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Kyle

Lo sguardo che mio padre dedicò a Faith, non mi piacque per niente. Andava tutto così bene, prima del suo arrivo, mia madre e la mia sorellina sembravano così serene e contente. Ma era bastato la sua presenza, per mandare a rotoli tutto, del resto, era così che succedeva sempre quando ci degnava della sua - non gradita - presenza. "Faith, andiamocene." Mormorai, avvicinandomi alla ragazza che si era congelata nel proprio posto, guardando mio padre. Già, faceva sempre questo effetto alle persone.

Le allungai la mano, ma prima che potesse stringere la sua manina sulla mia, venne interrotta dalla voce di mi padre. "Chi diamine è questa ragazza, perché è qui?" Sputò con la sua solita acidità gratuita, facendo rabbrividire Faith al mio fianco. Dovevo portarla via da qui.

"È la ragazza di Kyle, Edward." Mormorò mia madre alle mie spalle, con la voce oramai ridotta in un sussurro. La donna contenta e ironica, che avevate visto poco prima, era totalmente sparita. Mentre Terrie continuava a mangiare la sua fetta di torta, con lo sguardo verso il basso.

"La tua ragazza, un'altra?" Mi domandò con un sopracciglio inarcato e un sorriso malizioso sulle labbra. "Perché invece di continuare a perdere tempo in queste sciocchezze, non inizi a prendere seriamente i tuoi studi?"

Serrai la mascella, cercando di non far scappare parole poco gradevoli dalle mie labbra. Non volevo che Faith vedesse lo schifo che mio padre, portava in questa famiglia e non volevo tanto meno, dare spettacolo e far piangere la mia sorellina. Era stata così serena ultimamente, Faith poi aveva avuto un'ottima influenza su di lei. Non mi andava di rovinare tutto.

"Sono venuta qui apposta per dargli delle ripetizioni, signor Sullivan. Il che non è né una perdita di tempo e ne tanto meno una sciocchezza. È consapevole delle sue mancanze nello studio, ma non per questo si è lasciato trasportare, anzi. Ha ammesso di avere delle difficoltà e si è subito rimboccato le maniche per poter rimediare. Si sta impegnando, sta dando il massimo. E questo non dovrebbe essere un motivo per deriderlo, è ammirevole." Parlò Faith, avanzando di un passo in direzione di mio padre, guardandolo negli occhi senza nessun timore. Che diamine stava facendo?

Mio padre la guardò, con un sopracciglio inarcato verso l'alto. "Pensi davvero di conoscerlo così bene, da spendere tutte queste belle parole nei suoi confronti?" Le domandò, volendo metterla sicuramente in netta difficoltà.

Allungai una mano in direzione di Faith, con tutta la buona intenzione di portarla via, ma non me ne diede l'occasione.
"Non penso di conoscerlo bene, ma si dice in giro che il figlio sia lo specchio dei propri genitori. Posso quindi constatare che il merito della buona persona che è - parlò riferendosi a me - sia in parte merito suo, signor Sullivan." Diachiarò Faith, intuendo probabilmente che in realtà non fosse proprio così. Era stata furba, forse troppo. Non lo aveva offeso, non lo aveva mancato di rispetto - come invece avrebbe liberamente potuto - non aveva detto niente per rispondere alla sua frecciatina. Anzi, aveva rigirato la frittata, con gentilezza e tranquillità, in modo da fargli addirittura un complimento.

Ero...esterrefatto. Così come lo era mio padre, che la guardava con le labbra schiuse e gli occhi completamente aperti, dando la chiara visione di essere sorpreso. Era come se avesse appena ricevuto uno schiaffo in pieno viso, ma in modo positivo. "Faith.." Parlò, allungando una mano in direzione di Faith. Stava facendo davvero quello che stavo pensando?

"Faith Collins, signore, è un piacere conoscerla." Dichiarò quest'ultima, stringendogli la mano con fermezza. Senza lasciare il sorriso gentile che le si formò sulle labbra.

Non potei fare a meno di notare lo sguardo sconvolto di mia madre e quello sorpreso di Terrie, che guardavano Faith come se avesse tre teste. Io, dal mio canto, non ero da meno.

"La figlia del Sindaco, ecco da dove viene questa sicurezza." Parlò mio padre, guardandola di sottecchi.

"Le ho appena detto che i figli rispecchiano i propri genitori, a quanto pare non mi sbagliavo." Mormorò lei ridacchiando divertita. Con che coraggio, commentati fra me e me.

Aspetta, guardai mio padre accigliandomi all'istante. Era un accenno di sorriso quello che vedevo nascere sulle sue labbra?

Quando era stato l'ultima volta che ne avevo visto uno?

"Mi piaci, ragazzina." Dichiarò in fine, guardandola di sottecchi, cercando di nascondere un sorrisetto. Faith sorrise, annuendo, come se fosse consapevole di aver appena passato ad un test di sopravvivenza. "Vedi di non fartela scivolare dalle mani, ragazzo. Mi ha appena dato una lezione, senza neppure muovere un dito." Parlò guardandomi, prima di scuotere la testa. "Ho del lavoro da sbrigare, vado nel mio studio. Fai come se fossi a casa tua, Faith." Ci diede successivamente le spalle, andandomene via.

"Cosa diamine è appena successo?" Domandai ad alta voce, passandomi una mano sui capelli, sfiorando lo sguardo su Faith, che continuava a guardare in direzione della porta, da cui era appena andato via mio padre.

Lei..aveva appena preso le mie parti, spendendo - ancora una volta - delle bellissime parole nei miei confronti, senza nemmeno che me le meritassi. Mi portai una mano sul petto, sentendo per la prima volta, il quando forte mi batesse il cuore. "Io.." mormorò quest'ultima girandosi in mia direzione, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, probabilmente in imbarazzo.

Io, dal mio canto, mi resi conto di ciò che successe in quel momento, solo quando le mie labbra finirono accidentalmente sulle sue.

LULLABYOnde as histórias ganham vida. Descobre agora