1. I love my new family!

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🎶 Sweater Weather 🎶

Se ti concentri su ciò che ti sei lasciato alle spalle, non saprai mai cosa ti aspetta.

Else, adozione, età dieci anni.

La Smiles Home era stata la mia prima casa da quando avevo cinque anni, era un piccolo orfanotrofio della Groenlandia, e tra le mura vivevano più di cinquanta bambini, compresa io. Non aveva un'aspetto delizioso dall'esterno, ne invitante. Era costruita in legno, alcune assi erano scheggiate o rotte, ma il giardino era la mia parte preferita.

Passavo i giorni a guardarlo dalla finestra, quel mare di bianco che mi inondava la vista, la neve che scendeva dal celo volteggiando come una piuma leggera e gli alberi di pini lungo la strada ricoperti di una candida neve bianca. La città di Nuuk era piccola, non molto grande per essere una capitale.

Mi piaceva guardare al di fuori del giardino, vedere dei piccoli tetti innevati spuntare dietro le colline bianche.
Le luci che si spengevano ed accendevano in quelle case, ed il celo illuminarsi di colori spaziali, blu, azzurro, verde giallo e molti altri. Uno spettacolo per gli occhi, l'auroraboreale. Le mie iridi color ghiaccio si illuminvano ogni volta.

La mia stanza era piccola, convivevo con altre due ragazze, ma non avevamo mai legato, in tutti quei cinque anni ero sempre stata io e la neve. Ogni mattina non vedevo l'ora di scendere, sentire il brivido percorrermi le costole ed immergermi nella neve del giardino, infilare il mio cappello di lana ed i miei guanti bucati per fare palle di neve.

Come ogni mattina la nostra educatrice venne a svegliarci con il campanaccio, non era una cosa che mi piaceva, non di certo, però ero talmente eccitata di compiere un nuovo giorno che mi alzavo subito, con il sorriso a mille.
L'educatrice era come una seconda madre per me, c'era sempre stata per tutti.

Era gentile, premurosa e con il cuore che bruciava per il suo calore, non freddo come il mio. Ero sempre stata molto chiusa in me stessa, non era il mio forte parlare con le mie compagne, né rispondere a delle battute da parte loro. Mi alzai dal letto stirando le braccia, allungando leggermente il busto.

Tirai le coperte fresche e azzurre con un colpo secco sotto le mie ginocchia e misi i piedi per terra infilando le ciabatte leggermente rotte.
Feci un respiro profondo guardando la neve che cadeva su una distesa bianca, e qualcosa dentro di me si ammorbidì.

Andai in bagno a specchiarmi, aprii il rubinetto di acqua calda e misi le mani a conca, sciacquandomi il viso. Mi guardai allo specchio, la mia pelle era bianca, talmente tanto che solo un'albina sarebbe riuscita a battermi, i capelli biondi erano lunghi, mi ricadevano sul petto piatto, il naso arrossato per il freddo e due guance rosa. Le labbra rosse e carnose spuntavano sul mio viso.

Non avevo molta memoria degli anni precedenti, non ricordavo bene mamma o papà, avevo solo cinque anni quando ero stata portata in orfanotrofio. Ma qualcosa del mio passato, continuava a tormentarmi, e ricordavo piuttosto bene l'accaduto. Ma non lo facevo vedere, il mio cuore di ghiaccio impediva a tutti di entrare nella mia vita. Ed era meglio così.

Decisi di togliermi quei ricordi dalla testa e sfiparmi il pigiama bianco, stropicciato e con qualche buco sulla schiena.

Presi l'unica maglietta che avevo, un maglione bianco, mi stava il doppio, ma me lo aveva fatto la mamma, l'unica cosa che mi ero presa per venire qui il giorno della sua morte. Sentivo la sua mancanza, ogni mese che passava, ogni settimana, ogni giorno e secondo, il suo viso era impresso nella mia mente, la sua bontà, i suoi occhi azzurri che mi guardavano sorridenti.

Uno Strato Di Ghiaccio Tra Di Noi✔️ - TeclaWhere stories live. Discover now