia storica cotta delle medie, era stato un vero armadio in testa.

"Dai, Collins, dimmi di sì."

"Ero a conoscenza della tuo scarso andamento scolastico in letteratura, ma addirittura non comprendere un dialogo fra comuni esseri viventi, mi sorprende assai." Mormorai prima di addentare il mio panino, che tenevo gelosamente stretto fra le mani. Avevo una fame assurda. Dopo che Miranda aveva gettato il mio pranzo al sacco - che tenevo in borsa - in spazzatura, avevo dovuto accontentarmi di questo panino tristissimo acquistato - con gli spiccioli trovati all'interno del mio astuccio - alle macchinette, che sarà stato messo lì dall'epoca della bis nonna di mia nonna.

"Sei proprio cocciuta." Mormorò gettando lo zaino sul pavimento, prima di appoggiare le braccia sul tavolino. Purtroppo non potei fare a meno di guardargli i muscoli fasciati dalla felpa, madre natura era stata troppo generosa con lui. Quando Dio distribuiva la bellezza, lui era in prima fila, io ero comodamente seduta al McDonalds davanti ad un gustosissimo BigMac.

"Non è che sei sulla giusta strada per convincermi ad aiutarti."

"Quindi ho una possibilità che tu mi dica di sì?" Gli si illuminarono gli occhi, proprio come un bambino piccolo davanti al suo regalo di Natale tanto atteso. Lo avrei trovato anche carino, se non fosse per il ricordo offensivo che mi ritornò in mente.

"Ah.." Mormorai notando l'accenno di un sorriso farsi spazio sulle labbra gonfie, che sparì immediatamente davanti al mio cinquantesimo "No."

Mi alzai dalla sedia su cui ero comodamente seduta, andando a buttare nel cestino la plastica dell'imballaggio del panino, non volendo nemmeno guardare la data della scadenza, già il gusto parlava da sé. Mi sistemai la felpa rossa di mio fratello, che mi arrivava quasi alle ginocchia.

Già, mi ero dimenticata di accennarvi il quanto assomigliassi ad un nano da giardino. Ed era inutile sottolinearvi il quanto mi mettesse in soggezione la differenza d'altezza, che si notava a quaranta metri di distanza, fra me e Kyle. Che per la cronaca, mi aveva seguito fuori dalla mensa, proprio come una spina nel cu...cuore.

"Vuoi lasciarmi stare?" Sbuffai aprendo la porticina del mio armadietto. Ero una ragazza molto tranquilla, mi piaceva stare per conto mio visto che - dopo la pugnalata di Miranda - non avevo avuto più nessun tipo di rapporto di amicizia con nessuno. Mi ero abituata a stare da sola, nel mio piccolo. Ed essere costantemente seguita dalla mia ex cotta delle medie, con il cervello pari ad un uovo di gallina, stava iniziando a darmi sui nervi.

"Finché non mi dirai di sì, no." Ridacchiò appoggiato con le spalle all'armadietto di qualcun altro, con le braccia incrociate al petto.

"Sei proprio insistente." Mormorai cercando di sembrargli il più seccata possibile, questione che mi riuscì difficile, vista la sua risata contagiosa.

"Sono persistente e non mollo mai, purtroppo." Si pavoneggiò.

"Peccato che nello studio, tu non abbia la stessa costanza e non ci dedichi lo stesso impegno." Dichiarai guardandolo con un sopracciglio inarcato, prima di chiudere l'armadietto e andarmene, lasciandolo lì.

Rimase piuttosto sorpreso dalle mie parole. Purtroppo non avevo peli sulla lingua e tendevo molte volte a dire sempre ciò che mi passava per la testa, tranne con Miranda naturalmente. A proposito, dove era finita? Era sempre pronta a farmi qualche scherzo di cattivo gusto e trovavo strano che non fosse già qui, dopotutto il suo ragazzo mi stava prosciugando l'anima.

"Se mi dirai di sì, farò tutto quello che vuoi." Propose. "Posso anche rinnovarti il guardaroba..attireresti anche più attenzione dei ragazzi, non sei una brutta ragazza, solo leggermente.. trascurata."

Ridacchiai ironicamente. "Sei la migliore dimostrazione del detto che, a volte la bellezza non basta. Oltre l'intelligenza, non senti all'interno della tua testa la mancanza del peso di quello che chiamiamo cervello?" Certo che questo ragazzo riusciva a tirarmi fuori proprio il lato peggiore di me.

Mi raggiunse al mio fianco. "Hei, hei, hei. Non volevo offenderti. Sono un idiota, perdonami." Mormorò toccandomi una spalla per fermarmi. "Ho veramente bisogno del tuo aiuto, Collins. Non voglio perdere la mia borsa di studio, è l'unico modo che ho per andare al college. Per favore. Farò qualunque cosa in cambio, veramente." Nonostante tutto, provai veramente pena per lui.

Così mi arresi. "Ho fame." Parlai portandomi una mano sullo stomaco. "Comprami qualsiasi cosa commestibile e ti darò queste benedette ripetizioni."

Alzai il viso, di fronte alla sua scena muta, notando l'espressione felice che si formò nel suo volto.

E dovetti distogliere lo sguardo, per non ammettere il quanto - nonostante fosse un idiota - fosse in realtà molto carino.

LULLABYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora