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Faith

La mattina successiva, quando aprii la porta di casa, vidi nell'immediato la macchina di Kyle davanti al porticato e quest'ultimo che mi sorrideva seduto al suo interno.

Mi ritrovai ad alzare automaticamente gli occhi al cielo, allora ciò che aveva detto il giorno precedente, non era stato solo il frutto della mia immaginazione. E il bestione del suo immenso Pick-up nero, davanti casa mia, ne era l'imminente la prova. Ieri aveva un automobile molto più piccola rispetto a questa, probabilmente di sua madre. Come diamine avrei fatto ad arrampicarmi in quel mostro?

Sbuffai, mettendo un piedi fuori dallo stipite e chiudendomi la porta alle mie spalle, prima di dirigermi in direzione della macchina. Quando arrivai difronte alla portiera del passeggero e la aprii, mi bloccai. "Che succede?" Mi domandò Kyle dall'alto, togliendo le mani dal volante e girando il volto in mia direzione. Quella mattina i suoi occhi verdi spiccavano più del solito, probabilmente grazie al colore scuro dei suoi capelli, che avevano deciso di prendere una forma tutta loro, cadendo nella sua fronte in modo disordinato, ma del tutto naturale.

"Non posso salire in questa macchina."

Alzò gli occhi al cielo. "Non metterti a fare storie, abbiamo stretto un patto." Mormorò. "Forza, sali."

Sbuffai, lasciando cadere lo zaino a terra. "Ti ho detto che non posso." Parlai, prima di abbassare lo sguardo in direzione dei miei piedi, avvolti dalle mie vecchie, fedeli e rovinate All Star bianche. Che sembravano più interessanti del solito, in quel momento. "Io.."

"Faith, davvero, sali." Dichiarò severamente, come quando un padre riprende il proprio figlio per qualcosa di sbagliato che ha fatto.

"Sono troppo bassa, idiota, non ci arrivo!" Gli urlai contro, leggermente frustata, prima di sbuffare e portare una ciocca di capelli - finita sul viso - dietro l'orecchio.

Ciò che mi arrivò dritto all'orecchio, fu il suono immediato della sua risata, che riempì ogni angolo della sua macchina. Rise talmente tanto, che non riuscì nemmeno a nascondere le lacrime che apparivano agli angoli dei suoi occhi. "È la prima volta.." Provò a parlare fra le risate. "Che sento che qualcuno non riesce a salire in una macchina, per la sua scarsa altezza." Rise, aumentando ancor più la mia umiliazione.

Spinsi la portiera della sua macchina talmente forte, da farla sbattere con un rumore fortissimo. "Esplodi, Sullivan." Dichiarai, prima di prendere il mio zaino da terra e incamminarmi in direzione della fermata del bus, che distanziava di pochi minuti a piedi.

Sentii il rumore di una portiera aprirsi e poi chiudersi immediatamente, per vedere successivamente la figura imponente di Kyle davanti a me - grazie alle sue immense falcate, dovute alle gambe più lunghe e decisamente più atletiche delle mie - e il calore delle sue mani sulle mie spalle.

Alzai il volto, per poterlo guardare, inarcando un sopracciglio verso l'alto come a voler dire: che cosa vuoi?

Sospirò. "Mi dispiace, non volevo offenderti." Mi parlò, inchiodandomi con il colore verde intenso dei suoi occhi e con il contatto delle sue dita che scivolavano dalle mie spalle, lungo il braccio, bloccandosi nelle mie mani.

"Non è stato affatto divertente." Dichiarai, aggrottando la fronte sentendomi ancora irritata al ricordo delle sue risate. Non aveva nemmeno provato a trattenersi.

Inclinò la testa di lato, prima di alzare gli angoli delle labbra in un sorriso, stringendo bene le mie mani tra le sue dita. "In realtà, sì, è stato molto divertente." Feci per staccarmi e andarmene ma, mi bloccò nuovamente con il suo tocco, facendomi abbassare lo sguardo sulle nostre mani. "Mi dispiace, sono un idiota."

