10. Stop it, plese.

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🎶 Brooklyn baby🎶

Else, 13 anni.

Ogni giorno che passava, sentivo qualcosa di strano in presenza di Liam. Non sapevo cosa fosse, mi limitavo a definirlo come "strano".

Era come un buco nello stomaco, ogni volta che si avvicinava a me o che mi sfiorava. Purtroppo le cose tra noi due non erano cambiate molto. Lui era sempre rimasto il solito ragazzo chiuso in sé e molto freddo. Forse troppo da ammettere che in realtà non mi odiava affatto.

Anche io non lo odiavo. Insomma, l'odio è una cosa brutta, talmente tanto grande che è quasi improvabile. Per tre anni avevo pensato di odiarlo, tanto da volerlo soffrire. Ma quando si cresce, si realizza anche che le cose che pensavamo da bambini, o solo qualche anno prima in realtà non avevano valore.

E così era successo tra noi due.

La scuola andava bene, si era fatta più difficile e gli esami erano alle porte, ma non avevo problemi. Io e Liam eravamo i primi della classe, eppure non lo avevo mai visto studiare in casa, o meglio, non avevo avuto l'occasione ne di guardarlo, ne di osservare in silenzio la sua camera.

Anche le regole tra noi due non erano cambiate affatto. Se non volevo finire nei guai, non dovevi entrare in camera sua, non dovevo fargli domande, dovevo stare in silenzio in sua presenza, mi era proibito chiedere ad I suoi genitori del suo conto, non dovevo stargli tra i piedi. Facile no?

No, per niente facile. Stargli lontano era come dire alla parte mancante di una calamita di non essere attratta dalla forza magnetica. Impossibile. Lui aveva qualcosa che non mo permetteva di stargli lontano, e per qualche motivo anche lui infrangere le regole a volte.

Ricordo che ho tenuto il conto per sette giorni, quante volte mi si avvicinava, toccava e sfiorava. Ero arrivata a centocinquantanove. Non poche, certo, ma sicuramente di più da quel suo stupido compleanno.

Oramai avevo quasi quattordici anni, lui già gli aveva compiuti, eppure non riuscivo a capire da cosa era dovuta la nostra distanza e la mia paura di avvicinarmi a lui. Non capivo proprio nulla. Lui non mi faceva capire nulla.

Mi mandava in tilt il cervello. Mi si avvicinava, mi parlava come se nulla fosse, per poi dirmi di stagli lontano. Che problemi aveva? Di certo non mi sarei fatta illudere come le ragazzine a scuola.

Lui ci giocava come giocattoli, pupazzi. E che schifo! Aveva anche cominciato a baciarle.

La prima volta lo avevo beccato mentre andavo in bagno. Sono entrata nella parte delle ragazze e lo vidi avvinghiato ad una ragazza mentre assaggiava le labbra rosate di Tiffany, la ragazza di Clarck se vogliamo dirla tutta...

Ebbene si, non erano riusciti a consigliare e neanche a rivolgersi la parola. Ma non era un problema mio. O meglio si visto che nell'arco di un anno avevo visto Liam picchiare Clarck come una furia, anche dopo avermi solo salutato. Non lo capivo affatto.

O forse era proprio questo il mio problema, il nostro. Io non riuscivo a capirlo, i suoi comportamenti aggressivi, la sua furia e la sua rabbia nei confronti di tutti. Come lui non capiva me.

Non mi aveva mai ascoltata, neanche parlato con me facendo un discorso serio o parlandomi di lui. Quindi non sapevo proprio come fare il nodo alla corda che ci divideva, per poi tirarlo verso di me.

Con il tempo avevo incanalato anche la paura di lui. Non solo come persona stessa. Ma anche come persona violenta. La lite tra lui e Clarck non era affatto finita e quello che continuavo a chiedermi ogni volta era solo una cosa: quando mai mi metterà le mani addosso?

Uno Strato Di Ghiaccio Tra Di Noi✔️ - TeclaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora