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Kyle

"Sullivan, ma è vero che questa mattina sei arrivato in macchina con Faith Collins?" Mi domandò Diana, una delle migliori amiche di Miranda, che sottolineò più del previsto il nome di Faith.

"Faith, quella Faith?" Domandò Daiana, la sua sorella gemella, con un'espressione schifata stampata nel viso tremendamente truccato.

"Amico, chi è questa Faith?" Chiese Matthews, il mio migliore amico e compagno di squadra, con aria curiosa.

Aprii la bocca con l'intento di dirgli che era una mia amica, anche piuttosto contento di affermalo dopo quella mattina, ma venni interrotto dalla presenza di Miranda, che arrivò proprio in quel preciso momento. "Perché diamine state parlando di quella nullità?" Sputò con acidità, prima di inchinarsi in direzione del mio viso, per lasciare un bacio sulle mie labbra. Probabilmente lasciandomi anche, come suo solito, il marchio del suo rossetto rosa.

Le sue migliori amiche ridacchiarono, divertite dal nomignolo che la mia ragazza aveva appena affidato a Faith. E la questione, diversamente dalle altre volte, non mi piacque affatto.

Certo, non era la prima volta che la nominava in tono sprezzante e con nomignoli piuttosto discutibili ma, prima non la conoscevo. Non le avevo mai rivolto parola e probabilmente non sarebbe mai successo, se il professore non mi avesse chiesto di farmi aiutare nella sua materia proprio da quest'ultima. Anche io inizialmente l'avevo giudicata male, ma dopo averla vista con la mia sorellina e il suo lato nascosto - e non spregevole - con il suo fratellino, mi aveva aperto gli occhi.

E da oggi era diventata mia amica, non mi andava di sentire brutte parole nei suoi confronti, non se lo meritava.
"Non hai sentito?" Le domandò Diana seduta in fondo al tavolo, avvicinandosi con il busto, mentre Miranda si sedeva vicino a me, appoggiando la sua mano sulla mia coscia.

"È da tutta la mattinata che non si parla d'altro." Continuò Daina, guardando ed ammirando il colore nuovo delle sue unghie.

Miranda le guardò confusa, nel mentre accavallava le gambe fasciate solamente da una corta gonna in jeans, attirando l'attenzione di alcuni ragazzi seduti nei tavoli vicino a noi.

Strinsi i denti, non poteva indossare qualcosa di più coprente? Pensai leggermente irritato, prima di scoppiare a ridere - attirando l'attenzione dei presenti a tavola con me - nel momento in cui il ricordo di Faith con addosso una felpa di tre taglie in più, mi sfiorò la mente. Così, doveva vestirsi Miranda. Dopotutto ero io il suo ragazzo, non aveva bisogno di attirare attenzioni altrui, se non le mie. Ma a quanto pare, ero l'ultimo dei suoi problemi.

Non sembravamo nemmeno più una coppia da tempo, era da alcune settimane oramai che aveva smesso di chiamarmi o di rispondere alle mie chiamate, o i miei messaggi. Si faceva sentire solo per qualche sana scopata a casa sua, quando i suoi non c'erano. E questo, non mi bastava più.

Potevo, sì, avere una certa popolarità in questa scuola, ma non ero così superficiale. Non mi mettevo con una ragazza soltanto per il mio benessere fisico, avevo bisogno anche di qualcuno con cui parlare, sfogarmi, vivere il nostro quotidiano e rifugiarmi da lei quando le cose sarebbero andate male. Proprio come ieri, che dopo la litigata con mio padre, l'avevo cercata e lei non aveva risposto alle mie chiamate.

Ero andato a finire nell'ultimo posto in cui avrei mai immaginato di andare, a casa di Faith, che inconsapevolmente mi aveva tolto tutto il peso di dosso con la sua spensieratezza, con la sua lingua tagliente e il suo lato tremendamente ironico. Mi ritrovai a sorridere al ricordo di lei, che rincorreva i bambini e rideva allegramente, tranquillizzando il mio cuore.

LULLABYWhere stories live. Discover now