"Ammettere ed accettare ciò che sei, è una buona cosa." Parlai regalandogli un sorriso forzato, facendogli alzare gli occhi al cielo.

"Sei sempre così ironica?" Domandò.

"Chi ti ha detto che ero ironica?" Inclinai la testa di lato, proprio come aveva lui, fingendo un'aria innocente.

Ridacchiò. "Sei tremenda." Mormorò, nel mentre che alzavo e riabbassavo le spalle. Avevo una lingua piuttosto biforcuta, mi risultava difficile, se non quasi impossibile, non esprimere ciò che pensavo. "Dai, torna con me. Ti aiuterò io a salire in macchina, piccoletta." Parlò prima di alzare una delle sue grandi mani, per appoggiarla sopra la mia testa. Scosse i miei capelli, proprio come aveva fatto molte volte alla sua sorellina l'altro giorno.

Aprii la bocca per dirgliene quattro, o otto, ma il sorriso affettuoso che mi regalò, mi disarmò all'istante. Mi ritrovai a chiudere nuovamente la bocca e a guardarlo darmi le spalle, camminando in direzione del bestione. "Hei, non vieni?" Domandò Kyle, girando il volto per guardarmi.

Che diamine mi era appena successo?
Scossi immediatamente la testa per riprendermi, prima di seguirlo.

Una volta arrivati davanti al suo Pick-up, mi fermai nuovamente davanti alla portiera del passeggero, che venne aperta da Kyle. "Bene, prima dammi questa." Parlò prendendo la mia borsa a tracolla dalla mia spalla, appoggiandola nei sedili anteriori insieme al suo zaino.

Guardai la sua macchina intensamente, come cavolo avrei fatto ad arrampicarmi fino al sedile? Kyle era talmente alto, che per lui risultava naturale avere un automobile di quelle dimensioni, mentre la sottoscritta a malapena sfiorava il suo petto. Se mai mi fossi fatta la patente, probabilmente avrei dovuto prendermi una Fiat 500, se non una Smart.

Sbuffai, dove ero finita quando Dio stava distribuendo l'altezza? Ero in coda per la fame o per la pigrizia?

Kyle si girò a guardarmi, con un sorrisetto furbo sulle labbra e gli occhi brillanti. Che cosa diamine aveva in mente? "Come pensi di aiutarmi a farmi salire su questo mostro?" Mormorai, facendolo ridere al nomignolo affettuoso che avevo dato al sua macchina.

Si strinse nelle spalle. "Semplice, così." Parlò abbassandosi con le ginocchia, allungando le mani sul mio bacino.

"Kyle, no!" Cercai di fermarlo, dopo aver intuito le sue intenzioni. Ma, oramai, era troppo tardi. Inchiodò le sue mani sui miei fianchi, facendomi alzare con facilità da terra - come se non pesassi niente - mettendomi a sedere comodamente sul sedile del passeggero.

"Ecco fatto, sana, salva e seduta. Finalmente." Ridacchiò allacciandomi la cintura di sicurezza, ottenendo un'occhiataccia da parte mia. "Che c'è?"

"Perché ho la sensazione di essere stata appena trattata come una bambina piccola?"

"Perché tu sei piccola, letteralmente." Annunciò chiudendo la mia portiera, prima di permettermi di aprire bocca per dirgli un sacco di cose. Per niente belle.

Fece il giro della macchina, prima di salire sul sedile del guidatore con facilità. Chiuse la sua portiera e si allacciò la cintura di sicurezza, prima di voltare il viso in mia direzione e farmi l'occhiolino.

Mi morsi il labbro, distogliendo lo sguardo da lui per riporre la mia attenzione alla strada.

Era un idiota.
Un idiota molto, molto, molto carino. Osò commentare la vocina all'interno della mia testa.

E di certo, chi ero io per poter dire il contrario?

LULLABYOnde as histórias ganham vida. Descobre agora